“Il monitoraggio si manifesta con un rapporto quotidiano tra le Regioni, l’Istituto superiore di sanità e il ministero della Salute”. Il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro interviene in audizione a Montecitorio dopo che le Regioni nel corso della notte hanno chiesto “chiarezza” al governo sui criteri epidemiologici previsti dal dpcm per dividere il Paese in tre aree di rischio. “La ‘cabina di regia’ vede rappresentati il direttore generale della salute, quello della prevenzione e quello della programmazione, l’Istituto superiore della sanità e tre colleghi che rappresentano le Regioni del nord, centro e sud. Settimanalmente i dati vengono analizzati, condivisi e validati, con un processo molto preciso, tra Regioni, Iss e ministero e vengono poi assemblati, attraverso 21 indicatori, su cui si esprime un giudizio di pericolosità basso, medio, moderato o alto”. Dati che saranno quindi alla base del meccanismo di nuove chiusure e che vengono sempre condivisi con i governatori e gli enti locali. Secondo loro, invece, serve “trasparenza” sull’elaborazione dei dati da parte degli esperti. Brusaferro specifica poi un rischio alto non è determinato dalla sola presenza di un numero elevato di casi.

“Un sistema che ha un numero significativo di nuovi casi ma che ha una capacità di risposta nei suoi servizi sanitari tale da non mettere a rischio gli altri bisogni di salute, finirà in un sistema moderato, viceversa un sistema che ha un numero anche limitato di contagi ma che ha criticità nel poter rispondere concretamente alla domanda di salute, compresa quella non Covid ovviamente, finirà nella categoria di ‘rischio alto’“. Questi dati, sottolinea Brusaferro, “verranno censiti e monitorati settimanalmente e ci indirizza in maniera obiettiva del livello di rischio”. Quanto allo scenario da qui ai prossimi mesi, il presidente dell’Iss afferma: “C’è una crescita spiccata un po’ in tutto il Paese e in alcune zone più spiccate che altrove e questo richiede un’esclalation delle misure di mitigazione e contenimento del virus e poi nel momento in cui dovessimo avere una diffusione rallentata, le misure restrittive verranno rilassate, che però non vorrà dire ‘liberi tutti’ – e conclude – dobbiamo affrontare i prossimi mesi con questa circolazione per cui vanno mantenuti i livelli di cautela minimi”.

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