La Spagna aumenterà le tasse sui redditi più elevati e sulle aziende che utilizzano schemi dei elusione fiscale particolarmente aggressivi. Madrid prova a percorrere anche questa strada per far fronte alle enormi spese causate alla pandemia. L’emergenza sanitaria, in tutto il mondo, sta esacerbando le diseguaglianze e ampliando le distanze tra ricchi e ricchissimi ed il resto della popolazione. Il governo spagnolo prevede quindi di aumentare del 2% la tassazione sui redditi da lavoro superiori ai 300 mila euro l’anno e di alzare del 3% il prelievo sui redditi da capitale che superano i 200 mila euro. Quest’ultimo provvedimento riguarda un numero molto ridotto di contribuenti, spiegano i media spagnoli, ma ha un alto valore simbolico e politico. Vengono anche ridotte le esenzioni fiscali sui dividendi distribuiti dalle società e sulle plusvalenze che i grandi gruppi incassano dalle loro partecipazioni in società controllate.

Viene poi introdotto un’imposta minima del 15% per le società di investimenti immobiliari quotate e ridotte le detrazioni fiscali per i piani pensionistici private. Prende forme una mini patrimoniale: un prelievo pari all’1% sui patrimoni che superano i 10 milioni di euro, ma questa tassa dovrà ottenere anche il benestare delle varie autonomie locali. Questa formula ricalca il prelievo proposto dagli economisti Gabriel Zucman ed Emmanuel Saez: piccoli prelievi (del 2-3%) su grandi e grandissimi patrimoni (sopra i 50 milioni di euro). Se applicata a livello europeo questa tassa garantirebbe un gettito di 150 miliardi di euro l’anno. Millecinquecento miliardi in dieci anni, il doppio del Recovery fund.

“Potevano cavarcela con i tagli, abbiamo scelto un’altra strada” – Contestualmente a questi interventi il Governo, guidato da Pedro Sanchez ha deciso un incremento di aiuti e sovvenzioni, un ritocco dei salari dei dipendenti pubblici e delle pensioni. “Oggi inauguriamo una nuova fase e ci lasciamo alle spalle il percorso di austerità neoliberista”, ha affermato il vicepresidente Pablo Iglesias. “Sono bilanci progressisti, essenziali per la modernizzazione del nostro paese e per sostenere la ripresa”, ha affermato Sánchez aggiungendo “Dopo il duro colpo della pandemia, avremmo potuto cavarcela con dei tagli, oppure scegliere di rilanciare con energia. Il nostro budget prevede un aumento del 10,3% di investimenti in più rispetto ai precedenti, compresi l’anticipo dei 27 miliardi di euro del piano europeo ”. Il piano spagnolo prevede anche un incremento delle spese per istruzione e sanità e un imponente piano di investimenti infrastrutturali. Il nuovo bilancio pubblico contempla anche l’incremento dell’Iva al 21% sulle bevande gassate, una nuova tassa sugli imballaggi in plastica monouso.

La Spagna sinora ha detto che non ricorrerà ai fondi del Mes e che utilizzerà soltanto i trasferimenti ma non i prestiti del Recovery fund. Al momento Madrid, come quasi tutti i paesi della zona euro, può finanziarsi autonomamente sul mercato a tassi particolarmente vantaggiosi, inferiori di circa lo 0,5% rispetto all’Italia sulle scadenze decennali, quindi praticamente a tasso zero. Usufruire di Mes e prestiti del Recovery comporta, in ogni caso, un incremento del debito pubblico.

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