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Pio e Amedeo rispondono alle polemiche: “Siamo alla follia, non chiediamo scusa e non fate finta di non capire”. Matteo Salvini li difende

Il duo dopo qualche giorno risponde a tutte le critiche piovute addosso al monologo dell'ultima puntata di “Felicissima Sera”, lo show di successo di Canale 5. Il monologo aveva come tema il politicamente corretto e l'importanza dell'intenzione e dell'ignoranza con cui si pronunciano le parole come ne*ro e ri***ione. Pio e Amedeo mettono le mani avanti: “Qualcuno forse da questo post si aspetta delle scuse e lo avvisiamo subito che rimarrà deluso” e Salvini li difende a spada tratta: “Contro ogni censura”

di Andrea Conti

Pio e Amedeo rompono il silenzio a qualche giorno dall’ultima puntata di “Felicissima Sera”, lo show di successo di Canale 5, dopo le polemiche scatenate sul monologo che aveva come tema il politicamente corretto e l’importanza dell’intenzione e dell’ignoranza con cui si pronunciano le parole come ne*ro e ri***ione. “Se vi chiamano ri***ioni, voi ridetegli in faccia perché la cattiveria non risiede nella lingua e nel mondo ma nel cervello: è l’intenzione. L’ignorante si ciba del vostro risentimento”, è stato uno dei passaggi più criticati del monologo. Il due è tornato sull’argomento con un lungo post su Instagram e già dalle prime parole mettono le mani avanti.

Siamo alla Folliaaaa. Qualcuno forse da questo post si aspetta delle scuse e lo avvisiamo subito che rimarrà deluso. Pensiamo che moltissime persone che hanno attaccato il nostro monologo non l’abbiano nemmeno visto per intero e che tanti lo abbiano guardato già prevenuti. Bene, ci rivolgiamo a loro, a voi”.

E Pio e Amedeo iniziano a puntare il dito su chi avrebbe in modo strumentale travisato (politicamente) il significato del loro monologo: “Non fate finta di non capire quello che abbiamo detto perché vi fa comodo trasformarlo nella solita querelle politica da quattro soldi. La politica non ci appartiene. La politica ci omaggia di spunti e personaggi senza distinzioni di partiti per fare quello che vogliamo fare, satira, come abbiamo sempre fatto”.

I due comici e attori raccontano anche di aver in passato affrontato il problema dell’omofobia in prima persona: “Mentre alcuni di voi erano impegnati a mettere l’arcobaleno nella foto profilo sui social, i sottoscritti qualche anno fa, sono andati in Russia a respirare la puzza dell’omofobia. Ci siamo messi in prima linea in uno Stato dove non badano troppo ai modi, perché insieme a Vladimir Luxuria eravamo lì per far sentire la voce per il diritto di uguaglianza, e di buona risposta siamo stati spinti in una macchina con violenza da energumeni e siamo stati buttati fuori fisicamente a calci da quel paese dove gruppi di imbecilli adescano ragazzi gay su internet per incontrarli, pestarli e fare un video per postarlo con fierezza sui social… Il tutto senza gridare nessuna parola politicamente scorretta, incredibile!”.

Il tema si sposta poi su uno dei punti più criticati dell’ormai famigerato monologo ossia il peso delle parole, in questo senso non citandoli anche Michele Bravi ha sottolineato questo punto durante il Concertone del Primo Maggio: “Le persone cattive purtroppo possono fare anche a meno dei vostri divieti linguistici. Le parole hanno la loro importanza! Eccome se ce l’hanno…ma non sono nulla in confronto all’intenzione! È logica: le parole non valgono quanto l’intenzione! (…) l’utilizzo dell’ironia laddove si può, è chiaro, è solo quello di tentare di disinnescare l’offesa. Nessuno ha detto che l’ironia disinnesca la violenza!”.

Pio e Amedeo spiegano il concetto espresso della risata come risposta all’insulto: “La risata è solo un palliativo all’ignoranza, perché se l’ignoranza è come il Covid, il sorriderci su e non dare troppa importanza ai vocaboli è il vaccino. E il vaccino non è la cura! Sorriderci su è solo l’ombrello sotto l’acquazzone. La cura all’ignoranza è l’educazione civica, che prescinde dalla lingua”. Più volte nel posto il duo si sfoga sottolineando come non vogliano essere messi in mezzo a polemiche anche politiche: “Non ci provate voi a metterci in bocca concetti non nostri perché cascate male!”.

Poi hanno scritto che la più grande sciocchezza per loro è “che bisogna appartenere ad una comunità per capirne le debolezze, che bisogna aver sofferto per capire. Ma noi stiamo parlando di affrontare un problema che non riguarda la comunità, bensì chi la denigra , la offende e la osteggia”. E infine “di gay, neri ed ebrei che hanno capito il senso di quello che abbiamo detto ce ne sono tanti, tantissimi, e sono quelli, come noi, a cui basterebbe raggiungere la vera uguaglianza (…) noi abbiamo appena cominciato la nostra battaglia ai luoghi comuni e all’ipocrisia. Il nostro obiettivo è sempre e sempre sarà quello di scardinare questa opinione unica che vogliono imporci!?”.

Matteo Salvini ha in due interventi difeso Pio e Amedeo: “Se libertà deve essere libertà sia sempre. Mi domando perché quelli che invocano libertà di parola per Fedez chiedano il bavaglio per Pio, Amedeo e la satira. Io sono contro la legge Zan, che impone non solo la censura ma addirittura la galera per chi pensa che le adozioni gay, l’utero in affitto e le lezioni gender per i bambini a scuola non siano il futuro del nostro Paese”. Fino all’ultimo in difesa del loro post: “Contro ogni censura. ‘Un giorno senza sorriso è un giorno perso’ (Charlie Chaplin)”.

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