I numeri non confortano. Su 117 casi di pazienti uccisi dalla variante Delta in Gran Bretagna, circa un terzo (44) non erano immunizzati, ma poco meno della metà – 50 casi- avevano ricevuto entrambe le dose di un vaccino anti Covid-19. Il virologo Guido Silvestri, in un post su Facebook ha però ricordato che di questi la maggior parte aveva “severe patologie pregresse”. Dubbi sull’efficacia dei vaccini? No. In realtà questo è proprio quello che ‘dovremmo aspettarci da vaccini efficaci ma ancora imperfetti la cui efficacia varia a seconda dell’età’, come sostengono in un un articolo del Guardian gli scienziati David Spiegelhalter, Presidente del Winton Centre for Risk and Evidence Communication di Cambridge, e Anthony Masters, ambasciatore della Royal Statistical Society. La variante Delta sta seminando il panico e facendo rialzare le curve dei contagi, anche se per fortuna quelle dei ricoveri salgono più lentamente, stando alle ultime statistiche di Public Health England che al 25 giugno segnano 514 ospedalizzazioni con 304 pazienti che non erano vaccinati.

Solo ieri il Regno Unito ha registrato 22.868 nuovi contagi e 3 decessi, per il 95% causati dalla variante Delta, divenuta la dominante dopo Alpha (la cosiddetta ‘variante inglese’ identificata a settembre 2020) che ha provocato 274.410 contagi, e la Beta, identifica in Sudafrica e sequenziata per la prima volta in Regno Unito a dicembre 2020, responsabile di 1053 casi. La variante Delta ha contagiato un totale di 92.029 britannici. Al 21 giugno scorso, sul totale dei casi 9571 riguardavano persone sopra i 50 anni, mentre oltre la metà dei pazienti (53822) non era stata vaccinata (52.846 casi sotto i 50 anni). Complessivamente, 13.715 persone avevano contratto il virus oltre le tre settimane dalla prima dose e 7.235 i positivi che avevano ricevuto anche il richiamo.

I vaccini sono efficaci, ma non sono tutti uguali – Per quel che riguarda i contagi, i vaccini hanno il 10% in meno di efficacia contro la variante Delta rispetto ad Alpha (79% contro l’89%). Le due iniezioni di vaccino offrono però percentuali di efficacia superiore contro le ospedalizzazioni, con una protezione del 93% nel caso di Alpha e del 96% contro la variante Delta. Le statistiche di PHE e la MRC Biostatistics Unit dell’Università di Cambridge calcolano anche che il programma vaccinale contro il coronavirus sia stato in grado di prevenire 7,2 milioni di infezioni e 27mila morti solo in Inghilterra.

Ma non tutti i vaccini sono uguali. Dopo aver riscontrato una ridotta risposta immunitaria di Pfizer-BioNTech contro Deltaa, uno studio del Francis Crick Institute e del National Institute for Health Research (NIHR) UCLH Biomedical Research Centre rivela ora nuovi dati sul vaccino di Oxford AstraZeneca. Anche le due dosi di AZ producono meno anticorpi in grado di riconoscere e combattere la variante Delta, rispetto ad altre mutazioni, con livelli che sarebbero di 2 volte e mezzo inferiori rispetto a quelli riscontrati con Pfizer-BioNTech. Lo studio del Crick di Londra ha analizzato campioni di sangue di 106 partecipanti riscontrando che l’87% delle persone che erano state immunizzate con due dosi di Oxford-AstraZeneca avevano anticorpi in grado di neutralizzare le varianti originarie ma nel caso delle varianti Beta (quella individuata in Sudafrica) e Delta (la cosiddetta variante indiana) le percentuale di partecipanti scendeva rispettivamente al 60% e 62%, in netta diminuzione rispetto 95% mostrato dai pazienti vaccinati con Pfizer.

La riduzione dei livelli di anticorpi non predice di per sé l’efficacia del vaccino ma lo studio conferma ancora una volta che due dosi sono essenziali per massimizzare la protezione contro le ospedalizzazioni e forme gravi del virus. I risultati dello studio guidato dalla dottoressa Emma Wall di UCLH Infectious Diseases mostrano che pazienti che avevano contratto SARS-CoV-2 sviluppano livelli maggiori di anticorpi dopo la prima dose di AstraZeneca rispetto ad individui che non hanno contratto il virus. “Abbiamo riscontrato che la variante Delta è una minaccia significativa ma somministrare due dosi del vaccino e possibilmente un terzo richiamo per le categorie a rischio è il miglior modo di massimizzare la protezione in particolare contro decessi e ricoveri per Covid-19” spiega Emma Wall.

Il risultato dello arriva nel giorno in cui in Gran Bretagna un’altra ricerca del Com-Cov di Oxford, il gruppo che studia diverse combinazioni dei vaccini già approvati, ha presentato un’ ulteriore conferma che utilizzare un mix di due sieri diversi come Pfizer e AstraZeneca per la prima e la seconda dose, a distanza di 4 settimane, consente di aumentare la protezione contro la pandemia.

Il rapporto di Public Health England

La variante Beta sequenziata in Uk

Aggiornato da redazione web alle 14.44 del 2 luglio 2021

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