Il tram è il mezzo pubblico più sostenibile ed efficiente, non inquina, non produce emissioni climalteranti, può contenere 200 e più persone (mentre autobus e filobus ne contengono molte meno), può collegare il centro alle zone periferiche e può anche passare su suolo erboso, senza necessità di cementificare.

Un tempo i tram erano diffusissimi anche in Italia: a Napoli il tram collegava la stazione al centro, mentre la prima linea tramviaria elettrica in Italia, la Firenze-Fiesole, realizzata nel 1890, si estese capillarmente arrivando a sviluppare fino a 24 linee. A Genova c’erano 140 km di tranvie. Poi con l’avvento delle auto (e con la pressione della potente lobby automobilistica), i tram furono eliminati da quasi tutte le città. Le rotaie davano fastidio alle auto in sosta e in movimento.

A Palermo il tram era già scomparso nel 1947, nel 1958 fu eliminato a Firenze, nel 1963 a Bologna, nel 1966 a Genova, con la famigerata Operazione binario. Anche a Roma e Napoli, la rete tramviaria urbana si ridusse fino quasi a scomparire. Fu in quel periodo che avvenne il “disastro urbanistico”, le città si “inginocchiarono” alle auto, le piazze furono trasformate in parcheggi, furono demoliti i vecchi quartieri, per far posto ai viali ad alto scorrimento.

Ma torniamo al presente. Su esempio del Nord Europa, pur con notevole ritardo, il tram sta lentamente riconquistando molte città italiane: linee già attive sono a Milano, Torino, Roma, Venezia, Palermo, Bergamo, Napoli, Padova, Messina, Firenze, Sassari, Cagliari… mentre a Bologna e Brescia sono ancora in progetto. In Italia in tutto abbiamo appena 340 km di tram, niente a confronto con i 2.040 km di tramvie in Germania, 1.700 km nel Regno Unito e 1.432 in Spagna. Nella sola città di Zurigo, nel 2018 c’erano 138 km di tram, in costante aumento.

A Genova da anni il Comitato Sì Tram e altre associazioni si battono da anni per far ritornare il tram, ma l’amministrazione ha sempre fatto orecchie da mercante. Da pochi mesi (aprile 2020), il sindaco ha chiesto al Ministero di finanziare il filobus (un mezzo elettrico, a gomma, con minor capienza del tram, circa 125 posti). Meglio che niente, si dirà, sempre trasporto pubblico è. Certo, ma come sottolineano le associazioni ambientaliste di Genova, il progetto complessivo tende a peggiorare l’attuale trasporto pubblico (che tra l’altro non è ancora tornato alla normalità pre-covid).

Leggendo bene tra le carte, le associazioni denunciano che è prevista una riduzione delle linee, un aumento di scomodi interscambi, trasbordi obbligatori, sovraffollamento dei mezzi (linee di forza con indice di saturazione nelle ore di punta di oltre il 90%, con aumenti medi superiori al 15%), attese alle fermate ancora più lunghe di quelle attuali, e e con il dichiarato obiettivo della riduzione di ben 1 milione di km di servizio/anno.

Il progetto fa acqua da tutte le parti: le criticità sono dovute a carenze progettuali e all’assenza di studi specifici sulla sostenibilità ambientale, inoltre come denunciano le associazioni, viene clamorosamente mancato l’obiettivo di riduzione della Co2 che si ferma a un misero -2%. Con questo progetto il trasporto pubblico a Genova invece che migliorare peggiorerà, a tutto svantaggio della salute pubblica, del clima, della sicurezza stradale e con un peggioramento del traffico automobilistico, già ora a livelli parossistici.

E di certo non sarà una nuova autostrada come la Gronda, in progetto a Nord di Genova, a ridurre il traffico delle auto, in quanto la maggior parte (80%) del traffico autostradale attuale è interno o di scambio col territorio genovese. Auto che potrebbero essere tolte dalla strada grazie ad un efficiente servizio pubblico, basato sulle rotaie, in una logica di sostenibilità ambientale e di riduzione di emissioni della Co2.

Per questo WWF Genova, Fridays For Future, Comitato SìTram, Legambiente Liguria, Associazione Mobilita Genova e Famiglie Senz’auto Genova, chiedono al Ministero di non finanziare il progetto filobus. Le associazioni si augurano (e io con loro) che il Comune di Genova definisca un nuovo progetto davvero sostenibile, e che finalmente anche a Genova spuntino di nuovo i binari del tram.

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