La decisione di interrompere “in via precauzionale” la somministrazione del vaccino Astrazeneca in mezza Europa è stata presa “dopo una valutazione dell’istituto tedesco per i vaccini”. È Berlino, quindi, ad aver spinto anche gli altri Paesi – Italia compresa – a fermare il siero della casa anglo-svedese. La conferma arriva direttamente dal ministro della Salute Roberto Speranza, intervenuto all’Online talk Sanità del Corriere della Sera. Dopo l’alert del Paul Ehrlich Institute, spiega, “c’è stato un confronto tra i ministri della Salute: ora i governi attendono il giudizio dell’Ema e siamo fiduciosi che possano emergere tutti gli elementi di rassicurazione per consentirci di riprendere la vaccinazione”. Il verdetto è atteso per giovedì, ma l’Agenzia Ue ha anticipato in conferenza stampa che “per ora non ci sono evidenze sul nesso causa-effetto” tra i casi sospetti e il siero e il rapporto benefici-rischi “resta positivo. Intanto Speranza rassicura chi ha già ricevuto la prima dose del farmaco: “Non ha ragione di essere preoccupato, questa è una pausa solo precauzionale“. Nel corso del suo intervento il ministro ha aperto anche alla possibilità di introdurre uno scudo legale per i vaccinatori, come chiesto dall’Ordine dei medici, annunciando che il governo si metterà al lavoro già nelle prossime ore: “Credo sia una richiesta giusta e comprensibile e che dobbiamo assumere nel più breve tempo possibile”. L’auspicio, conclude, è che al netto del caso Astrazeneca si riesca ad arrivare presto a una svolta: “I vaccini sono e restano l’arma fondamentale con cui uscire da questi mesi difficili”.

Che cosa abbia spinto l’ente regolatorio e di ricerca tedesco a sollecitare lo stop cautelativo del vaccino lo spiega il presidente dell’Aifa Giorgio Palù in un’intervista al Corriere della Sera: il Paul Ehrlich Institute “ha suggerito al ministro della Salute Jens Spahn di sospendere temporaneamente e in forma cautelativa il preparato di AstraZeneca in seguito al verificarsi di 6 casi di tromboembolia“. Un caso analogo si è verificato “anche in Olanda” e si aggiunge “a quelli riportati precedentemente in Danimarca e Austria”. Tutti episodi su cui però, avverte il virologo di fama mondiale, “l’evidenza scientifica di un nesso causa-effetto” con il vaccino “al momento non c’è”. Si tratta inoltre di numeri molto bassi, ma il responsabile francese per la campagna vaccinale, Alain Fischer, chiarisce dove sta il problema: “I segnali d’allerta” AstraZeneca “sono significativi più per il tipo di manifestazioni cliniche e biologiche che per il numero, che resta debole rispetto al numero di persone vaccinate”. Anche la Francia, insomma, condivide i timori della Germania. “È stata osservata in alcune persone l’insorgenza di trombosi con anomalie della coagulazione, che non siamo abituati a vedere nelle embolie polmonari ‘classiche'”. È per questo che i governi di mezza Europa hanno preferito rimettersi alle valutazioni dell’Ema. E la lista di Paesi che fanno parte del blocco si allunga di ora in ora: dopo Germania, Italia, Francia, Spagna e diversi Stati del nord e dell’Est Europa, ora anche la Svezia e la Lettonia hanno deciso di fermare le iniezioni.

