Mascherine e guanti obbligatori, niente code ai camerini e molto disinfettante. Tornare a fare shopping dopo mesi di lockdown a causa dell’emergenza coronavirus sarà un’esperienza molto diversa rispetto a come eravamo abituat. Da oggi i negozi di tutta Italia possono rialzare di nuovo le saracinesche, ma solo 48 ore prima della riapertura hanno ricevuto le linee indirizzo per la riapertura, diffuse dopo l’accordo tra esecutivo e Regioni su quella che è già stata ribattezzata la “Fase 2bis“, in modo da avere regole chiare per tutti ed evitare fughe in avanti come quella della provincia autonoma di Bolzano, che ha riaperto i negozi già lunedì 11. Le nuove regole prevedono 1 metro di separazione tra i clienti, obbligo di mascherine e guanti monouso da utilizzare prima di toccare la merce (come già avviene nei supermercati). Protezioni rafforzate alla cassa: gel disinfettante, soluzioni contactless per i pagamenti e la possibilità di istallare pannelli in plexiglass.

Sanificazioni e pulizia – Gli esercizi commerciali si sono portati avanti facendo pulizie approfondite del negozio e prenotando la sanificazione degli ambienti da ditte specializzate. Le prime indicazioni che hanno seguito sono quelle contenute negli allegati 4 e 5 del Dpcm del 10 aprile 2020, riguardo all’apertura dei negozi di abbigliamento e calzature per bambini e neonati, secondo cui ogni negozio dovrà fare una doppia pulizia quotidiana, con particolare cura dopo l’orario di chiusura. Le nuove norme aggiungono poi il ricambio d’aria negli ambienti interni e vietano, per gli impianti di condizionamento, la funzione di ricircolo dell’aria. Resta però il problema di come disinfettare i vestiti, “oltretutto tenendo conto che – come rileva a Ilfattoquotidiano.it Federazione Moda Italia – non c’è al momento un’evidenza scientifica del fatto che gli abiti possano essere veicolo di contagio del Covid-19″. E c’è poi da “tenere conto anche dell’impatto che possono avere alcuni dispositivi adottati sulle diverse tipologie di tessuto: composizioni fibrose, filati, materie plastiche, collanti, cuoio e pelli fino alle componenti di metallo di zip, clip e bottoni”. La soluzione più comune tra chi vende abiti è stata quella di usare disinfettanti a base alcolica per le superfici (incluse grucce e appendiabiti) e vaporizzatori ad alte temperature per i tessuti.

“Ci sarà la volontà delle persone di uscire ma molti negozi non riapriranno perché non sono stati messi nelle condizioni di farlo. Alla riapertura conteremo i primi caduti”, ha detto Gianluigi Cimmino, amministratore delegato di Pianoforte Holding che include Yamamay, Carpisa e Jaked, spiegando di temere che molti negozi non saranno in grado di riaprire dal 18 maggio. Nel capoluogo lombardo, ad esempio, un terzo delle attività commerciali resterà comunque chiusa lunedì. Secondo un sondaggio effettuato da Confcommercio Milano, solo il 65% dei commercianti del capoluogo lombardo ha intenzione di aprire. “Da imprenditore sono fiducioso che la gente abbia voglia di uscire e tornare a consumare – spiega all’Adnkronos -. Ma non so quanti negozi potranno riaprire, è una grande incognita. Non noi, che abbiamo un controllo diretto della rete, ma in generale, dobbiamo capire le nostre città come avranno reagito. Credo che una saracinesca su tre non sarà rialzata. Immagino delle strade cittadine tristi alla riapertura”.

Appuntamenti e distanze: come si tornerà in negozio – Shopping su appuntamento: una volta riservare i negozi era un lusso per le celebrità, adesso potrebbe essere la norma, per tornare a fare acquisti rispettando tutte le misure di sicurezza necessarie per il coronavirus. Esattamente come per i parrucchieri, una delle modalità consigliate per tornare a fare acquisti in sicurezza sarà prendere un appuntamento. Vale per i piccoli negozi ma anche per i grandi brand, primo fra tutti Armani che ha annunciato nei giorni scorsi la riapertura della sua sede storica a Palazzo Orsini da giugno e solo su appuntamento. Lo stesso fa l’Autre Chose, che ha punti vendita a Roma, Torino e Milano. “Si ritorna all’epoca dei couturier: un rapporto personale tra boutique e cliente, esclusivo”. “Non ho ricevuto indicazioni precise sugli orari”, spiega Nadia, che gestisce una piccola boutique di abbigliamento femminile fuori Roma. “Chi vuole sentirsi più sicura può prendere un appuntamento e venire a fare acquisti con il negozio ‘riservato’. Altrimenti, gestirò gli ingressi in modo che ci sia una sola persona alla volta, venendo incontro ai clienti: se una signora può venire solo alle 8 di sera, io mi faccio trovare lì”. Anche Chiara, che gestisce il negozio di abbigliamento Serpico a Latina, propone lo stesso sistema flessibile. “Abbiamo accorciato gli orari di apertura – aggiunge Ilaria, una dipendente del suo negozio – ma prendiamo appuntamenti durante tutta la giornata, anche a ora di pranzo. Abbiamo già l’agenda piena per la prima settimana!”. Nelle linee guida diffuse da Confesercenti in base agli allegati del decreto del 10 aprile, si prende come riferimento una superficie di 40 mq “dove si far accedere una persona alla volta, oltre a un massimo di due operatori“. Quindi, in un negozio come quello gestito da Chiara, di 70 metri quadri, spiegano, “potranno esserci tre persone contemporaneamente: noi lavoriamo in due, quindi se due clienti vengono insieme, una di noi esce”. Le linee guida presentate dalle Regioni al governo, più genericamente, impongono un metro di distanza sempre.

