Open night, hub aperti anche il 15 agosto, camper, vaccinazioni senza prenotazioni, iniezioni direttamente a scuola e inizio delle lezioni rinviato oltre la metà di settembre per consentire a tutti di mettersi in sicurezza. Ecco le risposte delle Regioni per convincere i circa 222mila addetti del personale scolastico (dato del 9 luglio) che ancora oggi non hanno fatto alcuna dose per immunizzarsi. La percentuale di personale scolastico attualmente raggiunta da una prima somministrazione è pari all’85% su media nazionale, ma ci sono diverse regioni che rimangono ben al di sotto dell’80%. Un numero che ha portato il presidente nazionale del sindacato “Dirigenti Scuola”, Attilio Fratta, a proporre “l’obbligatorietà per quegli insegnanti che non si sono ancora immunizzati, come per i medici. Se una persona costituisce un pericolo sociale deve essere allontanata”. Un pensiero condiviso da Sergio Abrignani, immunologo dell’università Statale di Milano e componente del Comitato tecnico scientifico, che ospite di Time Line su Sky Tg24, rispondendo alla domanda sulla possibilità di introdurre l’obbligo vaccinale per gli insegnanti, ha detto: “Con 127mila morti e avendo i vaccini a disposizione, l’obbligo andrebbe messo non tanto per essere protetti loro, ma per non infettare gli altri. La vaccinazione è un grande atto di altruismo verso i fragili”. E sul fronte dell’obbligo si è schierato anche il leader di Italia Viva, Matteo Renzi.

Il commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo, responsabile della campagna vaccinale, compresa quella del personale scolastico, mercoledì scorso ha indirizzato una lettera alle regioni e alle province autonome per chiedere loro di “attuare in maniera ancor più proattiva il metodo di raggiungimento attivo del personale che non ha ancora aderito alla campagna vaccinale, coinvolgendo anche i medici competenti per sensibilizzare la comunità scolastica in maniera ancor più capillare”. Ma a viale Trastevere nessuno pensa all’obbligatorietà: “Allo stato attuale – ha detto il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi – non abbiamo in mente di farlo, però c’è un fortissimo appello alla solidarietà collettiva”. Un richiamo condiviso dalla sottosegretaria Barbara Floridia e da tutti gli assessori regionali all’Istruzione che si sono immediatamente messi in moto per dare una mano a Figliuolo.

In Sicilia, dove 60.730 persone del mondo della scuola devono ancora fare la prima dose, 7.184 sono in attesa della seconda e 71.546 hanno avuto le due iniezioni o la dose unica, l’idea della giunta regionale è quella di andare direttamente negli istituti: “Lunedì avrò – spiega l’assessore all’Istruzione Roberto Lagalla – una riunione operativa con i colleghi di giunta e l’ufficio scolastico regionale ma vogliamo realizzare dei punti vaccinali direttamente nei distretti scolastici per andare incontro al personale ma anche ai ragazzi”.

Al secondo posto della classifica del personale non vaccinato c’è il Piemonte, con 27.380 persone senza dose, 9.569 che aspettano la seconda e 78.604 ormai tranquilli: “Abbiamo attrezzato degli hub – spiega l’assessore all’Istruzione della giunta Cirio, Elena Chiorino – dove si può accedere senza prenotarsi e abbiamo organizzato degli open day ma c’è bisogno che il governo faccia una campagna di comunicazione chiara e per nulla contradditoria, altrimenti non potremo risolvere la questione”.

A buttare acqua sul fuoco è, invece, l’assessore alla Scuola del Pirellone, Melania Rizzoli. In Lombardia 20.235 addetti alla scuola non sono passati dagli hub, mentre 4.506 aspettano la seconda iniezione a fronte di 201.441 vaccinati. Numeri che da una settimana all’altra sono notevolmente cambiati: il 2 luglio il report del governo riportava solo 228 con dose unica a causa – spiegano dalla struttura commissariale – “di una errata catalogazione di chi ha avuto una sola somministrazione e non deve fare la seconda”. Un’analisi condivisa da Rizzoli: “Un terzo di queste quote – specifica Rizzoli – sono coloro che hanno avuto il Covid e hanno un tasso di anticorpi alto al punto che i medici gli suggeriscono di aspettare settembre/ottobre. Chi non vuole vaccinarsi è scientificamente ignorante. Noi, comunque, siamo pronti a fare la nostra parte. Il nove luglio avremmo chiuso la campagna ma Figliuolo ci ha ridotto le dosi di ben 100mila a settimana”.

