Dopo l’offensiva dell’ex ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble e gli avvertimenti del vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis, a scagliarsi contro i Paesi europei più indebitati – come l’Italia – ora è l’Austria. Il ministro delle Finanze austriaco Gernot Blumel, a margine dell’Eurogruppo a Bruxelles, ha infatti avvertito che l’Unione europea non deve diventare “un’unione del debito: Paesi come l’Italia e la Francia vorrebbero abolire i parametri di Maastricht, ma questo è allarmante sia da un punto di vista economico che morale“. Intanto la Germania, in vista delle elezioni di settembre, ha costretto di nuovo l’Eurogruppo a congelare il completamento dell’Unione bancaria, a cui manca ancora una protezione comune per i depositi dei correntisti europei.
L’Austria, uno dei cosiddetti Paesi frugali, anche durante i negoziati sul Recovery Fund ha sempre spinto per il rigoroso rispetto delle regole di bilancio dell’Ue. “Creare debiti è pericoloso, anche con bassi tessi di interesse”, ha aggiunto Blumel. Che poco dopo ha annunciato che Vienna organizzerà nel Mes “un gruppo di Paesi che la pensano nello stesso modo, per forgiare un’alleanza di responsabili in materia di bilanci, per controbilanciare le tendenze” di chi vorrebbe dare meno peso al debito pubblico come criterio per l’allocazione dei finanziamenti del Meccanismo. Oltre all’Eurogruppo e al consiglio del Mes, “avremo un incontro di un gruppo di Paesi che credono che un bilancio solido in Austria ed Europa sia molto importante. Nel nostro ultimo incontro in Portogallo ci sono state molte dichiarazioni, che suggerivano che il Mes dovrebbe andare in una direzione che abolirebbe, o quasi, qualsiasi criterio legato al debito. L’Austria non è d’accordo, e non lo sono neppure molti altri Paesi”.
Della riforma del Patto di stabilità, ora sospeso, si discuterà comunque solo verso la fine dell’anno, e soltanto dopo una proposta della Commissione, a cui dovrà lavorare Paolo Gentiloni. Non è un compito facile, perché l’uscita austriaca dimostra quanto i Paesi del Nord siano contrari ad allentare troppo le vecchie regole di bilancio, avendo già dovuto ingoiare gli 800 miliardi di bond comuni che l’Ue sta emettendo per finanziare il Recovery fund. La riforma è d’altra parte urgente, e va completata prima del 2022, anno in cui la clausola che ora sospende le regole verrà ritirata e quelle vecchie torneranno in vigore in ogni loro parte. Compresa quella che prevede drastiche riduzioni dei debiti elevati. Tutta l’Eurozona al momento supera i parametri di Maastricht su deficit e sul debito, ma la speranza è che i numeri calino con quella “crescita duratura” generata dal Recovery di cui ha parlato Gentiloni.
Tiziana Beghin, capodelegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo, ha replicato: “Siamo costretti ancora una volta a smentire stereotipi e bugie sul conto dell’Italia e dei Paesi che propongono di cambiare le anacronistiche regole di bilancio europee. Al ministro delle Finanze austriaco Gernot Blumel, contrario alla revisione dei parametri di Maastricht perché così – a suo dire – nascerebbe un’unione del debito, noi diciamo che siamo al lavoro per costruire un’Europa della crescita e della solidarietà“. Dopo la crisi economica e finanziaria del 2008, “l’Unione europea ha risposto con il pacchetto Six Pack del 2011, il Fiscal Compact del 2012 e i regolamenti Two Pack del 2013, tutti provvedimenti che hanno lasciato profonde ferite nel tessuto economico-sociale europeo visto che hanno portato tagli a ospedali e piccoli tribunali, ai fondi per le scuole e agli investimenti per la messa in sicurezza del territorio – prosegue la nota -. Durante la pandemia l’Italia ha pagato a caro prezzo i tagli alla sanità imposti per rispettare le rigide regole di Maastricht. Blumel si sbaglia: l’Europa oggi ha bisogno di sviluppo sostenibile e non di austerity”.
​Intanto giovedì è tramontata l’ipotesi di arrivare a breve a un’Unione bancaria tra i Paesi dell’Eurozona. L’Eurogruppo l’ha rispedita in soffitta in attesa delle elezioni tedesche. “Al momento ci pare fuori portata, ma possiamo rimuovere gli ostacoli uno per uno: è quello che ho proposto al presidente dell’Eurogruppo”, ha detto il ministro dell’Economia Bruno Le Maire. “Non bisogna mai perdere la speranza ma non nascondo che i negoziati sono difficili. La sfida è importante, perché si tratta di mettere le banche in condizione di continuare a finanziare l’economia: è questa la sfida politica che c’è dietro”. Anche il ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz si è detto “certo che ci vorrà ancora molto tempo, perché ci sono molte domande da parte degli Stati membri”. Il ministro dell’Economia italiano Daniele Franco dal canto suo “è chiaramente impegnato a far funzionare l’Unione bancaria, e la sua priorità è disegnarla in modo che sia utile all’economia italiana”, ha detto il presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe. “Franco mi ha detto che vuole fare progressi, ma su tutti i capitoli su cui si sta lavorando, in modo che contribuiscano all’economia italiana, e lo capisco”.
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