Per scegliere i vestiti bisogna indossare guanti e mascherine – In ogni negozio saranno presenti flaconi di gel disinfettanti a disposizione dei clienti: è preferibile metterne uno all’ingresso e uno vicino alla cassa, i punti di più frequente contatto. Come in tutti i luoghi chiusi, anche nei negozi bisognerà indossare la mascherina e mantenere le distanze. Le nuove linee guida prevedono anche l’obbligo di avere i guanti prima di toccare la merce. “Io li ho prenotati per il mio negozio – spiega Nadia – ma sono introvabili: speriamo arrivino in tempo”. Anche l’Autre Chose sottolinea che in tutti i suoi negozi “il personale avrà in dotazione mascherine, guanti, dispenser per la disinfezione delle mani. Lo stesso materiale verrà messo a disposizione delle nostre clienti”. C’è poi l’incognita del controllo della temperatura con termoscanner all’ingresso: varie ordinanze regionali rendevano obbligatorio per i dipendenti e raccomandato invece per i clienti. In molti hanno fatto notare che sarà difficile per i negozianti reperire entro lunedì i termoscanner necessari per i controlli, ma la rilevazione nelle nuove linee guida è consigliata “in particolar modo” per “supermercati e centri commerciali”, senza nessuna ulteriore specifica per i negozi di abbigliamento.

Prova abiti: sì, ma sempre con la mascherina – Si potranno ancora misurare i vestiti prima di acquistarli, conferma Federmoda, ma solo a precise condizioni: bisognerà disinfettarsi le mani prima di entrare nelle cabine di prova e tenere sempre indosso la mascherina. Non si potrà più però attendere il proprio turno in coda davanti ai camerini o accompagnare per esempio un’amica per darle consigli mentre prova gli abiti: l’accesso sarà consentito solo ad una persona per volta. “Noi abbiamo due camerini – spiega Francesco Falcioni, titolare di un negozio di abbigliamento maschile a Viterbo – che non verranno mai utilizzati contemporaneamente per evitare che si incrocino, entrando e uscendo, i clienti. Verranno disinfettati, con gli appositi prodotti, dopo ogni utilizzo”. Anche Chiara, da Latina, conferma: “Per garantire il distanziamento farò usare solo la metà dei camerini e dopo ogni prova useremo spray disinfettanti specifici per gli ambienti piccoli”. In questo modo ogni nuovo cliente entra in un ambiente sterile. Il nuovo documento insiste anche sulla frequente igiene delle mani per tutto il tempo degli acquisti, con soluzioni idro-alcoliche. Nadia ha pensato a una tutela in più: “Ho rimosso i tappeti dai camerini e li ho sostituiti con delle pedane da palestra, più facili da disinfettare, in modo che le clienti non tocchino il pavimento: i vestiti provati e non indossati vengono messi da parte e sanificati con macchinari semi industriali che usano vapore ad alte temperature“.

Si potranno fare i resi – Sia Federmoda che tutti i negozi interpellati da Ilfattoquotidianoit concordano: si potranno riportare gli abiti acquistati in negozio, nei tempi e modi previsti come di consueto da ogni punto vendita, ma questi poi – prima di essere rimessi in vendita – verranno sanificati come tutti gli altri abiti. Obiettivo comune: garantire la serenità dei clienti, che devono sentirsi sicuri per tornare a fare compere. Secondo un sondaggio condotto da IZI in collaborazione con Comin&Partners, poco più della metà degli italiani (53,6%) tornerà come prima nei negozi e meno di due su quattro (42,5%) nei centri commerciali.

“C’è voglia di coccolarsi, ma dobbiamo garantire la sicurezza” – In questi mesi alcuni negozi hanno cercato di sopperire ai mancati incassi attraverso acquisti online e spedizioni a domicilio. “Abbiamo praticamente saltato, commercialmente parlando, tutta la stagione primaverile, incluse le cerimonie”, spiega ancora Falcioni. Ora si punta tutto sulla riapertura. Difficile che si ripeta l’ondata di ‘revenge shopping‘ (cioè di spese sfrenate per recuperare ‘il tempo perduto’) come in Cina, dove la nuova boutique di Hermès a Canton, dopo il lockdown, ha registrato l’incasso più alto di sempre, 2,7 milioni di dollari in un giorno solo. La crisi economica, che già inizia a far sentire i suoi effetti, frenerà gli acquisti. “Io ho ricevuto un sacco di messaggi – racconta Nadia – nonostante tutto c’è voglia di coccolarsi e gratificarsi, dopo un momento difficile. Certo, di sicuro venderemo pochi abiti da sera e meno completi eleganti da lavoro”.

Caos sulle linee guida – Le associazioni categoria hanno criticato il ‘ritardo’ con cui sono state diffuse le linee guida per consentire la riapertura, e sulla loro genericità. “L’incertezza è sempre negativa, in una crisi drammatica come quella che viviamo è disastrosa. Non si fa così”, incalza Confcommercio in una nota. “Centinaia di migliaia di imprese attendono con urgenza una risposta”. A lamentarsi della situazione sono anche molti negozianti, che non hanno potuto aspettare sabato per fare le necessarie modifiche: “Ci siamo organizzati in parte con le linee guida degli allegati dell’ultimo Dpcm, con le indicazioni del Ministero della Salute e un po’ confrontandoci con gli altri commercianti“, commenta Chiara dal suo negozio a Latina, riassumendo un sentire comune a molti negozianti. “Noi abbiamo ricevuto istruzioni dal nostro consulente del lavoro – le fa eco Falcioni – ma auspicavamo comunque direttive più precise dal governo”.

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