A darsi da fare è anche la Calabria che ha 14.967 professori e bidelli privi di immunità, 4.053 in attesa della seconda chiamata e 27.330 vaccinati con le due iniezioni o quella unica: “Oltre agli appelli continui che si fanno attraverso i comunicati e i media, abbiamo attivato una campagna di vaccinazione libera, senza prenotazione, in modo da favorire l’accesso ai vaccini. All’inizio della campagna, in Calabria ci si è dovuti spostare anche tra province diverse e questo ha rallentato parecchio. Credo che semplificare il percorso già sia una spinta in più per tutti”, dice Sandra Savaglio, assessore regionale istruzione Calabria.

Chi ha pensato di posticipare l’inizio dell’avvio dell’anno scolastico è invece la Puglia che deve convincere 6.818 persone della scuola a immunizzarsi, oltre ad avere 9.627 impiegati della categoria in lista per la seconda dose (i vaccinati sono 93.555). Tra le regioni con più criticità ci sono anche l’Emilia-Romagna (20.821 senza dose, 8.766 in attesa della seconda, 78.781 vaccinati con dose unica o due già fatte), il Veneto (12.867 senza dose, 5.241 in attesa della seconda, 84.927 vaccinati con dose unica o due già fatte), la Sardegna (12.152 senza dose, 576 in attesa della seconda, 23.622 vaccinati con dose unica o due già fatte), l’Umbria (7.130 senza dose, 1.250 in attesa della seconda, 19.631 vaccinati con dose unica o due già fatte). Tra le più virtuose, invece, troviamo la Valle d’Aosta, il Molise, la Provincia autonoma di Trento e di Bolzano, la Basilicata, il Friuli-Venezia Giulia, l’Abruzzo e le Marche.

Una situazione che anche le organizzazioni sindacali stanno monitorando: “Oggi – dice il segretario nazionale della Flc Cgil, Francesco Sinopoli – l’86% del personale è vaccinato, non si può concentrare il tema della sicurezza a scuola su 200mila unità, il 14% di non vaccinati, ignorando il tema dei numeri di alunni per classe, il nodo dei trasporti e della capienza delle aule”. E Pino Turi, segretario nazionale della Uil Scuola aggiunge: “Più che pensare all’obbligo dobbiamo capire perché queste persone non si sono vaccinate. Ogni scuola, ogni preside, dovrebbe valutare caso per caso”.

Tra gli oltre 220 mila mancanti all’appello c’è di tutto: docenti e bidelli impauriti dalle morti dopo i vaccini, no-vax, uomini e donne con malattie pregresse che li destabilizzano. È il caso di Patrizia, 56 anni, docente della provincia di Rimini che a Ilfattoquotidiano.it racconta: “Ho delle resistenze e perplessità perché, seppur in buona salute, sono emotrasfusa e sensibilissima a tutto. Mi capita di avere reazioni allergiche per qualsiasi cosa. Nel mio plesso, su 14 docenti a giugno eravamo in 4 o 5 non vaccinate. Non sono contraria ai vaccini e non mi va di essere considerata no-vax. Il ministro Bianchi ha detto che non renderà il vaccino obbligatorio per i docenti, se dovesse farlo andrò in aspettativa”. La maestra guarda alla sua piccola realtà, un paese di sette mila abitanti: “Molti sono gli anziani deceduti dopo essere stati vaccinati”.

Così Cettina, insegnante e mamma siciliana che in queste ore ha ricevuto un pressante invito della sua preside a vaccinarsi: “Non sono un’estremista, ma l’esperienza con mio figlio mi ha spaventata. Dopo un richiamo per la meningite per un mese si svegliava la notte con parecchi problemi. Io non prendo mai farmaci, figurati il vaccino. Se mi fossi fatta AstraZeneca avrei rischiato la vita perché ho una patologia che non sarebbe andata d’accordo con questo vaccino”.

A non voler fare il vaccino è anche Marco Scarponi, 40 anni, docente di sostegno a Loreto: “È un vaccino sperimentale quindi non si sa quali potranno essere gli effetti nel medio-lungo periodo. Ci sono stati eventi avversi, in alcuni casi anche la morte delle persone. Sono abbastanza giovane e non ho patologie, se dovessi prendere il Covid non rischio conseguenze gravi”.

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