Il 21 gennaio 2021 il Parlamento europeo ha approvato, nel più completo disinteresse degli organi di informazione, a larga maggioranza una risoluzione che ha l’ambizione di indicare alla Commissione europea e agli Stati membri le modalità per risolvere la precarietà abitativa in Europa.

Questa storica risoluzione chiede politiche di edilizia pubblica a fronte al fallimento del neoliberalismo. Chiede, infatti, alla Commissione Europea e agli Stati membri di agire per affrontare la crisi edilizia e i senzatetto attraverso politiche fondate sul diritto all’alloggio ratificato dagli Stati e dall’Unione Europea con la Carta sociale e il Pilastro dei diritti sociali.

Chiede: lo stop agli sfratti di affittuari e mutuatari, edilizia sociale più pubblica e sostenibile anche utilizzando le risorse del Recovery Fund; la regolamentazione del mercato degli affitti per contrastare gli affitti alti; la regolazione degli affitti brevi; l’abbandono di politiche di segregazione sociale.

Le politiche neoliberiste che hanno alimentato la privatizzazione, la finanziarizzazione e la speculazione immobiliare hanno prodotto in Europa più di 700,000 senzatetto ed oggi il 9,6% delle famiglie e il 48% dei giovani spendono più del 40% del proprio reddito in affitto.

Nei paesi dell’Ue si stima una carenza di investimenti in alloggi sociali e a basso costo di affitto di circa 57 miliardi di euro all’anno. Non ci sono più scuse per non utilizzare il Fondo europeo di sviluppo regionale, il Fondo di transizione Just, InvestEu, Fse+, Horizon Europe e Next Generation Eu e soprattutto ora il Recovery Fund per le case popolari. Spetta, ora, alla presidenza portoghese dell’Unione Europea nella prima metà del 2021 e alla commissaria Ursula Von Der Leyen essere coerenti con la volontà di attuare politiche abitative efficaci come quelle indicate nel testo della Risoluzione approvata dal Parlamento europeo.

Nell’Unione europea ci sono 700.000 senzatetto e 80 milioni di persone hanno difficoltà a pagare l’affitto. La risoluzione propone l’obiettivo dell’eliminazione dei senzatetto, aumentati del 70% negli ultimi 10 anni, entro il 2030, l’opposizione agli sfratti garantendo il passaggio da casa a casa e il sostegno a un mercato immobiliare che sia inclusivo.

La Risoluzione tra gli obiettivi prioritari che il Parlamento europeo indica alla Commissione e agli Stati membri propone la definizione di una strategia abitativa europea, la lotta alla discriminazione abitativa, con un occhio alle priorità indicate dal Green Deal, con l’obiettivo dichiarato di procedere al rinnovamento di almeno il 3% del patrimonio immobiliare europeo ogni anno.

La Risoluzione afferma che l’Ue e gli Stati membri hanno l’obbligo di garantire a tutti l’accesso ad alloggi dignitosi e a prezzi accessibili, questo a fronte della constatazione che i costi di locazione e i prezzi delle case sono aumentati in 22 Paesi tra il 2007 e il 2019. Una situazione che il Covid ha ulteriormente aggravato in termini di insicurezza abitativa e di rischio di sfratto.

Tra le considerazioni più importanti la Relazione afferma che gli sgomberi forzati senza forme appropriate di protezione sono riconosciuti come una grave violazione dei diritti umani. La crisi Covid ha dimostrato che il contrasto ai senzatetto è questione di salute pubblica.

Importante l’invito alla Commissione e agli Stati membri a introdurre l’edilizia sociale verde nei piani di investimento abitativo; così come propone anche di garantire misure eccezionali per prevenire i senzatetto durante la crisi Covid quali le moratorie degli sfratti e la non disconnessione di energia elettrica, mantenendo queste per il tempo necessario e seguite da soluzioni adeguate e permanenti. L’Europarlamento invita la Commissione europea e gli Stati membri a proteggere i mutuatari ipotecari dagli sfratti.

Si propone che l’edilizia abitativa sia una delle principali iniziative del piano di azione collegato al Pilastro sociale europeo. Cosi come vanno messe in atto strategie nazionali per prevenire la segregazione sociale con una più ampia distribuzione geografica degli alloggi sociali, attraverso un approccio sostenibile all’uso del suolo urbano, dando priorità alla riabilitazione delle case abbandonate rispetto alla costruzione di nuove.

Sul mercato degli affitti brevi turistici il Parlamento europeo afferma che la loro crescita espansiva sta sottraendo alloggi al mercato, facendo così salire i prezzi, e può avere un impatto negativo sulla vivibilità nei centri urbani e turistici. Infatti la risoluzione propone di definire norme proporzionate per i servizi di ospitalità, tra le quali la registrazione obbligatoria, la limitazione dei permessi e le politiche specifiche di zonizzazione, la limitazione del periodo, evitando la “turisticizzazione”, lo svuotamento dei centri urbani e il declino della qualità della vita in essi, a danno dei residenti.

Questa Risoluzione del Parlamento europeo, difficile da sintetizzare, può rappresentare una svolta epocale dopo le sbornie liberiste che hanno imperversato sull’Europa. L’augurio è che la Commissione europea e gli Stati membri recepiscano i principi e le indicazioni così ben descritte e proposte dal Parlamento europeo. Per esempio in Italia prevedendo un corposo e pluriennale intervento di edilizia residenziale pubblica.

Articolo Precedente

Atrofia muscolare spinale, l’appello all’Aifa: “Consentire terapia genica anche ai bambini sopra i 6 mesi di vita”

next
Articolo Successivo

“Anche per i bambini rifugiati tornare a scuola è importante”: l’appello dell’attrice Cecilia Dazzi per la campagna dell’Unhcr – Video

next