Musica

Stromae va al telegiornale e canta di depressione e suicidio. Il cantautore belga è tornato (VIDEO)

Le conosciamo le promozioni 'nostrane' degli album in uscita fatte durante il telegionale: solito servizio di chiusura, montaggio sapiente tra scene live e qualche dichiarazione. Et voilà: il nuovo 'progetto discografico' di 'tizio' lanciato dal Tg1-2-3-4-5-7. Tutto bene, tutto nell'ordine delle cose. Stromae invece ha trasformato il tg francesce

di Claudia Rossi

Non sono il solo a essere solo“. Sono le prime battute del brano “L’Enfer“, secondo estratto dall’album “Multitude”, che Stromae pubblicherà il 4 marzo. Siamo al Tg delle 20 su tF1. Le conosciamo le promozioni ‘nostrane’ degli album in uscita fatte durante il telegionale: solito servizio di chiusura, montaggio sapiente tra scene live e qualche dichiarazione. Et voilà: il nuovo ‘progetto discografico’ di ‘tizio’ lanciato dal Tg1-2-3-4-5-7. Tutto bene, tutto nell’ordine delle cose. Stromae invece ha trasformato il tg francesce in una scena di Don’t look Up, in un momento di sublime realismo, in una promozione che si fa tale parlando di temi come la solitudine, la depressione, il suicidio. In una scena che lo spettatore (tutti) deve aver pensato ‘ma cosa cazz* sta facendo?’. Dici, il messaggio deve essere dirompente. Già. “Hai lottato per sette anni con un certo disagio, ne parli senza mezzi termini. Nelle tue canzoni affronti molto anche il tema della solitudine: la musica ti ha aiutato a liberartene?”, chiede la giornalista Anne-Claire Coudray. Lui, mezzobusto, inquadrato come un anchorman, inizia a cantare: “Non sono il solo ad essere solo“. La sua vita, la sua assenza improvvisa dalla scena mentre i riflettori erano ancora accesi, la depressione. “A volte ho pensato al suicidio e non ne vado fiero. A volte si crede che quello sia l’unico modo per farli tacere, questi pensieri che mi fanno vivere un inferno”.

Sembra lontano il tempo di ‘Alors on danse‘. Come dire, ‘nonostante tutto, balliamo’. Poi è arrivato Racine Carrée, 2013, un album che resta splendidamente attuale, multietnico, ad ambizione ‘mondo’. Paul Van Haver, nato nel 1985, poteva dirlo forte e chiaro in quel momento storico, ‘world is mine‘. Ma il ragazzo belga che ha influenzato decine di cantanti (e produttori) ha lasciato il palco mentre il pubblico stava ancora applaudendo. “Il troppo lavoro mi ha portato a un burn-out, a un esaurimento. Ero arrivato al limite. È davvero brutto, destabilizzante, non poter più far affidamento alla propria psiche“, le sue parole dopo diversi mesi di silenzio. “non c’è salute senza salute mentale”: quante volte lo abbiamo sentito ripetere, ancora di più in questi mesi, col bisogno che c’è di prendersi cura della psiche delle persone? La botta all’immaginario che ha dato Stromae è stata promozione, certo, ma anche un discreto scossone al modo di comunicare. Bentornato, Paul.

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