Un party trasformatosi in una serata degli orrori e la richiesta di tacere le violenze sessuali subite, dopo essere state drogate, per non rovinare la festa. Dentro la villa di Marconia di Pisticci, in provincia di Matera, non solo una 16enne e una 15enne sono state abusate sessualmente da un branco composto da 8 persone, quattro delle quali ora in carcere, ma una partecipante alla festa ha provato anche a silenziare lo stupro. Lo raccontano i verbali riportati nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Matera, Angelo Onorati.
“Non rovinate la festa. Non chiamate la Polizia perché questa è la festa di un mio amico”, così una delle partecipanti al party si sarebbe rivolta a un parente di una delle due ragazzine, violentate nella notte tra il 7 e l’8 settembre scorso, quando l’uomo è arrivato nella villa dopo aver saputo degli abusi. Una violenza apparsagli subito lampante: l’uomo ha detto “di aver ancora davanti” ai suoi occhi “lo stato di sgomento in cui le bambine si trovavano”.
Tornate a casa dopo la violenza sessuale subita, le due turiste minorenni inglesi “piangevano a dirotto, si trovavano in un evidente stato di shock e completamente terrorizzate”. Il branco – composto da ragazzi tra i 19 e i 23 anni – che si è accanito contro di loro, secondo il gip, avrebbe anche approfittato “delle condizioni di inferiorità psichica” delle due turiste che “dagli esami risultava avessero assunto sostanza stupefacente, somministrata a loro insaputa da soggetti in via di identificazione”.
In carcere sono stati portati Michele Masiello, Alberto Lopatriello, Alessandro Zuccaro e il 19enne Giuseppe Gargano, tutti residenti a Pisticci. Stando alla ricostruzione degli investigatori, è stato il più giovane, Gargano, a spingere con forza una delle due minorenni in una zona buia sul retro della villa dove era in corso una festa, spalleggiato da Masiello, Zuccaro, Lopatriello, e seguito dall’altra ragazza inglese che cercava di seguire la sua amica.
Poi sono iniziate le violenze a cui hanno partecipato altri quattro giovani, tre dei quali al momento indagati in stato di libertà e uno è da identificare. Le ragazze si sono difese con tutte le loro forze ma hanno dovuto soccombere alle botte e alle condotte degli arrestati e degli indagati caratterizzate “da brutalità, gravità ed efferatezza”. Nelle ore successive alla festa, stando sempre all’ordinanza, le due vittime hanno riconosciuto almeno due dei loro violentatori dopo che una cugina delle due aveva mostrato loro i profili Instagram di Masiello e Lopatriello.
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