I grandi Paesi europei fermano la vaccinazione con AstraZeneca in via precauzionale attendendo un nuovo parere dell’Ema, previsto per giovedì dopo due riunioni in programma martedì e mercoledì. Un’azione coordinata che ha coinvolto Italia, Germania, Francia e Spagna e porta a 13 gli Stati membri dell’Unione che hanno deciso di fermare la somministrazione del vaccino anti-Covid dell’azienda britannico-svedese dopo alcuni casi di tromboembolia registrati in persone che avevano ricevuto la prima dose. A questa lista si è poi aggiunto anche il Portogallo. Prudenza, più che allarme. La campagna vaccinale rallenta, quindi, in attesa che l’Agenzia europea del farmaco fughi ogni dubbio riguardo un eventuale nesso di causalità. L’ente regolatore continua a ribadire che “rimane attualmente dell’opinione che i benefici” del vaccino”nella prevenzione di Covid-19, con il rischio di ospedalizzazione e morte associato” alla malattia “superano i rischi di effetti collaterali” eventualmente correlabili. E anche l’Organizzazione mondiale della Sanità spinge per proseguire le inoculazioni.

Ma, mentre il Regno Unito tira dritto, molti Stati membri frenano. Così dopo gli stop di Austria e Danimarca e la decisione identica presa durante il week end da altri Paesi, tra cui l’Olanda, lunedì è toccato a quattro ‘big’ vietare la somministrazione, pur sottolineando con diverse sfumature che si tratta di uno stop “temporaneo” e “precauzionale” che segue il blocco di alcuni lotti, due quali distribuiti in Italia. Dopo un briefing tra le cancellerie europee, è stato quasi simultaneo l’annuncio di Germania, Francia, Spagna e Italia – che nei primi 9 mesi del 2021 dovrebbe ricevere 40,16 milioni di dosi – nei confronti di AstraZeneca, già finita nel mirino di Bruxelles per il taglio della fornitura di dosi e l’export verso Australia.

Il primo annuncio è stato quello di Berlino, basato su una raccomandazione dell’Istituto Paul Ehrlich che ritiene necessarie “ulteriori indagini” dopo la denuncia di sette casi di trombosi cerebrali fra persone a cui era stato inoculato il prodotto sviluppato dall’Università di Oxford, ha spiegato il ministro della Sanità tedesco Jens Spahn. “Accade molto raramente – ha affermato – Fino a questo momento, ci sono sette casi su 1,6 milioni di vaccinazioni in Germania. Si tratta di un rischio molto basso, ma se c’è un legame con il vaccino è sproporzionato”. È toccato quindi all’Aifa imporre il divieto, con il ministro della Salute Roberto Speranza che ha sottolineato di averne parlato in un colloquio con il presidente del Consiglio Mario Draghi. L’alt immediato, ha spiegato il direttore generale dell’Agenzia del farmaco Nicola Magrini, è maturato “perché diversi paesi europei, tra cui Germania e Francia, hanno preferito sospendere in presenza di alcuni recentissimi e pochissimi casi di eventi avversi in donne e giovani, e ciò ha suggerito uno stop di verifiche prima di ripartire”. Quasi simultaneo l’annuncio di Emmanuel Macron, quindi è arrivato l’analogo provvedimento della Spagna che durerà 15 giorni.

L’attività di indagine dell’Ema intanto continua e dovrebbe giungere a un responso nei prossimi giorni: il Comitato per la sicurezza esaminerà ulteriormente le informazioni “domani, martedì, e ha convocato una riunione straordinaria giovedì 18 marzo per concludere su quanto raccolto e su qualsiasi ulteriore azione che potrebbe essere necessaria”, l’annuncio l’Agenzia Ue in una nota in cui spiega che “sta lavorando a stretto contatto con l’azienda, con esperti in malattie del sangue e con altre autorità sanitarie”, tra cui l’ente regolatorio britannico, Mhra, per “la sua esperienza con circa 11 milioni di dosi somministrate del vaccino”. L’indagine, aggiunge l’Ema, “è proseguita nel fine settimana e nei prossimi giorni verrà condotta un’analisi rigorosa di tutti i dati relativi agli eventi tromboembolici” segnalati. “Gli esperti stanno esaminando nel dettaglio tutti i dati disponibili e le circostanze cliniche che riguardano i casi specifici per determinare se il vaccino potrebbe aver contribuito o se è probabile che l’evento sia stato dovuto ad altre cause”.

Il Regno Unito, sotto pressione per la prudenza europea mentre la campagna in Uk procede spedita, è tornato a sottolineare che la “sicurezza è fondamentale” e dopo 11 milioni di somministrazioni “non c’è stata una dimostrabile differenza nel numero di coaguli di sangue da quando il vaccino è stato introdotto”, ha dichiarato il professor Anthony Harnden, vice presidente della commissione congiunta della vaccinazione. “Il vaccino è stato rigorosamente testato per la sicurezza ed approvato dall’Ema, l’Mhra e dall’Oms, così le persone devono continuare a farlo”, conclude Harnden.

La stessa linea dell’Oms, che ritiene che i Paesi debbano continuare ad utilizzare il vaccino di AstraZeneca: “Sfortunatamente, le persone muoiono di trombosi ogni giorno, la chiave è se questo abbia qualche legame con il vaccino – ha detto Soumya Swaminathan, scienziato capo dell’Oms – Al momento non abbiamo riscontrato che ci sia una relazione tra il vaccino e i casi di trombosi rilevati. Infatti, le percentuali di trombosi tra i vaccinati sono addirittura inferiori a quelle della popolazione nel suo complesso. Nessun farmaco è sicuro al 100%, ma bisogna tenere conto dei vantaggi di vaccinare la popolazione”. E martedì un panel di esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità valuterà i dati sulla sicurezza del vaccino, ha annunciato il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, sottolineando che si tratta di “una pratica di routine” e che al momento non c’è alcun legame accertato.

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