Il 2020 di Matteo Salvini inizia nel segno della speranza: strappare al centrosinistra la Calabria, governata nei cinque anni precedenti da Mario Oliverio, e soprattutto dare una bella spallata a Stefano Bonaccini e prendersi la rossa Emilia-Romagna. Nel primo caso la vittoria del centrodestra è facilmente prevedibile. Nel secondo caso, qualora la candidata della Lega, Lucia Borgonzoni, ce la faccia, “ci prendiamo anche il governo”. Parola del segretario del Carroccio, che nel primo mese dell’anno ostenta grande sicurezza: “Lucia vince, sono stra convinto”. Come sono andate le cose è storia: la Lega in Calabria non ha sfondato (12,25% dei consensi) e la vittoria più che altro è andata a Jole Santelli, che con la sua lista e Forza Italia ha messo insieme il 20,79% dei voti. In Emilia il presidente uscente ha staccato la rivale di quasi otto punti e il Pd si è confermato il primo partito. Il commento di Salvini il giorno dopo? “Mica possiamo vincere sempre, sennò che noia“.

A fine febbraio la politica politicante cede il posto a problemi decisamente più seri. Il coronavirus investe l’Italia, specialmente Bergamo e la Lombardia. Dopo le prime misure restrittive decise dal ministero della Salute e dal governo, il 27 del mese Salvini si lancia in una diretta Facebook, da un aeroporto, in cui tira in mezzo Sergio Mattarella perché il suo appello arrivi a Giuseppe Conte: “Riaprire tutto quello che si può riaprire”. E poi via con uno dei suoi famosi elenchi: “Riaprire fabbriche, negozi, musei, gallerie, palestre, discoteche, bar, ristoranti, centri commerciali. Riaprire e tornare a lavorare, lavorare, lavorare“. Undici giorni dopo, la prima giravolta. Fuori da Palazzo Chigi, accompagnato da Giorgia Meloni e Antonio Tajani, è scuro in volto: “Ho chiesto a Conte di chiudere tutto. La risposta è stata no”. Il giorno dopo è arrivato il lockdown.

Nonostante la richiesta di chiusura fatta all’esecutivo, durante l’isolamento Salvini mostra i primi segni di cedimento. È il 27 di aprile quando con un’altra diretta Facebook, “a nome di milioni di italiani”, come sostiene, si rivolge di nuovo a Conte: “Basta, fateci uscire, fateci guadagnare, fateci lavorare“. Ed è così, questa volta con maggior coerenza, che di lì a poco il leader della Lega si ritrova di nuovo con Meloni e Tajani e in più, questa volta, migliaia di persone. È la manifestazione del centrodestra a Roma del 2 giugno, caratterizzata da selfie senza mascherina, strette di mano, assembramenti a perdita d’occhio. “Chiedere scusa per quello che è successo ieri?”, dirà ai nostri microfoni, “sa che il problema degli italiani è la cassa integrazione?”.

Durante l’estate e per tutto l’inizio dell’autunno (almeno finché il Covid non tornerà a stravolgere le nostre vite con una seconda ondata di infezioni) Salvini resterà sulla stessa linea. E infatti partecipa a un convegno definito “negazionista”, dove parla di “terrorismo psicologico e culturale”, in merito all’esistenza di una pandemia. Poi attacca ripetutamente Conte e il governo: “L’emergenza è nella vostra testa“. E mostra una crescente intolleranza nei confronti di distanziamento sociale e mascherine. Addirittura, qui meno coerentemente rispetto a quanto chiesto a inizio marzo, e cioè di “chiudere tutto”, accusa l’esecutivo di “aver sequestrato in casa milioni di italiani senza motivo. Ed è la seconda, grande giravolta.

In mezzo, invita un minore a salire sul palco di Cervia e a togliersi la mascherina (il giorno dopo, intervistato a SkyTg24, farà una parziale retromarcia con un “ascoltiamo la scienza e usiamo la testa”); finisce sulle prime pagine per la fame irrefrenabile di ciliegie mentre Luca Zaia, accanto a lui, parla di un batterio killer che negli ospedali veneti ha giù ucciso alcuni bambini; poi c’è la contestazione più dura dell’anno, quella di Mondragone, e l’aggressione a Pontassieve, dove una ragazza gli strappa il rosario; e infine la nuova tornata di Regionali, che sorride più al centrosinistra che al centrodestra e molto poco a Salvini (la partita in Toscana con la candidata leghista Susanna Ceccardi viene persa). Tra tutto ciò, all’inchiesta sui fondi della Lega si somma quella relativa alla Lombardia Film Commission, che porta agli arresti tre commercialisti legati al Carroccio. “Inchiesta più o inchiesta meno“, commenta ridendo Salvini, “sui soldi in Russia, in Svizzera, in Liechtenstein. Non ci sono soldi, non ho paura di niente e di nessuno”. Ma nel corso dell’estate c’è anche la partita sul Recovery Fund: “Tifo per l’Italia e gli italiani”, dice prima del Consiglio europeo del 20-21, “ma se quello che otterremo è quello di cui si legge, e cioè meno di quello che paghiamo, la fregatura sarà dietro l’angolo”. E ancora, a vertice in corso: “Non concluderanno nulla, la posizione dell’Italia è debolissima”. Poi Conte porta a casa un accordo senza precedenti, strappando 32 miliardi di euro in più di quanto si ipotizzava alla vigilia e 82 miliardi di euro a fondo perduto. E Salvini? “È un prestito, quei soldi vanno restituiti fino all’ultimo centesimo”.

Nella parte finale dell’anno, con la seconda ondata che travolge un Paese che si scopre, di nuovo, impreparato, il leader della Lega torna a battere, a fasi alterne, contro il governo. Colpevole, a suo dire, di non aver fatto abbastanza o di aver fatto troppo (con la proroga dello stato d’emergenza, per esempio, o l’introduzione delle fasce “colorate” per le Regioni). A dicembre, Salvini chiede più volte a Conte un confronto, soprattutto in tema di riforme e Recovery: “Se lo accetta, noi ci siamo”. Salvo poi chiedere di tornare al voto. Ma a epidemia conclusa.

Twitter: @albmarzocchiMail: a.marzocchi@ilfattoquotidiano.it

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