Il Pd chiede alla commissione Antimafia d’intervenire, la Lega e tutto il centrodesta attaccano l’esecutivo. E il ministro della giustizia replica: i mafiosi sono esclusi dai provvedimenti del governo per combattere il contagio del coronavirus. Ma via Arenula sta facendo verifiche sul caso di Francesco Bonura. È polemica dopo i domiciliari concessi al boss di Cosa nostra detenuto in regime di 41 bis. Condannato in via definitiva nel 2012 per associazione mafiosa ed estorsione a 18 anni e 8 mesi di carcere, considerato uno dei colonnelli di Bernardo Provenzano, come ha raccontato ilfattoquotidiano.it Bonura ha ottenuto gli arresti domiciliari dal tribunale di sorveglianza di Milano. “Lo Stato sta dando l’impressione di essersi piegato alle logiche di ricatto che avevano ispirato le rivolte. E sembra aver dimenticato e archiviato per sempre la stagione delle stragi e della Trattativa stato- mafia“, ha commentato i magistrato Nino Di Matteo, commentando la decisione del tribunale di sorveglianza di Milano. Intanto un altro mafioso di spicco torna a casa: si tratta di Giuseppe Sansone, il vicino di casa di Totò Riina, che come scrive l’edizione siciliana di Repubblica ha ottenuto gli arresti domiciliari dal tribunale del Riesame di Palermo e potrà lasciare il carcere di Voghera.

Pd: “Intervenga l’Antimafia” – Sansone, però, non era al 41 bis. Bonura, invece, sì: ed è il suo caso a tenere banco. “I provvedimenti di scarcerazione per motivi di salute di qualche detenuto per gravissimi reati di mafia, decisi dalla magistratura di sorveglianza, generano giusta preoccupazione e amarezza, soprattutto tra le vittime delle mafie. Per questo occorre fare subito chiarezza”, dicono il deputato e responsabile Giustizia Pd Walter Verini e il senatore e capogruppo Pd in Commissione Antimafia Franco Mirabelli. “Chiediamo – aggiungono – una immediata convocazione della Commissione Antimafia. Chiediamo che siano verificate le ragioni dei provvedimenti, la effettiva incompatibilità delle condizioni di salute con la situazione carceraria, i rischi sanitari per altri detenuti e per la polizia penitenziaria”. Una richiesta, quella di convocare la commissione di Palazzo San Macuto, alla quale si associazione i parlamentari del M5s in Antimafia. “Riteniamo fondamentale – dicono – discutere nel dettaglio, caso per caso, sulle misure adottate a salvaguardia della salute della collettività e dell’esecuzione penale, del contrasto alla criminalità organizzata e della sicurezza pubblica. Approfondiremo anche se il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ha adottato i presidi sanitari e le modifiche organizzative necessari a fronteggiare l’emergenza sanitaria e se in tal senso aveva comunicato all’autorità giudiziaria”.

Bonafede: “Ministero sta facendo verifiche” – La vicenda di Bonura viene cavalcata anche dall’opposizione per attaccare l’esecutivo. “Ci sono reazioni di migliaia e migliaia di italiani, da nord a sud, per l’uscita anticipata dal carcere di mafiosi condannati, con regime duro del 41 bis che,in base a una circolare del ministero della Giustizia, datata 21 marzo ora sono fuori, circolare dove si dice che ‘se di età superiore ai 70 anni e con qualche patologia sono liberi di uscire”, dice il leader della Lega Matteo Salvini, citando la nota del Dap che chiedeva ai penitenziari di stilare gli elenchi dei detenuti over 70 affetti da alcune patologie, compresi quelli in regime di 41 bis e in reparti di Alta sicurezza. Un attacco che provoca la reazione di Alfonso Bonafede. “Credo ci sia un limite a tutto. Sia chiaro: tutte le leggi approvate da questa maggioranza e riconducibili a questo governo sanciscono esplicitamente l’esclusione dei condannati per mafia (ma anche di qualsiasi reato grave) da tutti i cosiddetti benefici penitenziari”. Il guardasigilli definisce “falso, pericoloso e irresponsabile sostenere che alcuni esponenti mafiosi sono stati scarcerati per il decreto legge Cura Italia”. Il ministro, però, conferma che da via Arenula hanno attivato “nel rispetto dell’autonomia della magistratura, tutte le verifiche e gli accertamenti del caso, considerato anche il regime di isolamento previsto dal 41 bis”

