Rallentare o sospendere l’attività dei tribunali. Il motivo? I lavoratori della giustizia non sono inseriti da quelli da vaccinare in via prioritaria da parte del governo. E mentre lo stesso esecutivo ha varato una stretta in tutta Italia per combattere il contagio, i palazzi di giustizia continuano a rimanere aperti. È una nota molto dura quella diffusa dall’Associazione nazionale magistrati, il sindacato delle toghe, che invita i dirigenti degli uffici giudiziari, “ove dovessero inspiegabilmente mancare interventi normativi volti alla limitazione dell’attività giudiziaria”, “ad adottare misure organizzative per rallentare immediatamente tutte le attività senza escludere, nei casi più estremi, la sospensione dell’attività giudiziaria non urgente”. Questo, viene spiegato, perché “il governo considera il servizio giustizia con carattere di minore priorità rispetto ad altri servizi essenziali già sottoposti a vaccinazione, tanto da non ritenere doveroso rafforzare le condizioni che ne consentano la prosecuzione senza l’esposizione a pericolo per gli operatori”. E dunque senza vaccini, è meglio rallentare.

“E’ notizia di questi giorni – scrive la Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati – che il Governo prorogherà le misure più rigide di contenimento del rischio del contagio, mantenendo la chiusura degli esercizi commerciali sulla quasi totalità del territorio nazionale e la vigenza di forti restrizioni alla libertà di circolazione dei cittadini. L’attuale situazione epidemica non differisce molto da quella di un anno fa ed è semmai aggravata dal fatto che la diffusione del virus ed il livello di saturazione degli ospedali colpiscono oggi drammaticamente tutto il territorio italiano”.

Tuttavia, prosegue il sindacato delle toghe, “mentre un anno fa era stata disposta la temporanea sospensione dell’attività giudiziaria (ad eccezione di poche tipologie di procedimenti urgenti), attualmente negli uffici giudiziari di tutta Italia si continua a lavorare con le stesse modalità e con gli stessi ritmi del periodo antecedente la pandemia, con l’unico precario e insoddisfacente meccanismo di cautela costituito dalla disciplina emergenziale, che peraltro, seppure limitata ad alcune attività processuali e sostanzialmente insufficiente soprattutto per il settore penale, non risulta neppure prorogata benché ne sia prossima la scadenza”.

Il tutto, contrinua l’Anm, mentre “il nuovo Piano strategico vaccinale, modificando le Linee Guida approvate dal Parlamento nel dicembre 2020, non prevede più, tra i gruppi target di popolazione cui offrire il vaccino in via prioritaria, i lavoratori del comparto giustizia. Il Governo considera, dunque, il servizio giustizia con carattere di minore priorità rispetto ad altri servizi essenziali già sottoposti a vaccinazione, tanto da non ritenere doveroso rafforzare le condizioni che ne consentano la prosecuzione senza l’esposizione a pericolo per gli operatori”. La decisione, sostiene l’Associazione nazionale magistrati, “oltre a destare disagio e sconcerto per la totale sottovalutazione dell’essenziale ed improcrastinabile servizio giustizia, appare in assoluta antitesi con gli obiettivi di riduzione dei tempi dei processi imposti dall’Unione Europea e richiamati dalla Ministra Cartabia nelle linee programmatiche esposte recentemente al Parlamento. Questo perché l’esclusione del comparto giustizia dalla programmazione vaccinale, specie in un momento di grave recrudescenza dell’emergenza pandemica, imporrà fin da subito il sensibile rallentamento di tutte le attività giudiziarie che devono essere necessariamente svolte in presenza, donde l’inevitabile allungamento dei tempi di definizione dei processi“. DA qui, “ove dovessero inspiegabilmente mancare interventi normativi – che l’elevato e prevedibile numero di contagi e di vittime tra gli operatori di giustizia impongono -volti alla limitazione dell’attività giudiziaria sull’intero territorio nazionale”, l’invito dell’ Associazione nazionale magistrati ai dirigenti degli uffici giudiziari, “con la sollecitudine che la gravità del momento richiede, ad adottare, a tutela della salute, energiche misure organizzative al fine di rallentare immediatamente tutte le attività dei rispettivi uffici, senza escludere, nei casi più estremi, anche la sospensione dell’attività giudiziaria non urgente”.

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