In Veneto non funziona il sistema di monitoraggio delle persone contagiate garantito dalla App Immuni, che in primavera è stata presentata dal governo e dovrebbe costituire un presidio preventivo importantissimo. Un utente risultato positivo al virus se contatta una struttura sanitaria delle Ulss del Veneto per condividere il proprio codice, così da attivare via bluetooth la ricerca di tutte le persone che sono entrate in contatto con lui, si sente rispondere: “Immuni in Veneto non funziona”. Dopo mesi in trincea contro la pandemia e le raccomandazioni ad utilizzare la tecnologia sembra incredibile, ma è vero.

A denunciare il fatto è stato “Il Corriere del Veneto”, a partire da una telefonata al servizio di igiene dell’Ulss di Padova effettuata da un uomo con tampone positivo, che aveva già avvisato familiari, amici e colleghi di lavoro. Ma non poteva rintracciare tutte le persone a cui si è avvicinato nelle ultime settimane. E’ quello che dovrebbe fare Immuni, inviando poi una notifica agli interessati per avvisarli di fare i controlli. Si tratta di una mole di dati enorme, ma utilissima, grazie a una sequenza alfanumerica di dieci caratteri che consente di inviare gli avvisi. Ma c’è un passaggio necessario, l’inserimento della sequenza nel database. Ed ecco la risposta ricevuta a Padova: “Ci dispiace, non siamo in grado di inserire il suo codice nel database. L’app Immuni non è attiva al momento in Veneto”.

Una situazione che mette in forte imbarazzo la Regione Veneto. Il governatore Luca Zaia ha annunciato una nota ufficiale di spiegazione. E ha dichiarato personalmente: “Tutto quello che è previsto come incombenza da parte dell’ente pubblico per la gestione di Immuni, nel rispetto delle competenze, lo facciamo. Diamo corso a quello che è previsto per coloro che si scaricano Immuni, non è che restano isolati in Veneto, ci mancherebbe”.

Poi è venuta dai vertici sanitari della Regione la nota con la conferma che tutto partirà dalla prossima settimana. La dottoressa Francesca Russo, della Direzione Prevenzione, Sicurezza Alimentare, Veterinaria spiega: “Invierò una lettera alle Ulss comunicando ciò che i Sisp (gli uffici Igiene, ndr) devono fare”. Perché questo ritardo? “Ci sono state mesi fa interlocuzioni con il livello centrale. All’inizio si è parlato di una procedura sperimentale solo in alcune regioni, poi le cose sono andate per le lunghe un po’ ovunque. Ora, anche alla luce dell’aumentata partecipazione dei cittadini, il sistema è stato perfezionato. Quando si riceve una notifica sull’app Immuni di un possibile contatto con un positivo, si contatta il Sisp comunicando il proprio codice. Da quel momento in poi, il sistema sanitario regionale comincia una valutazione nello specifico accompagnando il soggetto nel consueto percorso di contact tracing”.

La Regione si giustifica scaricando la responsabilità sui rapporti governo-Regioni. “La Regione Veneto, come varie altre Regioni italiane con le quali è in corso un costante coordinamento, è attiva sul tema fin dall’inizio, con una fitta serie di contatti, anche epistolari formali, con le parti interessate, a cominciare dal Ministero della Salute”. Il problema? “L’App Immuni non fornisce informazioni relative al soggetto positivo con cui si è venuti a contatto, al luogo del contatto o alle caratteristiche del contatto. Inoltre, in considerazione delle attuali norme di prevenzione vigenti ed in particolare con riferimento all’obbligo di utilizzo della mascherina in tutti i luoghi all’aperto e al chiuso, l’eventuale contatto registrato non si configura in senso assoluto come contatto stretto”. Quindi, “non essendo possibile per l’operatore del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica valutare il livello di rischio di tale contatto, già nel mese di giugno veniva proposto al Ministero della Salute un possibile protocollo applicativo per uniformare le procedure di tutte le Regioni”. Insomma, il Veneto vuole il protocollo sostenendo che non sia possibile, con Immuni, valutare il profilo di rischio e far partire la quarantena.

Severo il commento della deputata Francesca Businarolo, del Movimento Cinquestelle: “Zaia ha preso in giro 534mila veneti. Dia una spiegazioni, anziché adottare il solito trucchetto di far vedere quanto è bravo a risolvere i problemi che lui stesso ha creato”. La parlamentare aggiunge: “La Regione sta candidamente ammettendo che per mesi i dati arrivati tramite Immuni, che avrebbero potuto evitare focolai, non sono stati trattati. E’ gravissimo. Magari qualcuno si è dimenticato che a giugno Zaia aveva espresso scetticismo su Immuni promettendo ‘un’app veneta’ che non ha mai avuto seguito. A pensar male, si potrebbe dire un boicottaggio. Altrimenti si tratta di incompetenza”.

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