Il gasdotto Nord Stream 2 è terminato, ma potrebbe rimanere per sempre inutilizzato. Almeno questi sembrano essere i segnali che arrivano dalla Svizzera, dove ha sede la società che ha costruito l’opera pensata per portare raddoppiare il flusso di gas russo verso la Germania, bypassando l’Ucraina dal Baltico. La Nord Stream 2 Ag (società per azioni) – una controllata della compagnia russa del gas Gazprom – ha interrotto i contratti con i suoi dipendenti, in seguito alla pioggia di sanzioni che ha colpito la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. Inoltre, stando a due fonti citate da Reuters, la società sta valutando di presentare una richiesta di insolvenza. Indizi che sembrano portare all’epilogo del mega-progetto da oltre 10 miliardi di euro, che ha tra gli investitori, oltre a Gazprom, pure Shell, E.on ed Engie. Anche l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder, da tempo lobbysta per conto di Gazprom, è sempre più in difficoltà: i suoi più fedeli collaboratori oggi hanno rassegnato le dimissioni. Secondo Der Spiegel, è probabile che il gasdotto non venga mai utilizzato.

Tutto ha avuto inizio prima dell’invasione russa dell’Ucraina, quando il 22 febbraio il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha annunciato lo stop al processo di autorizzazione del gasdotto, pronto ormai da mesi e con una capacità di 55 miliardi di metri cubi di gas l’anno, subordinando il via libera alle decisioni di Mosca sull’ Ucraina. Poi è arrivata l’offensiva di Vladimir Putin, che ha avuto come conseguenza un’altra tranche di sanzioni.

“In seguito ai recenti sviluppo geopolitici che conducono all’imposizione di sanzioni degli Usa su Nord Stream 2 AG, la società è stata costretta a terminare i contratti con i suoi dipendenti. Siamo molto dispiaciuti per questo esito”, ha dichiarato a Bloomberg la società con sede a Zug, vicino Zurigo. Il ministro dell’Economia svizzero, Guy Parmelin, ha detto alla radio svizzera Rts che tutto lo staff impiegato a Zug da Nord Stream 2, oltre 140 persone, è stato licenziato. Secondo Reuters, a causa dell’entrata in vigore di nuovi sanzioni contro la Russia, Nord Stream 2 sta perfino considerando l’ipotesi di presentare una richiesta di insolvenza.

Intanto, anche in Germania i due più grandi sostenitori del progetto sono in difficoltà. L’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder perde i suoi più fedeli collaboratori a causa della sua vicinanza alla Russia di Putin. Albrecht Funk, principale responsabile dell’ufficio di Schröder e suo storico alleato ha rassegnato le dimissioni dal suo incarico, assieme ad altre tre persone. All’origine della scelta, spiegano i media tedeschi, c’è la posizione di Schröder rispetto a Mosca: Funk avrebbe infatti chiesto a Schroeder una presa di distanza netta e rapida dalle decisioni russe e di rinunciare alle sue collaborazioni e ai suoi incarichi nelle giunte direttive delle imprese russe, da Gazprom a Rostneft, fino appunto a Nord Stream 2.

Inoltre, l’altra grande sostenitrice del gasdotto è la premier del Land del Meclemburgo, Manuela Schwesig. La socialdemocratica, vicina all’ex cancelliere Spd, ha promosso la costruzione del Nord Stream 2 sia politicamente che burocraticamente, anche attraverso la “Fondazione per la protezione del clima e dell’ambiente dello stato del Meclemburgo-Pomerania”, che aveva come compito principale la promozione del progetto. Alla fine della scorsa settimana l’annuncio: la fondazione sarà sciolta.

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