“L’Università di Pisa si prepara a riaprire in presenza per il prossimo semestre ma è difficile poter dire quante persone rientreranno in città: sicuramente esiste un fortissimo bisogno per gran parte della componente studentesca di ricominciare a vivere gli spazi universitari e cittadini. Il problema è: chi potrà tornare?”. A parlare è Sofia Testa, studentessa di Giurisprudenza e rappresentante degli studenti di Sinistra Per nel consiglio di amministrazione dell’ateneo pisano. In vista della riapertura di settembre, Pisa, centro d’eccellenza italiano e sede dell’Istituto Sant’Anna e della Scuola Normale Superiore, dovrebbe nuovamente accogliere 20mila studenti fuorisede (su quasi 50mila iscritti) che potrebbero tornare a ripopolare la città. I dubbi da parte della rappresentanza studentesca ricadono sulla questione affitti, dato che, nonostante la crisi economica e il calo della domanda dello scorso inverno, i prezzi non sono scesi come ci si aspettava. Lo dimostra, per esempio, un’indagine divulgata da Immobiliare.it di fine giugno secondo la quale la media dei prezzi degli affitti dell’ateneo toscano è scesa solo del -2%, rispetto ad altre città universitarie come Bologna (-16%) o Torino (-9%), con una richiesta da parte dei giovani fuorisede che sta continuando ad aumentare e che ha avuto un incremento del +440 per cento di interesse, basato sulle ricerche effettuate dal portale, solo in questo periodo.

Dunque, al di là della domanda in ascesa da parte degli studenti, i prezzi per una camera a Pisa sono rimasti in media uguali agli anni precedenti con una cifra sui 301 euro, utenze escluse. “A questo ritrovato interesse da parte di chi prossimamente tornerà a popolare le nostre grandi città non è ancora corrisposto un aumento dell’offerta – spiega l’amministratore delegato di Immobiliare.it, Carlo Giordano – Nei mesi della pandemia, infatti, i proprietari hanno preferito provare ad affittare gli interi appartamenti ed evidentemente non hanno ancora cambiato la loro strategia, riducendo così la disponibilità di stanze che però crediamo tornerà presto a popolarsi per rispondere alla crescente domanda”.

La rappresentanza studentesca si dimostra molto preoccupata per la questione del mercato degli affitti, vedendo lontana la speranza di poter far tornare a studiare a Pisa chiunque voglia: “Nel mercato cittadino i prezzi sono rimasti invariati nonostante molti e molte abbiano dovuto disdire i contratti d’affitto perché diventati insostenibili, visto il perdurare dell’emergenza e visto il fatto che non era previsto nessun tipo di sconto o agevolazione sul prezzo dell’affitto”, spiega Camilla Guerrero dell’Unione degli Universitari. Per quanto riguarda le borse di studio e le tasse sono state adottate molte misure: dai contributi straordinari per i borsisti, alla monetizzazione delle mense universitarie, fino ai finanziamenti per circa mille studenti con variazione di reddito causata dall’emergenza Covid e un bando per i dispositivi tecnologici. Guerrero precisa: “L’unica cosa che è stata fatta dal governo è stata un bando di rimborso affitti per gli studenti fuorisede con Isee inferiore ai 15mila euro e non possessori di borsa di studio”, dove in Toscana la soglia massima per ricevere la borsa di studio è 23.600 euro, “quindi è stata una misura che ha avuto un’utilità per una platea molto ristretta di giovani. Nonostante Pisa conti circa 20mila studenti fuorisede non è stato fatto nulla per tutelarli e aiutare le famiglie a sostenere i prezzi dei canoni di locazione”.

Una situazione difficile anche per i commercianti locali che proprio in queste settimane stanno ricominciando a guadagnare qualcosa, grazie alle lauree e a qualche turista, si dimostrano già titubanti all’idea di poter passare un altro inverno come lo scorso, senza studenti, qualora non tutti riuscissero a tornare ad abitare a Pisa. La preoccupazione generale ricade anche sulle immatricolazioni, con l’ipotesi di poter studiare in un’altra città più economica oppure di non potersi permettere la possibilità di lasciare la propria regione, molti potrebbero decidere di non iscriversi all’ateneo toscano, anche se lo scorso anno accademico le prime immatricolazioni sono rimaste sostanzialmente stabili passando da 7.215 a i 7.319. Per evitare questa eventualità, secondo Testa, “devono essere messe in atto e potenziate il più possibile misure di welfare studentesco che tutelino realmente il rientro in presenza per tutte le fasce della popolazione. Già prima del lockdown il sistema italiano stentava a garantire politiche di diritto allo studio realmente incisive e gli effetti economici della pandemia sui redditi delle famiglie sono stati devastanti. Non possiamo raccontarci che basti riaprire le università per garantire una formazione di qualità e di massa, serve molto di più”.

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