L’emergenza Covid sta facendo emergere tutte le contraddizioni di un modello sociale insostenibile. Le restrizioni sanitarie hanno smascherato che una parte importante del nostro sistema economico e in particolare nel settore dell’agricoltura e in quello della cura delle persone si basa sullo sfruttamento di manodopera irregolare. Avevamo davvero bisogno di questo per accorgercene?

In queste ore, la regolarizzare dei lavoratori stranieri rappresenta uno dei nodi che ostacola l’approvazione del tanto atteso decreto Maggio. Voglio dirlo con chiarezza: questa misura è un atto di civiltà. Opporsi è invece un atto di grande ipocrisia. Oltre che un errore politico.

Che cosa dovremmo fare di queste persone? Dovremmo continuare a lasciarle in una condizione di illegalità alimentando il lavoro nero e il caporalato? Dovremmo forse non prestare loro assistenza trattandoli come cittadini di serie B, approfittando però del loro quotidiano lavoro nei campi e nelle nostre case?

Non è forse evidente come, con la chiusura di tutte le frontiere, l’idea di un loro rimpatrio sia irrealizzabile e quindi carica di ipocrisia? E allora perché non sanare questo vulnus con un permesso di soggiorno transitorio che almeno fino alla fine del 2020 garantisca loro pieni diritti e la possibilità di regolarizzare anche la loro posizione lavorativa?

La volontà del Governo di procedere con la regolarizzazione consentirebbe la loro emersione da uno stato di clandestinità, la possibilità di accedere alle cure e al sistema sanitario nazionale, e quindi maggiore protezione per tutti dal rischio di una maggiore propagazione del contagio virale.

Nel pieno dell’emergenza Covid, infatti, sanare questa situazione permetterebbe una maggiore tutela della salute collettiva e anche una opportunità per riportare legalità in un mercato del lavoro fondato sullo sfruttamento di chi è privo di diritti, e quindi ricattabile.

Non sprechiamo questa occasione. Questa volta dimostriamoci all’altezza di fare scelte coraggiose non condizionate da una propaganda basata sulla xenofobia. Garantire i diritti dei cittadini stranieri presenti sul nostro territorio significa garantire la sicurezza e i diritti di tutti. Lasciamoci alle spalle le vecchie abitudini, insieme agli spot feroci contro gli ultimi.

Approfittiamo di questi mesi e di questa emergenza, che in modo brusco ci ha costretti a rallentare, per ricominciare davvero. Alcune immagini non sono più accettabili. Alcune consuetudini non sono degne del nostro Paese, e credo non debbano più appartenerci.

Solo così saremo in grado di ritrovarci domani in un Paese migliore di quello che avevamo prima di questa emergenza.

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