Orlando: “Il governo parlerà dopo l’Ema” – Se però in Francia e altri Paesi sono stati direttamente i capi di Stato o di governo a dare l’annuncio, in Italia tutto è avvenuto con un comunicato stampa dell’Aifa. Non sono mancate polemiche, ma sul punto il ministro del Lavoro Andrea Orlando difende così l’operato dell’esecutivo: “Non si tratta di esprimere opinioni, ma di partire dai fatti. Finché non ci sono fatti è giusto mantenere attenzione all’esito. Appena le agenzie competenti si saranno pronunciate chiariremo la dinamica di queste vicende, sapremo se si tratta di un falso allarme o se ci saranno contromisure che devono essere prese”. Il ministro Federico D’Incà, ospite di “Start” su SkyTg24, aggiunge che non c’è stata alcuna “componente emotiva” nella decisione, semmai “delle valutazioni fatte sui dati“. “Credo che il ministro Speranza e il presidente Draghi abbiano fatto le giuste valutazioni e siamo intervenuti”, aggiunge D’Incà. “Stiamo attendendo le indicazioni dell’Ema che darà risultati nelle prossime 48 ore e da lì in poi avremo tutti gli elementi per poter proseguire le vaccinazioni“.

Le rassicurazioni di Palù e Garattini – Resta però il timore che lo stop ad Astrazeneca – anche se temporaneo – alla fine possa compromettere le adesioni dei cittadini. È per questo che tanti esperti stanno intervenendo su stampa e tv per fornire rassicurazioni. Il presidente Palù ricorre ai numeri per ridurre la portata dell’allarme: “Nei 12 milioni di vaccinati del Regno Unito e nei 5 milioni dell’Unione europea, i casi registrati di questi eventi gravi erano finora prevalenti in persone anziane, età media 70 anni. L’incidenza è dunque nettamente inferiore a quella di un caso su mille circa, tipico di queste manifestazioni. Bisognerà vedere se le donne morte in Germania avevano condizioni predisponenti la trombosi come l’assunzione di pillola anticoncezionale oppure altre alterazioni di base della coagulazione”. Per il virologo, infatti, “è improbabile un nesso causale diretto tra vaccinazione e decessi. Al massimo potrebbe esserci una concausa nel senso che i problemi potrebbero riguardare solo persone predisposte a sviluppare queste patologie”. I vaccini finiscono sotto i riflettori “perché vanno a persone solitamente in piena salute, a scopo preventivo”, ma “nei bugiardini dei medicinali più banali comunemente usati sono elencati una sfilza di effetti indesiderati molto superiori a quelli dei vaccini”.

Anche il fondatore e presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs, Silvio Garattini, insiste nel ridimensionare l’allarme: “Bisogna dire che in Italia ogni giorno muoiono circa 1.800-2.000 persone, e che qualche persona muoia avendo preso il vaccino il giorno prima fa parte della realtà: il vaccino non dà l’immortalità, protegge soltanto dai danni indotti dal Covid”. In questo momento, ha ribadito Garattini, “noi sappiamo che c’è un rapporto di causa-effetto tra il virus e il tromboembolismo, non tra il vaccino e il tromboembolismo. Che poi ci possa essere qualche lotto che dà degli effetti collaterali più intensi nessuno lo può escludere, ma bisogna sempre considerare il rapporto benefici-rischi: se avessimo avuto il vaccino, non avremmo avuto 100mila morti” per Covid.

Galli: “Lo stop farà danni”. Il precedente Fluad – Il problema è che non è facile far passare questo messaggio ai cittadini. Lo sa bene l’infettivologo dell’ospedale Sacco e dell’università Statale di Milano Massimo Galli, a cui “vengono i brividi” ripensando a un precedente di qualche anno fa. “A me sembra un po’ di rivivere l’esperienza del 2014, quando fu ritirato un lotto di un vaccino antinfluenzale“, il Fluad. “Il risultato fu che i 3 decessi in qualche modo attribuiti a quel vaccino si rivelarono assolutamente indipendenti dal vaccino” stesso, “però il numero dei vaccinati calò drasticamente, di 6 punti percentuali. Avevamo avuto l’anno prima circa il 54% di vaccinati over 65, che già non era un granché, e l’anno dopo ci fu un 48%, credo il minimo della nostra storia recente, probabilmente con qualche centinaio di morti in più, quelli sì, per le conseguenze dell’influenza”. Ecco perché, “quando mi ricordo questa cosa, mi vengono un po’ i brividi – confessa Galli – Perché va benissimo la prudenza, va benissimo verificare, però provvedimenti di questo tipo mettono la gente in apprensione“.

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