Da settimane il nuovo terreno di scontro in maggioranza è sul coprifuoco, con il fronte guidato dal ministro della Salute Roberto Speranza che spinge per mantenerlo invariato finché la situazione sanitaria non sarà sotto controllo e il centrodestra – Lega in testa – deciso ad abolirlo il prima possibile. Matteo Salvini è tornato a ripeterlo in queste ore in un’intervista al Messaggero, in cui chiede al governo (di cui lui stesso fa parte) di “avere fiducia negli italiani”. A suo parere, servono “riaperture entro metà maggio e via il coprifuoco”. Ma nel campo leghista ora cominciano a levarsi i primi distinguo. Il presidente della Conferenza delle Regioni e governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, sostiene che “se ci fossilizziamo” solo sul coprifuoco “ho paura che sbagliamo obiettivo: dobbiamo guardare a tutto tondo il problema”.

Nel corso di un intervento a Radio24, Fedriga mette da parte i toni battaglieri del segretario del suo partito e fa un ragionamento più largo: “Penso che dobbiamo guardare il settore delle riaperture ad ampio ventaglio. Ci sono attività ancora chiuse come le palestre e il settore del wedding che non ha prospettive”, spiega. Sull’orario a partire dal quale non si può circolare in strada l’auspicio è che “si possa avere gradualità, per arrivare a toglierlo. Ma se ci fosse la necessità ancora di qualche settimana nessuno si straccerà le vesti“. Il punto, conclude il presidente leghista, è che “è fondamentale riaprire qualche attività con la massima sicurezza“. È proprio questa la strada tracciata dal governo Draghi nelle scorse settimane: l’attuale decreto Covid ha lasciato invariato il coprifuoco dalle 22 alle 5, ma a metà mese ci sarà una verifica con gli esperti per capire se sarà possibile accorciare l’orario. “La ripartenza passa per il turismo ma passa anche per le riaperture in generale: siamo tutti d’accordo che il coprifuoco debba essere superato e stiamo lavorando per superarlo il prima possibile”, ha ricordato infatti nella serata di ieri il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Tutto “grazie anche a una campagna di vaccini che finalmente ha segnato 500mila dosi la giorno”.

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