“Sistema Cosenza”. Questo è il nome dell’indagine che la Procura della Repubblica ha concluso nei giorni scorsi all’Asp di Cosenza, la più grande Azienda sanitaria calabrese. Dall’inchiesta emerge di tutto: bilanci falsificati, concessioni ed incarichi dati in maniera illegittima e molto altro ancora. Ben 15 sono gli indagati tra dirigenti ed alti funzionari, sia della stessa Asp che della Regione Calabria, tra questi anche gli ex Commissari ad Acta Massimo Scura e “lo smemorato” Saverio Cotticelli, l’ex dirigente Asp Massimo Mauro e i direttori del dipartimento della salute.

Secondo il Procuratore della Repubblica di Cosenza Mario Spagnuolo, “è stato scoperchiato il vaso di Pandora ma siamo solo all’inizio. L’Asp è stata gestita con metodi non corretti, favorendo persone che non dovevano in alcun modo essere favorite e soprattutto producendo documenti contabili falsi. Ricostruire i bilanci è un’impresa improba tanto è vero che chi doveva vigilare non lo ha fatto. Qualora fosse stato presentato un bilancio reale, si sarebbe determinato un buco enorme con gravi ripercussioni in ambito regionale”.

Tutto questo a distanza di circa due mesi dalla precedente indagine nell’Ospedale hub dell’Annunziata di Cosenza. Quattro persone della Coopservice con sede a Reggio Emilia, sono state arrestate e poste ai domiciliari da carabinieri e Guardia di finanza. Un danno all’Azienda ospedaliera stimato in tre milioni di euro, sequestrati a M.F., indagata e dipendente dell’Azienda. Sempre il Procuratore Spagnuolo precisa che si è “fatta luce su un meccanismo che erode l’erario pubblico e rende un pessimo servizio alla collettività”.

I reparti erano sporchi, i primari segnalavano i disagi e i lavoratori non avevano i dispositivi di protezione adeguati. “In sintesi – ha aggiunto Spagnuolo – qualcuno della società si alzava e proponeva di fatturare una cifra all’Azienda ospedaliera e qualcun altro ci metteva una firma sopra, senza alcun controllo”.

Gli stessi operatori che facevano le pulizie in un reparto si ritrovavano a fare assistenza ai malati in un altro. E poi il software per il conteggio delle ore dei lavoratori commissionato e mai entrato in funzione: “Ore ed ore di lavoro che non restituivano però l’igiene che un reparto deve garantire, ma anche – ha riferito Spagnuolo – connivenze e ruberie. Al centro il management pubblico e la società che gestisce il servizio di pulizie. Un conteggio eseguito incrociando i dati delle banche dati Inps e Ispettorato del lavoro, ha consentito di scoprire anche come una parte di forza lavoro non era alle dipendenze della società”.

Tutto questo putridume non solo a danno dell’erario pubblico ma, soprattutto, a scapito dei poveri ammalati. Nonostante le inchieste in corso le cose non sono affatto cambiate. Anzi! Proprio ieri un mio caro amico mi chiedeva come dover fare ad avere notizie della zia di cui dopo essere stata trasferita a Cosenza dall’Ospedale di Cetraro si erano perse le tracce. Ma non è il solo caso. Questa mattina leggo su Gazzetta del Sud dell’inattesa morte di Gaetano Sprovieri, 76 anni, di Luzzi spirato nel Pronto Soccorso dell’Ospedale dell’Annunziata di Cosenza martedì 2 marzo. Una storia che ha dell’incredibile.

Dopo essere stato ricoverato, anche di lui si sono perse le tracce. Telefonino sparito i familiari non sono riusciti a mettersi in contatto, pur non essendo affetto da Covid. Dopo qualche giorno, finalmente un medico che gli comunica che ha solo un po’ di febbre e che è risultato negativo al tampone. Sono stati consegnati ad una guardia giurata indumenti puliti ed un nuovo telefonino. Martedì scorso, non riuscendo a comunicare con il padre, la figlia decide di andare in Ospedale ma era troppo tardi. Nel viaggio da Luzzi a Cosenza gli hanno comunicato che suo papà era morto.

La cosa più sconcertante per la signora Angelica è stata quella di trovare il padre esanime su una barella, con la camicia che indossava il giorno del ricovero. Mai cambiato né lavato. Scarpe, pantaloni e nuovo cellulare spariti, unitamente ai ricambi fatti recapitare e mai utilizzati. Tutto scomparso nel nulla!

Nell’azienda Ospedaliera di Cosenza la situazione è gravissima. Va bene la ricorrenza dantesca ma il dover “lasciare ogni speranza” per coloro che entrano in Pronto Soccorso ci sembra davvero intollerabile per un Paese civile.

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