Salim Ayash è l’unico responsabile dell’omicidio dell’ex primo ministro libanese, Rafiq Hariri. Non ci sono prove, invece, del coinvolgimento di Hezbollah, partito di cui faceva parte, nell’organizzazione dell’attentato. Lo ha stabilito il Tribunale speciale per il Libano dell’Onu che ha di conseguenza scagionato gli altri tre imputati, anche loro latitanti come Ayash, e il Partito di Dio, accusato di aver organizzato l’agguato che il 14 febbraio 2005 è costato la vita ad Hariri e ad altre 22 persone. “Non ci sono prove del coinvolgimento di Hezbollah nell’assassinio”, hanno scritto i giudici della Corte con sede a Leidschendam, nei Paesi Bassi. Secondo il Tribunale non ci sono prove sufficienti per giudicare colpevoli gli altri tre imputati, Assad Sabra, Hussein Oneissi e Hassan Merhi. La pena inflitta ad Ayash verrà comunicata in un secondo momento.

“La camera di consiglio – ha detto il presidente della Corte, David Re, leggendo una sintesi della decisione di oltre 2.600 pagine presa dal tribunale – è del parere che la Siria e Hezbollah possano aver avuto motivi per eliminare Hariri e i suoi alleati politici, tuttavia non ci sono prove che la leadership di Hezbollah abbia avuto alcun coinvolgimento nel suo omicidio e non ci sono prove dirette del coinvolgimento siriano”.

La sentenza, molto attesa nel Paese perché legata a uno dei misteri più oscuri della storia libanese, era stata tirata in ballo anche nelle ore seguenti all’esplosione che il 4 agosto ha devastato la capitale Beirut. E proprio a causa del disastro, “per rispetto”, la decisione, prevista per il 7 agosto scorso, era stata rimandata. Proprio David Re, a inizio dell’udienza a cui ha preso parte il figlio ed anche lui ex premier Saad Hariri, ha invitato l’aula a osservare un “minuto di silenzio per rendere omaggio alle vittime di questa catastrofe, a coloro che hanno perso la vita, a coloro che sono stati mutilati o feriti, alle loro famiglie, a coloro che hanno sofferto e hanno perso la loro casa “.

Proprio il figlio ha commentato la sentenza dicendo che “accetta” la decisione: “Il verdetto manda agli assassini il messaggio che l’era dei crimini politici è finita”, ha aggiunto Hariri, parlando in diretta tv. “Oggi abbiamo conosciuto la verità” e “il mio nuovo appello è che la verità e la giustizia per Rafiq Hariri arrivino anche per tutti coloro che sono morti nelle esplosioni di Beirut” dello scoro 4 agosto, ha aggiunto.

Rafiq Hariri venne ucciso nel 2005 in un attacco bomba. Mentre il suo veicolo stava transitando di fronte all’hotel St. George di Beirut, un’auto imbottita di esplosivo saltò in aria uccidendo lui e altre 22 persone. Ciò che non è mai stato possibile ricostruire è chi siano i mandanti e gli esecutori dell’omicidio. Sotto accusa erano finiti il governo siriano che si sarebbe servito dei suoi alleati nel Paese, il partito sciita libanese Hezbollah, per eliminare un esponente politico che, a quel tempo, era in forti contrasti con la famiglia Assad. Tutte accuse che, però, non sono state supportate da prove concrete, come recita la sentenza del Tribunale speciale.

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