Alcuni giorni fa ho partecipato ad un interessante dibattito promosso da Link Coordinamento universitario, coordinato da Cristina Specchi, la dott.ssa Federica Laudisa dell’Ires Piemonte “Osservatorio regionale per l’Università e per il Diritto allo Studio Universitario”, Sarah Gainsforth, giornalista, Rossana Didonna di Link, senatrice accademica allo Iuav.

Nel corso del dibattito la Dott.ssa Laudisa ha fornito dati e spunti interessanti che ritengo utile far conoscere perché sono fondamentali per capire come in Italia gli studenti, in particolare quelli fuorisede, hanno enormi difficoltà, ampliate dall’emergenza sanitaria.

La percentuale media in Europa di studenti che abitano con i genitori è del 36%, mentre in Italia è del 69%. Per quanto attiene le residenze universitarie, la media europea degli studenti che vi alloggiano è del 18% con punte dal 31 al 41% della Svezia, della Finlandia e della Turchia. In Italia la media è del 3%. In pratica, come ha sottolineato la dott.ssa Laudisa dell’Ires Piemonte, quasi uno studente su cinque alloggia in Europa in una residenza universitaria mentre in Italia con il 3% siamo davanti solo a Georgia e Malta.

Nell’ambito dei posti letto nelle residenze universitarie il confronto con Paesi europei quali la Francia e la Germania, dati del 2019, è impietoso. L’Italia ha meno di un terzo dei posti letto rispetto a Francia e Germania. Mentre in Italia i posti letto complessivi sono 51.672 in Francia sono 175.000 e in Germania 194.268. Quindi degli oltre 410.000 studenti fuorisede in Italia solo il 12% alloggia in una residenza universitaria, sia pubblica che semi pubblica.

Grazie alla legge 338/2000 in Italia si è assistito ad un aumento dei posti letto, ma questi sono stati solo 13.700, aumento avvenuto tra il 2005 e il 2019 pari al 36% ma ancora largamente insufficiente. Ma anche qui va sottolineato che il 60% dei posti letto cofinanziati per regione sono stati realizzati in 4 Regioni: Lombardia, Lazio, Emilia Romagna e Toscana.

Secondo Eurostudent il costo dell’alloggio per gli studenti incide per il 36% sul totale delle spese. Del resto i contributi affitto erogati con il contagocce e la detrazione del 19% del costo dell’affitto non rappresentano un valido sostegno.

Questi dati, credo anche poco conosciuti, ci dicono come il diritto allo studio non si possa realizzare compiutamente e che su questo incidono profondamente il caro affitti e la assoluta insufficienza dei posti letto nelle residenze universitarie.

Il diritto all’alloggio per gli studenti fuorisede non è altra cosa dal diritto alla casa. Non sono in competizione tra loro, anzi sono complementari e devono a mio dire marciare insieme. Se manca uno l’altro è a rischio. Come? Ad esempio nell’ambito delle risorse del Recovery Fund da destinare al Piano nazionale di edilizia residenziale pubblica, si preveda, attraverso il recupero degli immobili pubblici e privati, di realizzare posti letto e residenze universitarie con l’obiettivo di raggiungere i livelli e la media europea.

Inoltre sono necessari contributi affitto degni di tale definizione, basti pensare che la Francia nel 2019 ha stanziato per contributi affitto per studenti 1,5 miliardi di euro, in Italia siamo fermi ai 20 milioni stanziati dal decreto legge “Rilancio”. C’è da fare molto, ma se non usiamo le risorse del Recovery Fund per interventi strutturali e duraturi, perdiamo una occasione storica: ci vorrebbe più coraggio e chiarezza di intenti da parte del Governo e delle Regioni.

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