Il 24 settembre Fridays for future, il movimento globale guidato da Greta Thunberg che mette giustamente sotto accusa la politica e gli adulti perché non fanno nulla contro il cambiamento climatico, sarà di nuovo in piazza. Ogni estate sui giornali, televisioni e social sardi si innesca la retorica degli incendi. I roghi sono sempre un colpo al cuore, ma già a fine settembre sono un ricordo che, in fondo, interessa a pochi. Questa estate il Montiferru, in Sardegna, è stata una ferita che rimarrà per chi vive in zona, ma che verrà superata nella mente e nelle timeline dei nostri dispositivi da altre “emergenze” o “priorità”: dal “green pass” alle “nevicate”, dalle “bombe d’acqua” agli “acquisti natalizi”, a seconda dei gusti.

Se non ci occupiamo adesso, di incendi, cambiamenti climatici e tutto ciò che sta loro attorno, l’anno prossimo sarà uguale. Anzi, sarà peggio.

In questo post mi soffermo sulla Sardegna e su Forestas, l’agenzia regionale che si occupa di forestazione e, dal 2016, di politiche ambientali in Sardegna. “Carrozzone”, “pigroni”, “mangiapane a tradimento”, “ammortizzatore sociale” sono tra le espressioni più gettonate per descrivere Forestas e i suoi dipendenti. Alla grossa, cerchiamo di capirne di più.

Il primo mito è il numero: non sono 7.000. Sono 4.273 gli operai, più circa 319 gli impiegati. Dei 4.237 operai più del 55% sono inidonei, cioè non possono svolgere tutta una serie di compiti. L’età media è di circa 59 anni. Ogni anno se ne vanno in pensione, in media, 208. Di questo passo, considerando che il numero medio delle cessazioni è destinato a crescere, tra dieci anni gli operai di Forestas saranno 2.000. Chi farà la campagna antincendio, dato quanto sta succedendo nel Cfva (Corpo Forestale di Vigilanza Ambientale), che conosce dinamiche assunzionali simili? Vogliamo lasciare la campagna antincendio ai volontari della protezione civile e alle compagnie barracellari? Per tante ragioni, sono contrario. Volontari della protezione civile e compagnie barracellari, adeguatamente formati, possono essere di grande aiuto, ma è troppo rischioso far ricadere tutto su di loro. Se stiamo fermi succederà questo.

Al netto di espressioni roboanti nei giorni successivi agli incendi, nessuno ha negli ultimi anni stabilito strategicamente quale ruolo deve avere Forestas nel XXI secolo, in relazione ai cambiamenti climatici, ai progetti di forestazione e alla campagna antincendio. Da poco meno di tre anni è governato da un commissario, invece che da un amministratore unico, e da un direttore generale “a tempo”. Si naviga a vista.

In un processo di riconversione ecologica della Sardegna, che sappia contrastare i cambiamenti climatici, vero evento chiave del XXI secolo, Forestas svolge un ruolo strategico. Deve essere rinnovata, innovata, stravolta, rivoluzionata. Insieme a questo bisogna decidere se far diventare Forestas una agenzia tecnica, che appalta i servizi forestali e il servizio antincendio, o se mantenere il suo carattere tecnico e operativo. Io sono per una agenzia di tipo operativo e tecnico. Questo significa, tra le altre cose, realizzare subito i concorsi per utilizzare la capacità assunzionale presente nell’Agenzia (300 unità in un triennio, 1.000 in un decennio), e contemporaneamente negoziare con la Conferenza Stato-regioni una deroga alle regole sul turn over. Se non si assume per realizzare una conversione ecologica, per cosa si dovrebbe assumere?

Allargando lo sguardo, la Sardegna non si salverà solo con Forestas. Le campagne, le aree interne, devono essere vissute, abitate, coltivate. La presenza di Forestas sul territorio deve essere complementare alle attività produttive, alla piccola e media agricoltura e pastorizia. Forestas deve fare, innovandosi, la sua parte, all’interno di un disegno complessivo molto più ampio.

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