La famosa spiaggia La Rossa, sul litorale del comune di Porto Azzurro sull’Isola d’Elba, si è trasformata in una lunga distesa di sabbia bianca. Al posto di un mix di sabbia e ghiaia minutissima e rossastra proveniente da monti e colline alle spalle della costa (notoriamente ricche di metalli) si trova ora un tratto di spiaggia più simile a un pezzo di Caraibi che non di un’isola mediterranea. Come mai? La colpa è degli ultimi interventi di ripascimento per i quali è stata usata sabbia proveniente da Stintino, in Sardegna. L’accusa di Legambiente Arcipelago Toscano è chiara: “Perché usare sabbia bianca, e per di più proveniente dalla Sardegna, per sostituire quella famosa distesa rossa che le ha dato perfino il nome? – si chiede Umberto Mazzantini, responsabile mare per la Toscana – Si poteva usare altro materiale del territorio più vicino a quello precedente”. Mazzantini ricorda anche il proposito della Regione Toscana, sottolineato dagli ultimi comunicati, di attuare ripascimenti sostenibili. Di idee contrastanti sono anche i cittadini del posto, alcuni più contenti di avere finalmente una spiaggia sistemata e presentabile, altri invece più conservatori e nostalgici di un luogo rovinato nella sua tradizione “rossa”.

La risposta da parte del sindaco di Porto Azzurro, Maurizio Papi, ribalta la domanda: “Mi dica da dove possiamo prendere questo materiale sull’isola e lo faremo”. E aggiunge: “La storia del nome ‘La rossa’ non è del tutto corretta”. Secondo il primo cittadino tanti anni fa si diceva si chiamasse “Della rossa” perché, sul finire dell’Ottocento, in quella zona vi abitava una donna bellissima dai capelli rossi, e nel Comune la gente si trovava per andare a vedere questa “rossa”. “Insomma, non ha nulla a che vedere con la spiaggia. Anzi, quell’area era in condizioni disastrose, era necessario sistemarla. Negli anni passati abbiamo usato diversi tipi di materiale, a volte sabbia normale, altre volte pietrisco fine, e quest’anno, con l’autorizzazione della Regione, ci siamo convinti ad usare la bella sabbia bianca della Sardegna”.

A smuovere gli animi anche la notizia che tre comuni elbani – Porto Azzurro, Capoliveri e Rio – abbiano inviato domanda all’Unesco per rendere patrimonio dell’umanità le miniere dell’Elba, una delle attrazioni non balneari dell’isola: “Dopo una richiesta importante come questa non si può fare un intervento del genere che cancella la storia geologica di un pezzo di terra urbano” aggiunge Mazzantini. Ma non è la prima volta nella storia dell’Elba che accade un fatto come questo. Nel 1999 un caso analogo avvenne a Cavo, nel Comune di Rio Marina, dove attraccano anche traghetti e aliscafi: si attuò un ripascimento con materiale minerario che in quell’occasione tinse il mare di rosso e che costò anche qualche avviso di garanzia.

Tutte le foto in pagina sono concesse da Legambiente Arcipelago Toscano

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