Adoro l’Olanda da quando l’ho visitata insieme a sei coetanei, da giovane cicloturista, dopo essere passato dal Belgio ed essere poi tornato in Italia percorrendo lo storico e splendido tragitto della Valle del Reno. Era verso la fine degli anni 60 e quei ponti che si alzavano per far passare i barconi; la grande diga che regala ai residenti gran parte del territorio rubato al mare, molto freddo anche d’estate; e quelle biciclette, migliaia di biciclette dappertutto, con donne, uomini, giovani, anziani, tutti in bici, un popolo di ciclisti! Tutti alti come giraffe, ma cordiali e molto socievoli anche con noi italiani (a differenza dei belgi, che spesso ci evitavano scambiandoci per turchi), ma ora… molte cose sono cambiate.

Gli olandesi mercanti lo sono sempre stati, ma odiosi e antieuropeisti come quel Mark Rutte – che, insieme agli altri tre o quattro “rigoristi” europei (Austria, Danimarca, Svezia e, forse, Finlandia), si sono convertiti all’affarismo invece che al perfezionamento dell’ideale pacifista cui inizialmente era vocata l’Unione europea – decidono ora di bloccare il progetto proprio in un momento che sarebbe favorevolissimo, proprio per la combinazione di cause esterne negative causate dalla pandemia e dal continuo scardinamento degli equilibri internazionali provocati dal trumpismo autarchico, rischiando così di sprofondare nell’abisso tutto il piano di lavoro, profittando maldestramente di una regola che regala anche ai “piccoli” (in tutti i sensi) il diritto di veto.

E’ comprensibile l’arroganza tipica, nascosta nella formale legalità dello stop, dei giovani e inesperti governanti “nordici”, ma specialmente in Rutte e nel premier austriaco, dei quali è perfettamente visibile l’ansia di mettersi in mostra a livello internazionale profittando dell’occasione di potersi servire di tecniche ricattatorie possibili grazie a una inconcepibile regolazione unanimistica del consenso, è perfettamente visibile anche l’ipocrisia del rigorismo a senso unico.

Questa posizione è magistralmente descritta nell’editoriale di domenica del direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, nel suo beffardo Sambuca olandese, proprio a loro dedicato. Infatti loro sanno benissimo che è stata concessa fin troppo a lungo ai loro paesi questa (non) fiscalità europea (cioè una fiscalità comune inesistente nonostante l’utilizzo di una moneta unica) che li ha avvantaggiati molto, svantaggiando per converso i paesi con debito elevato, maggiormente presi di mira dai mercati globali e costretti da questa circostanza a pagare in continuazione tassi più alti sui propri bond (fattore ben noto anche ai non risparmiatori grazie alla continua propaganda allarmistica sugli spread in crescita, il cui reale significato ben pochi conoscono, ma che di sicuro, comunque, non è mai servita a calmierare i mercati). Di quello però non vogliono parlare, facendo finta di credere che un simile obbrobrio macroeconomico sia una cosa normale.

Ma adesso anche la pazienza dei poveri è finita. Il tempo è finito. E’ ora di mettere fine a questo orribile teatrino. Qualcuno crede davvero che i leader dei paesi “meridionali” d’Europa avrebbero solo svantaggi mandandoli “a quel paese”? (Grillo però saprebbe dirlo in modo più appropriato!)

Cosa li convince che sarebbe impossibile sciogliere questa Unione fondando, tra chi ci sta, un’altra Europa, veramente unita su basi sociali e umanistiche, piuttosto che su questi venali e squilibrati criteri mercantilistici? Non sanno che l’Europa sarebbe fortissima anche senza di loro?

Da quando qualcuno li ha chiamati “frugali”, che in questo caso sarebbe un complimento, si sono montanti la testa. Bulimici sono, nient’altro! Credono davvero, Olanda e Austria, i due rompighiaccio della piccola flotta, di avere adeguato materiale per dimostrare qualità invidiabili? In Europa i migliori risparmiatori sono ancora gli italiani (purtroppo abbiamo invece, in generale, i peggiori politici); e loro cosa possono vantare?

L’Austria, nel solo breve spazio del XX secolo, è passata da potenza imperiale a staterello guerrafondaio e sempre perdente. L’Olanda, da piccola monarchia sostenuta da un popolo di mercanti, è riuscita nel secolo scorso a farsi ammirare solo per il formidabile colpo di fortuna di ritrovarsi grandi quantità di petrolio a pochi chilometri dal proprio litorale (noi abbiamo sempre dovuto comprarcelo, prima dai persiani, poi dai libici).

Poi, visto che né i tulipani né il petrolio bastavano a soddisfare la loro invidiabile virtù della “frugalità”, hanno pensato, giusto per alleviare almeno un poco i grandi “sacrifici” cui erano costretti, di avviare insieme agli altri “soci Benelux” un po’ di “frugale” dumping fiscale sostenuto generosamente dai soci europei.

Non è ora di cominciare a fare le persone serie invece di accontentarsi di fare i politici furbi? L’Europa non avrà altre occasioni. Deve far presto. Se perderà questa occasione per tornare ad essere competitiva sul fronte economico e leader sul piano geo-sociale e culturale, si spezzerà in una cinquantina di Stati poco, o per niente, significanti.

I Rutte d’Europa devono lasciare ai ragionieri il compito di far quadrare i conti di cassa, loro devono avere, anche nel loro interesse, la vista un po’ più lunga e la mente un po’ più larga se vogliono sedersi nelle poltrone più alte.

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