Nell’aprile scorso, quando la procura di Savona ha aperto un’inchiesta sulle mascherine importate dalla Cina da Irene Pivetti, era stato disposto un blocco probatorio dei conti riconducibili alla sua azienda, la Only Italia Logistics Srl. Ma ora la procura di Busto Arsizio – a cui sono stati trasferiti per competenza gli atti dei magistrati di Savona e Siracusa, anche loro impegnati sul caso – ha deciso di disporre il sequestro preventivo di 1,2 milioni di euro riconducibili all’ex presidente della Camera. E ha integrato le ipotesi di reato a suo carico: oltre che per frode in commercio ed evasione dell’Iva e dei dazi doganali, Pivetti ora è indagata anche per frode in pubblica fornitura.

A darne notizia è il quotidiano La Stampa, secondo cui la decisione è arrivata dopo che Italcert, società milanese attiva nella certificazione di Dpi, ha fornito ai pm una consulenza tecnica sulle oltre 10 milioni di mascherine di tipo Ffp2 che la società dell’ex presidente della Camera ha venduto alla Protezione civile per 23 milioni di euro. Secondo gli inquirenti, il materiale era destinato agli ospedali, agli operatori sanitari impegnati nell’assistenza ai pazienti Covid e ad alcune farmacie. Compresa quella di Savona da cui è partito un filone dell’inchiesta. Il responso di Italcert non lascerebbe spazio a dubbi: quei dispositivi di protezione “non sono qualificabili come Ffp2, anzi neppure come Ffp1”. Il magistrato di Busto Arsizio Ciro Vittorio Caramone, quindi, dopo aver delegato ulteriori indagini alla guardia di finanza di Savona e Roma, ha provveduto al sequestro del denaro. L’ultima parola spetta ora al tribunale di Varese a cui la difesa di Irene Pivetti ha chiesto il riesame.

Ma non è tutto, perché la procura di Busto (la cui competenza deriva dal fatto che le mascherine sono arrivate dalla Cina con un volo diretto a Malpensa) è concentrata sull’intera partita di Dpi che la Only Italia ha garantito alla Protezione civile. I due contratti stipulati il 17 marzo, infatti, prevedevano in totale la vendita di 15 milioni di mascherine per un importo di oltre 28 milioni di euro. Come riferisce Il Secolo XIX, l’ipotesi è che Pivetti abbia agito per importare dispositivi da destinare al mercato privato, senza però pagare l’Iva. Lei si è sempre difesa sostenendo di essere stata vittima a sua volta di una truffa.

Di tutt’altra natura è invece l’indagine per riciclaggio portata avanti dalla procura di Milano. La casa e le sedi di alcune società riconducibili all’ex presidente della Camera sono state perquisite a inizio giugno alla luce di alcune operazioni sospette di import-export con la Cina fatte da Pivetti. Insieme a lei sono altre cinque le persone finite nel registro degli indagati.

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