Dopo le dure parole su Papa Francesco, che hanno causato un esposto dell’Ordine dei giornalisti della Toscana, Antonio Socci ha lasciato l’incarico di direttore della Scuola di giornalismo di Perugia. All’origine c’è un tweet in cui il giornalista usa toni durissimi per la sospensione delle messe. Domenica sera sono arrivate le scuse pubbliche, lunedì la notizia delle dimissioni. O meglio, del mancato rinnovo: l’incarico triennale era scaduto da qualche settimana e Socci era attualmente in prorogatio. La direzione della Scuola di giornalismo di Perugia viene affidata ad interim a Gianni Scipione Rossi.

Socci è noto per le posizioni critiche sul Papa: nel suo libro “Non è Francesco” sosteneva che perfino la sua stessa elezione è “nulla e invalida”, posizione ampiamente smentita dallo stesso segretario del conclave. L’ultimo affondo era stato in occasione del braccio di ferro al contenzioso tra Governo e Cei sulla partecipazione dei fedeli alle messe durante la fase 2: Socci aveva in un tweet aveva definito Bergoglio “il solito traditore asservito al potere” perché era “corso in soccorso a Conte”. L’8 maggio, il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Toscana aveva annunciato un esposto al Consiglio di disciplina per i “termini di inaudita violenza” usati da Socci, considerando anche il suo ruolo di ‘educatore’ dei futuri giornalisti. Termini per cui lo stesso Socci si era scusato, con un post pubblicato la sera del 10 maggio in cui definiva quelle espressioni “parole non ponderate, dettate dall’emotività”. Spiegava in un tweet: “Ho riflettuto sulle mie espressioni – ha spiegato ancora Socci – e devo riconoscerlo, pur ritenendo un errore quella sconfessione, ho usato toni e parole sbagliate di cui mi scuso. Intendevo esprimere la delusione e l’amarezza mia e di molti cattolici, per il perdurare della sospensione delle messe, ma oggi, a freddo, lo farei in modo più pacato e riflessivo”.

La scuola di giornalismo di Perugia, fondata nel 1992 e attualmente presieduta da Antonio Bagnardi, vede la Rai come socio fondatore, insieme all’Università di Perugia. Il mandato triennale di Antonio Socci era scaduto da qualche settimana, quindi il direttore era in regime di prorogatio, e lui stesso non era intenzionato a rinnovare l’esperienza, secondo quanto scrive l’Agi.

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