Carissimo Maurizio, oggi sono due anni che non sei più con noi. Mai avrei immaginato, ammalato prima di te, che io avrei continuato a camminare e a lavorare ma senza la tua compagnia, il tuo affetto e la tua guida. E’ un dolore profondo, lancinante, che mi rattrista sino alla morte, dovere rilevare come sia già scomparsa pure la memoria storica di tante battaglie non solo ambientali ma anche etiche in Medicina.

Maestri immensi, irraggiungibili, come l’Avvocato Gerardo Marotta, il Filosofo morale Aldo Masullo, l’ultimo dolcissimo “epicureo” come Luciano De Crescenzo ci hanno lasciato anch’essi, e, per fortuna loro, prima di questa terribile pandemia che ha già cambiato tutta nostra la vita, e tutta la Medicina.

Tanti colleghi medici, come me, hanno rischiato e perduto non solo la propria carriera professionale ma anche la vita in alcuni casi a servizio della verità anche processuale e io stesso sono stato “graziato” solo perché, come mi è stato esplicitamente detto in faccia dal pentito Carmine Schiavone, grazie alle mie testimonianze sulla gravitù del danno tossicologico (con nesso di causalità riconosciuto in ben due processi), loro camorristi doc si erano resi conto della gravità di quello che avevano fatto ai loro stessi figli.

Pur condannati, alla fine di quei processi gli imputati mi hanno ringraziato, “perché soltanto voi dottore siete stato capace di fare capire bene le fesserie che avevamo fatto, perché anche noi ci campiamo ad Acerra!”.

Provo un dolore enorme, infinito, a dovere notare come si continui ad ignorare e/o a volere dimenticare la permanenza dei fusti di diossina, abbandonati e mai bonificati proprio nel sito archeologico della meravigliosa città osco-etrusca di Suessola (in località oggi detta Calabricito).

I fusti tossici stanno sempre lì, mai bonificati, a continuare l’avvelenamento della locale falda acquifera. come ho scritto nel mio libro I miei cento passi nelle Terre dei Fuochi. L’ho donato a tutti i vescovi e ai politici responsabili ed ha ricevuto riscontro ed attenzione soltanto dai vescovi campani.

So bene quanto e come noi scienziati medici dell’ambiente siamo stati ostracizzati, e non certo solo noi, ma ad esempio anche il compianto Gerardo Ciannella del Monaldi, che per primo ha denunciato l’eccesso di cancro al polmone tipo mesotelioma legato all’amianto e non al fumo di sigaretta in molte delle zone colpite dagli sversamenti abusivi di rifiuti industriali e non urbani.

Tu, caro Maurizio Montella, direttore “facente funzione a vita” della prestigiosa Epidemiologia del Pascale, da sempre e sino ed oltre la tua morte hai scritto che la più pericolosa matrice inquinata in termini di danno alla salute pubblica era ed è sempre stata la falda acquifera superficiale e non certo solo l’aria nella Terra dei Fuochi campana. I dati del tuo lavoro, che è stato continuato dai ricercatori dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale, confermano esattamente questo assunto, ma ancora, purtroppo, non sono stati ancora resi pubblici dai colleghi dell’IZS. Perché?

Noi Medici dell’Ambiente di Napoli siamo stati e continuiamo ad essere, nel solco della strada tracciata da Medici Anargiri e Santi come San Ciro e San Giuseppe Moscati, un piccolo manipolo di “folli”, spesso offesi anche come “ciarlatani” in questo inizio di terzo millennio.

Abbiamo pagato con la carriera e la nostra stessa vita i nostri studi ed il nostro impegno civile, ma il dolore più grande che provo è vedere come le nostre migliaia di conferenze e il nostro stesso sacrificio non faccia ancora parte della memoria storica dei nostri concittadini nella nostra martirizzata Regione Campania.

E così, si continua a confondere, e a non comprendere, come gli impianti che mancano completamente in regione Campania e che assolutamente sarebbero indispensabili a tutela della salute pubblica non sono certo i soli inceneritori, che, proprio ad Acerra, inceneriscono quanto ben nove inceneritori medi in Europa, ma soprattutto siamo a zero e restiamo sempre a zero degli indispensabili impianti per il corretto smaltimento intraregionale dei rifiuti ospedalieri anche radioattivi e dei rifiuti industriali e tossici mortali come le discariche per amianto.

Io, pur ammalato ed ostracizzato senza avere mai detto una sola fesseria in tutta la mia vita sia professionale che di impegno civile, ancora vivo sono costretto a provare ancora tanto dolore.

In Campania continuiamo a restare sempre e completamente a zero per impianti essenziali per la tutela della salute pubblica come quelli per i rifiuti ospedalieri e per l’amianto, mentre disponiamo invece (e se ne chiedono sempre altrii!) di un maxi inceneritore nella sola Acerra che ne vale 9 e che da tempo è il più grande di tutta l’Italia!

Nella nostra relazione scritta per la corretta formazione e informazione di tutte le 78 Diocesi di Italia riunite il 17 aprile scorso ad Acerra abbiamo ben chiarito ai vescovi di tutta l’Italia inquinata non solo il passato ma soprattutto il disastro anche tariffario prossimo venturo e il drammatico danno epigenetico che stanno subendo i nostri figli e persino prima del loro concepimento!

Le Terre dei Fuochi in Italia sono state spente soltanto per un mese e mezzo dal Covid-19, quando la pandemia ha bloccato totalmente il “lavoro a nero” e quindi i traffici illeciti dei rifiuti delle attività manifatturiere operanti in regime di evasione fiscale, come appena confermato, per l’ennesima volta, dalla ennesima relazione di Legambiente “Ecomafie 2020” edita in questi giorni.

In questi giorni, a due anni dalla tua scomparsa, cercheremo di onorare la tua memoria rendendo pubblici i tuoi studi sul grave inquinamento delle falde acquifere e sul bio monotoraggio tossicologico del tuo progetto SPES. Perché non sono stati mai pubblicati?

Come Dirigente Medico del Pascale e come Medico dell’Ambiente, per il resto della vita che mi resta da vivere cercherò di promuovere una riflessione filosofica, etica e di conseguenza gestionale sul presente ma soprattutto sul futuro dell’essere Medico ed Oncologo dopo questa pandemia da Covid-19: “Quo vadis, Medicae?”

E’ indispensabile che oggi, immediatamente e con la più ampia partecipazione di tutti gli uomini dotati di mente e di cuore, e non solo con computer ed algoritmi, ci poniamo concretamente questa domanda. Dobbiamo salvare il SSN! Ma come?

Tornando indietro (“Too much Medicine, a few care!” BMJ 2002), o andando avanti verso un Mondo nuovo capace di usare al meglio a tutela della salute dell’Uomo strumenti potenti come farmaci, pc ed algoritmi, ma senza farsi usare da loro (Bioetica ambientale e Farmacosofia più che Farmacoeconomia)?

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