La crescita dei contagi in Veneto “era prevedibile”. Così il virologo Andrea Crisanti commenta il nuovo focolaio e la risalita dell’indice Rt (quadruplicato) in diverse interviste rilasciate a La Stampa, Repubblica e Il Giornale. “Da aprile ripeto che bisogna dire la verità ai cittadini. Se si racconta che il virus è sparito le persone abbassano l’attenzione”. E poi punta il dito direttamente sui consulenti del governatore Luca Zaia, che “più che arrabbiarsi con i veneti dovrebbe prendersela con i tecnici che gli stanno vicino”.

“L’ironia della sorte è che due dei firmatari del documento che sostiene questa tesi, Palù e Rigoli, siano tra i più ascoltati consulenti di Zaia”. Crisanti, ordinario di Microbiologia all’Università di Padova, è l’ideatore del cosiddetto “modello veneto” e dei tamponi mirati a Vò Euganeo. Secondo il virologo servirebbe una comunicazione “più seria, basata su dati e senza mistificazioni” perché non solo la pandemia non è finita in Italia, ma fuori dai nostri confini il virus corre e “l’Italia non è in una bolla protetta“. Parte del problema sono anche i “messaggi contraddittori” che i cittadini hanno ricevuto in questi mesi: “Prima gli hanno detto che il virus era morto, poi che la mascherina non serviva, poi di nuovo che invece è fondamentale. Se fossi un diciassettenne che deve stare con la sua ragazzetta penserei che gli adulti sono degli idioti“.

Per quanto riguarda i nuovi focolai Crisanti ribadisce: “Io lo avevo detto il 7 aprile che saremmo andati incontro a un periodo con diversi focolai. L’importante è capire perché accadono”. Il problema, quindi, non è impedire che i focolai si accendano “perché sono inevitabili, ma tenerli sotto controllo“. E per controllarli la strategia da seguire, dice, è una sola, cioé quella testata a Vo’ Euganeo: “Vanno fatti tanti tamponi, a tutta la rete di contatti. A parenti, amici, vicini di casa, colleghi delle persone colpite. E poi bisogna procedere con isolamenti e quarantene”.

Il virologo parla anche dei rapporti con il presidente della Regione Luca Zaia: “Prima avevo un rapporto privilegiato con il governatore, ora non è più così e lui si rivolge ad altri”, ma “non abbiamo litigato e se Zaia mi chiamasse sarei contento di aiutarlo a capire cosa sta succedendo”, dice Crisanti. Quanto al ricovero coatto per i nuovi contagiati, “mi pare sia un’istituzione prevista solo per i malati psichiatrici e attivabile dai comuni, dunque non dipenderebbe nemmeno da Zaia”.

Articolo Precedente

Coronavirus, focolaio a Vicenza: il dirigente con la febbre a 38 è stato a un funerale e a un compleanno, poi il rifiuto del ricovero

next
Articolo Successivo

Reddito di cittadinanza, denunciate 86 persone a Salerno che non ne avevano diritto: tra loro anche un mafioso e un detenuto

next