Massimo Adriatici, l’assessore leghista alla Sicurezza di Voghera, che il 21 luglio ha ucciso Youns El Boussettaoui, potrebbe averlo pedinato. Il politico, avvocato ed ex funzionario di polizia, era considerato uno “sceriffo” e quindi i filmati delle telecamere in cui si vede l’assessore dietro lo straniero, come seguire la sua futura vittima, viene considerata da investigatori e inquirenti una “coincidenza quantomeno anomala“. E il fatto che Adriatici era solito controllare, intervenire e richiamare costantemente anche i rappresentati delle forze dell’ordine è un elemento che viene tenuto in considerazione.

Intanto la procura nei giorni scorsi ha deciso che vanno cristallizzate le ricostruzioni di alcuni testimoni della morte del marocchino ucciso che aveva 39 anni. Il pm di Pavia Roberto Valli che con l’aggiunto Mario Venditti coordina le indagini condotte dai carabinieri, ha chiesto al gip Maria Cristina Lapi l’incidente probatorio sulle dichiarazioni messe a verbale in particolare di due cittadini stranieri, uno dei quali avrebbe modificato la sua versione mentre l’altro ne avrebbe fornita una coerente con i racconti di una terza persona e con anche altri elementi raccolti da inquirenti e investigatori.

La necessità di fermare le testimonianze, specialmente dei due testi che quella sera erano davanti al bar “Ligure”, era stata sollecitata una decina di giorni fa dai legali della famiglia del 39enne in quanto ritenevano che si trattasse di giovani stranieri, “facilmente influenzabili” Saranno fondamentali anche gli esiti delle consulenze balistica e chimica disposte dalla Procura e a cui parteciperanno gli esperti di tutte le parti per far luce sulla dinamica. Ad occuparsi della parte prima sarà il tenente colonnello Matteo Donghi, comandante della sezione balistica dei Ris di Parma, mentre il maresciallo capo Stefano Orsenigo, addetto alla sezione chimica dei Ris, seguirà la seconda.

In particolare ai due esperti viene chiesto di stabilire la direzione del proiettile, la distanza di sparo e la posizione reciproca tra vittima e Adriatici. Inoltre i due periti dovranno chiarire se il proiettile ritrovato nel corpo dell’uomo ucciso sia stato esploso dalla pistola subito sequestrata dai carabinieri all’ex assessore. Infine, una volta esaminati tutti i tamponi sequestrati, si dovrà accertare la presenza di eventuali particelle residue provocate dallo sparo. Il lavoro dei consulenti è cominciato lo scorso 28 luglio nella sede parmense del Reparto Investigazioni Scientifiche e dovrebbe terminare con il deposito della loro relazione entro 60 giorni. Dunque alla fine di settembre le indagini dovrebbero mettere un punto fermo sulla vicenda.

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