No alla scarcerazione, anche se per disintossicarsi. Il gip di Milano, Tommaso Perna, ha respinto l’istanza della difesa di Alberto Genovese, l’imprenditore accusato di stupro di una 18enne, di ottenere gli arresti domiciliari in una clinica per disintossicarsi. L’indagato è in carcere da novembre perché accusato di aver stordito con droghe e stuprato una ragazza. Il giudice ha detto no anche a una perizia che avrebbe dovuto valutare la compatibilità col carcere dell’ex mago delle start up digitali. Dagli atti del servizio psicologico di San Vittore, infatti, è emerso che Genovese non ha patologie, nemmeno legate all’uso di cocaina.

La Procura di Milano aveva dato parere negativo alla richiesta di scarcerazione. Il pm Rosaria Stagnato e il procuratore aggiunto Letizia Mannella ritengono che le condizioni di Genovese siano compatibili con il carcere, dove tra l’altro viene curato e seguito. Negli interrogatori davanti a gip e pm l’imprenditore aveva fatto riferimento più volte ai suoi problemi con le droghe e agli effetti che hanno su di lui, come la perdita di “controllo” e l’incapacità di distinguere il confine tra “legalità e illegalità”.

Nell’istanza la difesa faceva presente, in sostanza, che il 43enne è depresso, ha problemi psicologici e sta soffrendo in carcere per la sua dipendenza da cocaina e che potrebbe essere a rischio suicidio. Genovese non ha mai ammesso di aver commesso le violenze e anzi ha messo a verbale che ci sarebbe stato un accordo tra lui e la ragazza su un compenso. Genovese, tra l’altro, è anche indagato per altri presunti abusi, tra Milano e Ibiza, su altre giovani ospiti dei party a base di droghe ed è pure sotto inchiesta in un filone patrimoniale che si concentra sulle sue movimentazioni finanziari0.

Lo scorso fine settimana gli avvocati Luigi Isolabella e Davide Luigi Ferrari avevano presentato un’altra richiesta al giudice Tommaso Perna, quella di una perizia con la formula dell’incidente probatorio sugli audio delle telecamere a circuito chiuso dell’ormai nota ‘Terrazza Sentimento. Un accertamento “fonico” che, secondo la difesa, sarebbe utile per verificare se la 18enne quel 10 ottobre abbia o meno dato il consenso a ciò che è avvenuto successivamente. Perizia, dunque, che potrebbe incidere, a detta della difesa, sull’accusa di violenza sessuale dell’indagato, in carcere anche per sequestro di persona, lesioni e cessione di droga nelle indagini della Squadra mobile di Milano.

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