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Gli acari sono nelle case anche a primavera: si nutrono di derivati di pelle umana. Come riconoscere l’allergia e come eliminarli

A causa del maggior tempo trascorso a casa, gli acari non rappresentano più una minaccia tipicamente invernale, ma diventano quasi onnipresenti. A puntare i riflettori sul problema è stato il pediatra-allergologo Catello Romano, che affronta il tema nel corso di formazione professionale ECM di Sanità In-Formazione per Consulcesi Club dal titolo “Allergie e Covid-19. L’aderenza alle terapie ai tempi della pandemia

di Valentina Arcovio

In questa nuova primavera pandemica gli italiani allergici sono chiamati ad affrontare un “nemico” decisamente fuori stagione. Non quindi i pollini o almeno non solo essi. Ma anche quei microscopici “animaletti” che si celano nella polvere: gli acari. Infatti, a causa del maggior tempo trascorso a casa, gli acari non rappresentano più una minaccia tipicamente invernale, ma diventano quasi onnipresenti. A puntare i riflettori sul problema è stato il pediatra-allergologo Catello Romano, che affronta il tema nel corso di formazione professionale ECM di Sanità In-Formazione per Consulcesi Club dal titolo “Allergie e Covid-19. L’aderenza alle terapie ai tempi della pandemia”.

Gli acari sono minuscoli animaletti invisibili ad occhio nudo (misurano circa un terzo di millimetro), si sviluppano principalmente negli ambienti caldi e umidi, con una temperatura compresa tra i 20 e i 30 gradi e si nutrono prevalentemente di derivati della pelle umana e animale. Pochi milligrammi di forfora sono sufficienti a nutrire migliaia di acari per alcune settimane.

Così come può succedere per l’allergia ai pollini, anche quella agli acari può essere confusa con l’infezione Covid-19. In effetti, i sintomi riportati dagli allergici a questi microscopici animaletti sono piuttosto comuni: starnuti, tosse e nei casi più gravi asma e dermatiti. “E’ importante non confonderli con i sintomi dell’infezione Covid-19 per evitare in questo modo di allarmarsi inutilmente”, sottolinea Catello. “E’ bene ricordare – continua l’esperto – che i sintomi di infezione Covid-19 comprendono: rinite, tosse, febbre, dispnea grave, spossatezza, perdita di gusto e olfatto. Mentre i sintomi dell’allergia respiratoria comprendono rinite con starnuti, prurito al naso, gocciolamento nasale, naso chiuso, congiuntivite tosse secca, dispnea che si controlla con la terapia antiasmatica, perdita cronica di olfatto da poliposi nasale, prurito rinofarningeo e non è prevista la febbre”. A essere completamente diversa è la reazione che scatena l’infezione Covid-19 e l’allergia agli acari. “Quando gli acari vengono a contatto con la pelle o con le mucose respiratorie dei pazienti allergici, provocano una reazione infiammatoria che si può manifestare con prurito, dermatite, asma, rinite”, spiega Catello.

Non è facile liberarsi degli acari. “Al contrario di quanto si crede comunemente i metodi convenzionali di bonifica ambientale, dall’aerazione della casa fino a misure drastiche come la eliminazione di materassi e cuscini di coperte ed altro, non portano ad una riduzione della concentrazione degli acari nell’ambiente domestico”, spiega l’esperto. “È necessario, invece, ricorrere a vari presidi che possiamo dividere in due: chimici e fisici”. È compito del medico, secondo l’esperto, suggerire al singolo paziente il rimedio più efficace. “Bisogna, infatti, tener conto non solo dell’efficacia dei singoli presidi – spiega – ma anche dei costi e del livello di risposta del paziente. La soluzione ideale è rappresentata dall’uso congiunto di federe, che isolano gli acari nei materassi e nei cuscini; di un acaricida (benzil-benzoato) usato su tappeti, divani, poltrone, moquette ecc. in grado di ammazzare gli acari; di un aspirapolvere con filtro ad acqua e microflitro HEPA che allontana fisicamente la polvere e gli acari impedendo che si verifichi il contatto con il paziente allergico e di disinquinatori d’aria che, oltre a ridurre la concentrazione di acari nell’ambiente, migliorano la qualità dell’aria respirata”.

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