“Sono venuto a Padova per dirigere la Microbiologia e ho dato il mio contributo, di tutte queste beghe mi interesso pochissimo, tuttavia qui si valuta la fedeltà politica più delle capacità tecniche, di visione e analisi. Nel nostro laboratorio è stata decifrata l’epidemia ed è stato fatto l’unico lavoro scientifico di cui si parla nel mondo. Queste cose vengono ignorate e io ne prendo atto”. Parla così Andrea Crisanti, il padre dei tamponi in Veneto, lo studioso che ha isolato il focolaio di Vo’ Euganeo, che ha lanciato la campagna in grande stile di prevenzione contro il coronavirus. Lo ha fatto con “Il Mattino di Padova” che ne ha raccolto lo sfogo dopo che dalla Regione Veneto è arrivata l’anticipazione di una riorganizzazione sanitaria. La Microbiologia dell’Azienda ospedaliera di Padova, di cui Crisanti è direttore, in un futuro prossimo dovrà far riferimento a Treviso, ovvero a Roberto Rigoli, primario dell’unità complessa dell’ospedale Ca’ Foncello, che da Venezia aveva ricevuto la delega di coordinare le 14 strutture di microbiologia del Veneto. Ma Luca Zaia ha smentito: “Nessuno ha mai messo in dubbio che Padova sia il laboratorio di riferimento”.

Dopo la grande freddezza i rapporti tra il governatore Luca Zaia e Crisanti, che è iniziata a metà maggio, ha partecipato anche alle conferenze stampa nella sede della Protezione Civile di Mestre. È stato uno dei medici a cui Zaia ha fatto ricorso per dimostrare che la struttura veneta, e non l’iniziativa di un singolo, avesse contribuito a ridurre gli effetti del contagio. Il commento di Crisanti è piuttosto livido: “Auguro buona fortuna ai veneti. Non ne sapevo nulla, ma questa è la conferma che il mondo va al contrario”. Evidentemente non l’ha presa bene, anche perché Crisanti è tornato in Italia, all’università di Padova, proveniente da Londra, dove lavorava all’Imperial College, chiamato per i suoi meriti e la sua competenza. Aveva dimostrato le sue capacità facendo del laboratorio padovano (e della sua équipe) la struttura dove sono state analizzate centinaia di migliaia di tamponi.

Adesso Crisanti deve fare i conti con il nuovo piano che riorganizza la sanità veneta nell’era post-Covid. Perchè Treviso? Secondo Crisanti, “quell’ospedale non solo ha fatto pochissimo lavoro di analisi durante l’epidemia, ma ha registrato un numero altissimo di infezioni. Evidentemente è così che vengono definiti gli standard qui. Ed è disarmante che presupposti valori di fedeltà prevalgano sulla salute pubblica”. Gelosie di medici? “Contro Rigoli non ho nulla – replica Crisanti – ma dal punto di vista scientifico, la sua capacità di analisi e le sue pubblicazioni parlano da sole e parlano chiaro”. E conclude, riferito agli indirizzi che verranno impartiti da Rigoli: “Se lo riterrò necessario, disubbidirò, non esiste ordine o legge che mi possa impedire di andare contro i valori scientifici. Qui ci sono molte cose che vanno a rovescio e alcune di queste mi ricordano il motivo per cui me ne sono andato dall’Italia per lavorare in un Paese in cui le bugie dei singoli e dei politici vengono considerate un delitto”.

In questi mesi i “camici bianchi” in Veneto se le sono suonate di santa ragione. Basti pensare a quando il professor Giorgio Palù, virologo, aveva definito Crisanti uno “zanzarologo”, quasi a sminuirne lo spessore scientifico. Poi l’Università e l’Azienda ospedaliera di Padova lo hanno incaricato di dirigere il dipartimento funzionale di Epidemiologia, Profilassi e Terapia delle Malattie Infettive. La notizia ha stimolato l’intervento del candidato governatore del centrosinistra, Arturo Lorenzoni: “Sono settimane che chiedo alla Regione di nominare il professor all’emergenza Covid. E invece Zaia cosa fa? Decide di spostare risorse, competenze e gli indirizzi a Treviso elevandolo a punto di riferimento delle Microbiologie. Una scelta, evidentemente, dettata dalla politica e dall’invidia, non da una reale attenzione per la salute di tutti noi cittadini”.

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