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Il nuovo comandante dei carabinieri accolto da sette colpi di pistola. Io la chiamo ‘ndrangheta

Il nuovo comandante dei carabinieri accolto da sette colpi di pistola. Io la chiamo ‘ndrangheta
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Un’espressione che ormai ha smesso di essere utilizzata nel gergo politico è “utile idiota“. Gli studiosi di scienze politiche ci dicono che, sebbene la sua paternità fino alla prima metà del secolo scorso era attribuita a Lenin – che la utilizzava per descrivere quei giornalisti e viaggiatori occidentali che sostenevano l’Unione Sovietica e le sue politiche in Occidente – risulta essere di controversa attribuzione. Al di là di poter scoprire a chi possa essere attribuita la locuzione, sono fermamente persuaso che essa debba trovare nuovamente spazio nel gergo politico attuale italiano, ammesso e non concesso che ospiti ancora politici degni di questo nome. Se pur mi sia sforzato, non sono riuscito a trovare altra espressione che meglio potesse definire tutti coloro che hanno contribuito a eleggere Mario Draghi come Presidente del Consiglio. Ma è certamente un mio limite, lo ammetto!

Considerati gli ultimi accadimenti avvenuti in questi giorni nella cittadina di Cetraro, splendida località dell’alto Tirreno cosentino, che hanno coinvolto il giovane neo-Comandante f.f. della locale stazione dei Carabinieri, Orlando D’Ambrosio – al quale hanno dato il benvenuto con sette colpi di pistola esplosi verso la sua macchia parcheggiata di fronte alla caserma -, ritengo che la medesima espressione debba trovare spazio anche in altri contesti. Precisamente in quelli che riguardano la ‘ndrangheta.

Ormai è un fatto acclarato da tempo che essa sia riuscita a raggiungere i livelli di apice della criminalità organizzata su scala mondiale grazie ai colletti bianchi, ai rapporti con la massoneria deviata, agli inimmaginabili proventi ricavati grazie allo spaccio di droga, con tutto ciò che esso significa per l’ingerenza nell’economia globale. Forse non tutti sanno, però, che ciò è stato possibile anche grazie agli “utili idioti” che quando accadono fatti come quelli ricordati sopra non riescono correttamente ad interpretarli per quello che sono: espressione di una mentalità mafiosa profondamente radicata in un determinato territorio, a prescindere se gli eventi in questione siano o meno riconducibili alla ‘ndrina locale. Cosca Muto per intenderci, oppure altre cosche che a giudizio dello scrivente, sono presenti nel territorio dando vita a ciò che in gergo si chiama “locale di ‘ndrangheta” che, ricordiamolo, intanto può sorgere poiché riceve il consenso da parte del “crimine di Polsi”. Proprio come è accaduto nella vicina Amantea.

Utili idioti (sempre alla ‘ndrangheta) sono, altresì, coloro che tendono sempre a minimizzare ritenendo questi fatti ascrivibili a “delinquenza comune” che non ha nulla a che spartire con i contesti mafiosi. Utili idioti sono anche coloro che li ritengono semplicemente gesti riconducibili a “quattro spacciatori”. Ma l’elenco dell’idiozia che serpeggia indisturbata nella mente poco riflessiva di coloro che dicono quello che pensano ma farebbero meglio a pensare a ciò che dicono, non finisce certo qui. Utili idioti, sono anche coloro che ritengono che parlare o denunciare la ‘ndrangheta sui media e sui social danneggi l’economia o il volto di una città. Così come utili idioti sono anche coloro che non pensano che lo spaccio di droga sia direttamente collegato alla ‘ndrangheta ma sia invece un fatto di semplice “delinquenza comune”.

Come si vede, l’elenco è lungo. Da diversi anni nei nostri contesti di lotta alla criminalità organizzata andiamo ripetendo che essa è innanzitutto una sfida culturale. La conoscenza è già una prima e fondamentale forma di resistenza. Essa, come si può facilmente dedurre, è tesa anche a purificare l’idiozia, gustoso e gratuito alimento di cui si nutrono ben volentieri le mafie.

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