La riforma delle concessioni balneari, unico punto all’ordine del giorno del consiglio dei ministri, riceve il via libera all’unanimità. La riunione però non è stata priva di momenti di tensioni: iniziata alle 17.20, è stata interrotta per circa tre quarti d’ora: una sospensione tecnica per permettere ai partiti di valutare il testo. Poco prima delle ore 19 è arrivato l’ok da parte di tutti i ministri agli emendamenti al ddl concorrenza che introducono la riforma, prevedendo la messa a gara dal primo gennaio 2024.

Centinaio (Lega): “Testo migliorato, in Aula modifiche” – La pausa tecnica era stata richiesta innanzitutto dal ministro del Turismo, il leghista Massimo Garavaglia, per valutare ulteriori integrazioni e precisazioni. Secondo quanto appreso da LaPresse, durante la sospensione del cdm si è riunito un comitato ristretto di approfondimento del testo di riforma: a prenderne parte il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli, il titolare del Mise Giancarlo Giorgetti e appunto il ministro Garavaglia. Dopo il via libera del Cdm, è intervenuto il senatore Gian Marco Centinaio, sottosegretario Mipaaf e capo dipartimento Turismo e Agricoltura del Carroccio: ” “Il testo è migliorato rispetto alla proposta iniziale, grazie all’accoglimento di alcune nostre proposte. Ora siamo già al lavoro, anche con le associazioni del settore, per cambiare e migliorare il testo in Parlamento. L’auspicio è farlo insieme al resto del centrodestra”. Fonti interne alla Lega riferiscono all’Ansa che “già da domani Matteo Salvini incontrerà i rappresentanti di imprenditori e lavoratori del settore dei balneari”.

M5s: “Siamo soddisfatti, stop ai privilegi” – Tra chi aveva chiesto la sospensione della riunione c’è stato anche il Movimento 5 Stelle, secondo cui l’impianto complessivo è “soddisfacente” perché le gare sarebbero “formalmente” sbloccate. Importante, è il ragionamento, aver tutelato le aziende familiari e aver inserito la clausola occupazionale. “Ci siamo battuti per un principio sacrosanto: le spiagge e gli arenili sono beni pubblici e come tali vanno trattati. Per questo siamo soddisfatti per il testo uscito oggi dal Consiglio dei ministri”, scrivono in una nota le deputate e i deputati del Movimento 5 stelle in commissione Politiche Ue. Così, aggiungono, “si pone fine ad annosi privilegi e a una situazione svantaggiosa per i cittadini, l’ambiente e gli imprenditori stessi del comparto”. “A schierarsi contro qualsiasi principio costituzionale e a tale sentenza, non può che esserci una destra pronta a flirtare con le lobby e a tutelare i privilegi dei pochi a scapito dei cittadini e degli imprenditori onesti. Ma adesso basta propaganda e si lavori subito sui decreti attuativi”, sottolineano i deputati M5s.

Pd: “Sintesi ragionevole tra interessi differenti” – “Positivo l’equilibrio individuato dal governo sulle concessioni balneari, che sarà oggetto di valutazione da parte del Parlamento”, commenta Piero De Luca, vicecapogruppo del Pd alla Camera. “Come da noi sostenuto da tempo, è il momento di aprire una fase nuova di riorganizzazione del settore. L’accordo raggiunto dal governo realizza dunque, a nostro avviso, una sintesi ragionevole tra i differenti, legittimi, interessi in campo. Adesso spetta al Parlamento dare il proprio contributo con serietà e senso di responsabilità, senza più bandierine ideologiche, per dare certezza ad un comparto così importante per il Paese”, conclude De Luca.

FdI: “Esproprio ai danni di 30mila imprese” – Fratelli d’Italia contesta duramente la riformata approvata in Cdm. “Oggi in Consiglio dei Ministri si è consumato il primo atto di un esproprio ai danni di 30mila imprese balneari che avrà durissime conseguenze economiche e sociali. È assurdo che con la crisi ucraina, il caro bollette e l’aumento del prezzo di molti generi di prima necessità il governo Draghi individui nelle concessioni balneari la priorità per la nazione e che, con tesi strampalate, legittimi la demonizzazione di un’intera categoria”, dichiara la leader di Fdi, Giorgia Meloni. A suo parere, la riforma “non c’entra nulla con l’entità dei canoni, il costo di un lettino o la cementificazione delle coste”, ma “è soltanto un vergognoso regalo alle multinazionali straniere“. “A chi dice che il testo cambierà in Parlamento diciamo fin d’ora che Fratelli d’Italia ci proverà con forza, fino all’ultimo minuto disponibile, così come abbiamo provato con forza a far esprimere il Parlamento in queste ore. Noi non tradiamo gli impegni presi”, conclude Meloni. “Lascia perplessi e genera sgomento l’atteggiamento di chi, fino a ieri, si professava contrario alla direttiva Bolkestein e oggi, invece, si accoda a questa assurda decisone dell’esecutivo”, dichiara il responsabile nazionale Dipartimento Turismo di FdI, Gianluca Caramanna, con un chiaro riferimento alla Lega.

La reazione delle associazioni – “Disconosciuti nell’emendamento i contenuti del tavolo tecnico indetto dal governo con associazioni e regioni. Enti concedenti impreparati a gestire un percorso così complesso nel brevissimo periodo. Mancanza di rispetto evidente verso Comuni e Regioni. Riforma dei canoni di concessione fuori dalla realtà: lo Stato esposto a rischio di danno erariale come per l’Osservatorio del Mercato Immobiliare”. E’ il commento a caldo con l’Ansa di Marco Maurelli, presidente di Federbalneari, che chiede subito un tavolo urgente con governo, regioni ed associazioni di categoria “per valutare modifiche al testo che tengano conto della realtà”. “Manca – spiega ancora – un impianto di tutela serio previsto per le pmi”.

“Con questo atteggiamento non è l’Europa che ci dice di fare qualcosa, ma è il governo italiano che ci sta mandando in pasto all’Europa e sta aprendo le porte agli investitori stranieri” attacca Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari Italia aderente a Federturismo Confindustria. “Il governo ha fatto delle proposte emendative senza averle condivise e ragionate con noi associazioni di categoria, un modo di fare del tutto singolare tenuto nella segretezza e questo è già significativo di come vengano trattate le questioni in questo esecutivo. Siamo stati chiamati a partecipare a tre riunioni che sono state dei monologhi in cui abbiamo spiegato perché non si deve applicare la normativa in Italia ma risposte non ce ne sono state date“, aggiunge Licordari. Poi chiude sottolineando che “non c’è la reciprocità con gli altri Paesi e che non c’è stato assolutamente un confronto, ma ci hanno chiamato a una ‘parata’ piuttosto”.

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