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Il biologo che ha salvato il Gheppio delle Mauritius (e non solo) - 9/9

La crisi climatica, come ribadito al G20 di Napoli, va affrontata di pari passo con la tutela della biodiversità. Stati o grandi organizzazioni hanno avviato progetti per salvare gli animali a rischio estinzione, ma nel frattempo in tutto il mondo associazioni, comunità e piccoli gruppi si danno da fare per creare habitat sicuri. Dalle signore del Kenya (e degli elefanti) al santuario di un fumettista neozelandese, dalla tribù dei Soliga ai boschi sulle Ande: ilfattoquotidiano.it racconta le storie di conservazione, di chi agisce qui e ora
Il biologo che ha salvato il Gheppio delle Mauritius (e non solo) - 9/9
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Il biologo che ha salvato il Gheppio delle Mauritius (e non solo)

Con metodi più discussi e meno tradizionali, il biologo gallese Carl Jones è riuscito a salvare dall’estinzione più specie di chiunque altro. Al Durrell Wildlife Conservation Trust e come direttore scientifico della Mauritian Wildlife Foundation, ha portato ad alcuni dei recuperi tra i più sorprendenti al mondo, come quello del gheppio delle Mauritius. Negli anni ’70 ne erano rimasti non più di quattro, allo stato brado e non si riusciva ad allevarli in cattività. Una guerra persa. Jones ha aggiunto ai metodi tradizionali di allevamento, nuovi metodi per manipolarne la produttività, rimuovendo la prima covata e mettendo le uova nelle incubatrici. Così spingeva gli uccelli a deporre una seconda covata, aumentandone la fecondità. Oggi in natura si contano oltre 800 esemplari adulti. Ma Jones ha lavorato alla conservazione di molte specie di piante e nove animali, tra cui altre tre specie di uccelli che contavano meno di 12 esemplari selvatici: il piccione rosa (oggi 400 esemplari), il parrocchetto eco (oggi 750) e il fody di Rodrigues, arrivato a 10mila uccelli.

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