La circolare del Dap e il Cura Italia – La scarcerazione di Bonura, in ogni caso, non c’entra nulla col Cura Italia. Nel provvedimento del governo si stabiliva che i detenuti condannati per reati di minore gravità, e con meno di 18 mesi da scontare, potevano farlo agli arresti domiciliari. Quattro giorni dopo l’approvazione del Cura Italia, però, il Dap ha scritto ai penitenziari chiedendo di stilare le liste di tutti i detenuti over 70 con patologie e mandarle “con solerzia all’autorità giudiziaria, per eventuali determinazioni di competenza”. Una nota che ieri – un mese dopo averla diffusa – l’amministrazione penitenziaria è stata costretta a specificare: quella circolare era un “semplice monitoraggio con informazioni per i magistrati sul numero di detenuti in determinate condizioni di salute e di età, comprensive delle eventuali relazioni inerenti la pericolosità dei soggetti, che non ha, né mai potrebbe avere, alcun automatismo in termini di scarcerazioni”. Insomma sono i giudici che decidono, non il Dap. Ma quella circolare è importante negli iter che poi portano i magistrati a decidere. “Il Dap deve revocare subito la circolare del 21 marzo 2020 ed emanare un’altra circolare di segno opposto che indichi alle Autorità Giudiziarie competenti (magistrati di sorveglianza e tribunali ordinari) tutte le misure che sono state adottate per fronteggiare l’emergenza sanitaria e lo stato della situazione epidemiologica dei singoli istituti di detenzione”, dice il magistrato anticamorra Catello Maresca, nei giorni scorsi destinario di pesanti minacce per le sue posizioni sul carcere duro.

“Bonura scarcerato secondo normativa ordinaria” – La polemica politica, però, ha costretto anche il tribunale di Sorveglianza di Milano a diffondere una nota per spiegare che la scarcerazione di Bonura è stata ordinata sulla base della “normativa ordinaria“. La concessione del “differimento pena nella forma della detenzione domiciliare secondo la normativa ordinaria applicabile a tutti i detenuti, anche condannati per reati gravissimi, a tutela dei diritti costituzionali alla salute e all’umanità della pena”. Il Tribunale spiega che il detenuto era “affetto da gravissime patologie” e gli rimanevano da scontare 11 mesi, 8 con la liberazione anticipata. Tutto confermato dal provvedimento adottato dal giudice, che però scrive di aver concesso i domiciliari “anche tenuto conto – scrive il giudice di sorvegliana nel suo provvedimento – dell’attuale emergenza sanitaria e del correlato rischio di contagio, indubitamente più elevato in un ambiente ad alta densità di popolazione come il carcere, che espone a conseguenze particolarmente gravi i soggetti anziani e affetti da serie patologie pregresse”. Anche per il suo legale, l’avvocato Giovanni Di Benedetto, gli arresti casalinghi per il boss dell’Uditore sono arrivati perchè “a fronte di una condanna pari a 18 anni e 8 mesi a Bonura restano da scontare, considerati i maturandi giorni di liberazione anticipata, meno di 9 mesi di carcere. Nel contesto della lunga carcerazione il Bonura ha subito un cancro al colon, è stato operato in urgenza e sottoposto a cicli di chemioterapia; di recente i marker tumorali avevano registrato una allarmante impennata. Se a tutto ciò si aggiunge, come si deve, l’età ed i rischi a cui lo stesso, vieppiù a Milano, era esposto per il Coronavirus risulta palese la sussistenza di tutti i presupposti per la concessione de differimento della pena nelle forme della detenzione domiciliare”.

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