“Ci hai insegnato a costruire una nuova solidarietà, a sperare. Perché la speranza siamo noi, se non alziamo muri e non ci voltiamo davanti alla povertà e alle diseguaglianze”. È un messaggio “politico” quello che Livia Sassoli, davanti al feretro del papà David, pronuncia nella Basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma, dove si sono svolti i funerali di Stato. David Sassoli si è fatto interprete di quel modo di far politica che rende l’uomo di forti principi e valori, ma capace di difenderli con garbo e educazione. Perché, usando le parole del Presidente Sassoli in un suo post, “con la vita virtuale che talora persino si sovrappone a quella reale [..] i vostri diari Facebook, le vostre bacheche [..] è un po’ come fossero le vostre case. E io vorrei, ricordando quell’antico insegnamento, entrarci solo se invitato, o almeno se gradito”.

Questo è lo stile e il testamento del politico gentile che, ponendosi alla pari del cittadino comune, con le proprie idee è riuscito nell’impresa di bucare il muro dell’indifferenza che divide la Politica da tutto il resto. David Sassoli godeva di una grande reputazione tra i più giovani, grazie alla coerenza con la quale faceva politica. Nel corso dell’ultimo Consiglio Europeo del 2021, davanti ai capi di Stato e di governo, Sassoli ha delineato il percorso dell’Europa nei prossimi anni, proponendo la necessità di rifondare la casa comune intorno a tre assi forti: innovazione, protezione e democrazia. I quali potrebbero anche rappresentare la bussola per il prossimo Presidente della Repubblica, quale figura di garanzia nella costruzione della democrazia post-pandemica nel nostro Paese.

Infatti, subito dopo l’intervento del Presidente dell’Eurocamera al Consiglio Europeo di dicembre, il Centro Studi d’Europa ha avanzato in uno dei suoi contributi il nome di Sassoli alla guida del Colle.

Ora, invece, potrebbe suggerirci qualcosa nel momento in cui si ragiona sul profilo del prossimo Presidente della Repubblica: tocca ai partiti mettere in pratica il testamento politico di David Sassoli, individuando la figura che meglio lo interpreti, soprattutto in una fase di grave crisi della democrazia rappresentativa. Vale la pena di riprendere le parole dell’eurodeputato del Pd, pronunciate nella dichiarazione di voto durante la seduta plenaria che lo elesse come presidente: “Dobbiamo essere tutti, comunque la pensiamo, impegnati nel costruire la casa della democrazia europea e questo Parlamento deve essere la casa della democrazia europea”. E, citando Jean Monnet, aggiunse: “Niente è possibile senza gli uomini, niente dura senza le istituzioni”.

L’impegno di rigenerare la democrazia rappresentativa ha scandito l’attività di Sassoli in Europarlamento, combattendo attraverso piccoli gesti le disuguaglianze che colpiscono i più deboli. Nel 2019, scrisse di proprio pugno all’allora Presidente Tajani una lettera in cui chiedeva di aprire il Parlamento “ai senzatetto perché è doloroso vedere tante persone cercare riparo dal freddo intenso agli angoli dell’edificio che ci ospita a Bruxelles”. Nell’aprile del 2020, durante il primo lockdown, da Presidente appena eletto ordinò di fare aprire le cucine del Parlamento per preparare fino a mille pasti al giorno per i senza fissa dimora e di ospitare cento donne vulnerabili. Inoltre, sempre in quei mesi difficili, David Sassoli pensò che non fosse possibile sospendere la democrazia e optò per adattare l’istituzione alla nuova realtà, portando su internet l’attività legislativa. Affinché potesse funzionare l’Unione europea.

In particolare, credo sia da tenere in mente per la straordinaria attualità e lungimiranza della Risoluzione del Parlamento europeo del 17 aprile 2020 sull’azione coordinata dell’UE per lottare contro la pandemia di Covid-19 e le sue conseguenze (2020/2616). Con questo testo, tra le tante cose, si propone, da un lato, la creazione di un meccanismo europeo di solidarietà nell’ambito sanitario, al fine di rispondere “in maniera comune e coordinata a qualsiasi tipo di crisi sanitaria o di salute che si presenti a livello dell’Ue, nell’ottica di tutelare la salute dei nostri cittadini” e, dall’altro, di avviare una riflessione approfondita sull’Unione. In tal senso, la risoluzione designa la Conferenza sul futuro dell’Europa, su cui Sassoli ha scommesso fino all’ultimo giorno della sua vita, come la sede per avanzare “proposte chiare, anche interagendo direttamente con i cittadini, per realizzare una profonda riforma dell’Unione, rendendola più efficace, unita, democratica, sovrana e resiliente” 2020/2616 (RSP).

Nella fase più complicata di sospensione delle nostre vite, il Presidente Sassoli ha tenuto accesa la scintilla sui valori non negoziabili che caratterizzano la democrazia e lo Stato di diritto. Tocca a noi continuare ad alimentarla, quotidianamente.

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