“Fateci partire”. A lanciare questo appello al ministero dell’Università e a quello degli Esteri sono gli studenti dell’ateneo di Genova pronti, nonostante la pandemia, a viaggiare con il progetto di mobilità internazionale “Erasmus”. A bloccare i circa 300 giovani liguri è l’università che in una nota ufficiale di novembre precisa: “Considerato l’evolversi della situazione sanitaria a livello europeo e mondiale e la raccomandazione della Farnesina di evitare viaggi all’estero se non per ragioni strettamente necessarie, al momento è sospesa la mobilità internazionale degli studenti, dei docenti e del personale tecnico-amministrativo, sia in uscita sia in entrata, fino a nuove disposizioni”. Una scelta fatta anche dalle Università di Salerno. Mentre l’ateneo di Trieste ha messo in guardia gli studenti: “Pur continuando a fornirvi supporto ed assistenza, l’università non ha gli strumenti per aiutarvi a risolvere tutti i problemi cui potreste andare incontro. Solo voi siete in grado di valutare la vostra motivazione, rimodulare le vostre aspettative e ponderare le vostre scelte in termini di costi e benefici”.

Sull’Erasmus, la scelta spetta ai rettori in piena autonomia. In tanti, infatti, hanno scelto di far partire i propri studenti: Torino; Milano Bicocca; Bergamo; Pavia; Iuav di Venezia; Ca’ Foscari; Padova; Siena; Firenze; Bologna: Roma Sapienza; Roma Tre; Napoli Orientale; Cagliari e Sassari. La pandemia non ha fermato totalmente il progetto “Erasmus”. Secondo i dati della Commissione europea sugli studenti Erasmus in mobilità a marzo 2020, al momento dell’emergenza sanitaria c’erano 165mila ragazzi europei nei Paesi che aderiscono alla mobilità internazionale. Di loro, il 40% ha proseguito la permanenza nello Stato ospitante. Anche i ragazzi italiani non si sono fermati. A confermarlo sono i dati nazionali (fonte Agenzia Erasmus+ Indire): i nostri universitari in giro a marzo 2020 erano circa 13 mila e circa la metà, nonostante il Coronavirus, ha scelto di non tornare a casa. Tra l’altro l’andamento delle domande di candidature per Erasmus 2020, presentate alla scadenza di febbraio 2020, presentava un più 3%. Ora si apre lo scenario per il 2021. Dall’Indire, l’istituto nazionale per la ricerca e l’innovazione della ricerca educativa, che si occupa di ricevere le domande degli atenei, sono prudenti: “Non sappiamo ancora quanti effettivamente partiranno. Saranno sicuramente meno dello scorso anno. Tutto dipende dalle scelte delle singole Università. E’ chiaro che se i vaccini miglioreranno la situazione della curva epidemiologica, i primi che riprenderanno a viaggiare saranno proprio i giovani”. Intanto l’Agenzia Nazionale Erasmus+ Indire, insieme alla fondazione “garagErasmus”, ha lanciato il progetto “The + of Erasmus”, un pacchetto di servizi virtuali rivolto a tutti gli studenti internazionali in partenza e in arrivo in Italia nell’anno accademico 2020/21. “In questo modo – spiegano all’Indire – intendiamo trasformare un periodo di difficoltà in un’opportunità per migliorare l’esperienza del programma Erasmus, rendendolo più digitale, inclusivo e sostenibile dal punto di vista ambientale”.

Articolo Precedente

Milano, termina tra gli applausi l’occupazione del liceo Manzoni contro la dad: “Chiesti protocolli chiari, dimostrato che pretendiamo istruzione”

next
Articolo Successivo

È dura insegnare l’importanza delle regole nell’anno della scuola senza regole

next