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Coronavirus, dal 5G alla vitamina D e al vapore bollente: mini-manuale per riconoscere le bufale. Un consiglio generale? Fate attenzione alle fonti

di Vita&Salute per il Fatto

Da quando è iniziata l’emergenza coronavirus le fake news stanno infettando la Rete con una velocità paragonabile a quella percorsa dal Covid-19. Il NewsGuard, un organismo di controllo sul giornalismo nel web, ha finora individuato 132 siti che hanno pubblicato informazioni false o fuorvianti sul virus, ma se consideriamo messaggi e video convogliati attraverso le reti sociali, allora si parla di numeri incalcolabili e in continua ascesa.

Per esempio – e senza avere la pretesa di essere esaustivi – partiamo dalla modalità di propagazione: si va dai negazionisti, che sostengono che il virus non si propaghi ma sarebbe prodotto dalle nostre stesse cellule come forma di protezione dai veleni, c’è invece chi afferma che il virus venga veicolato dalle nuove reti di comunicazione 5G. C’è poi chi sostiene che ci ammaliamo di polmonite da coronavirus perché il polmone è il bersaglio della paura, emozione naturalmente fomentata dai mezzi di comunicazione ufficiali. Ci sono, inoltre, gli eccessi di chi ha lanciato sui social la campagna #coronaviruschallenge seguita per lo più da giovanissimi, che invitava a leccare superfici di oggetti in luoghi pubblici in barba ai consigli sulla prevenzione da contatto. Ora un ragazzino americano che si era filmato mentre leccava un wc di un bagno pubblico è ricoverato per positività al Coronavirus.

Ma passiamo al grande classico, la cura miracolosa e a costo zero che “le case farmaceutiche non ci vorrebbero far sapere”: si va dalle inalazioni di vapore bollente ai gargarismi alla candeggina, all’assunzione di alcol etilico (che ha provocato decine e decine di morti in Iran) alle irrigazioni nasali saline, all’assunzione continua di acqua per lavare il virus. I cultori della medicina naturale, invece, inneggiano alle proprietà curative e risolutive di una miriade di spezie, alimenti e oli essenziali.

In molti di questi casi si parte da un fondo di verità. Per esempio, sono note le proprietà dell’aglio, dello zenzero, del tea tree oil; proprietà antimicrobiche, antiossidanti e immunomodulanti che, comunque in dosi opportune, possono essere prese in considerazione nella medicina preventiva. Ma occorre fare attenzione nel proporre tali prodotti come metodi di cura per questo virus.

È possibile anche imbattersi in medici, sedicenti scienziati, che vorrebbero risolvere tutto con mega dosaggi di vitamina D. In questo caso, sono note le proprietà benefiche a livello del sistema immunitario, ma non vi è alcuna prova scientifica che alte dosi di vitamina D siano curative per il Coronavirus. È bene ricordare che la miglior fonte di assunzione degli integratori è quella alimentare e che l’integrazione va eseguita in caso di verificata carenza o aumento del fabbisogno. C’è poi il complottista viaggiatore che scopre che in Italia non si commercializzano farmaci antivirali presenti in Russia o in Giappone, efficacissimi contro il nostro coronavirus, senza effetti collaterali seri.

Potremmo andare avanti così all’infinito… Meglio allora utilizzare un metodo di difesa per combattere per conto vostro questa dura battaglia informativa.

Facciamo un esempio: riceviamo un messaggio di testo o video dai risvolti etico/scientifici interessanti… Come si può capire se le informazioni contenute sono attendibili, in modo da avere poi il diritto di diffonderlo ai propri contatti?

1. Valutate l’identità di chi ha inviato il messaggio (ricordate, il complottismo fa parte delle compulsioni ossessive e la serialità è un must).

2. Una volta visionato il video/messaggio è importante notare se l’autore si presenta, lascia la firma oppure risulta essere anonimo con la scusa di rivelare teorie scomode alle lobbies; a tal riguardo, ricordo che se vengono esposte idee scientificamente corrette, a meno che non vi chiamiate Galileo Galilei, non si verrà mai perseguiti.

3. Cercate nello stesso web riscontri su fonti e cv dell’eventuale autore del video/messaggio e verificate l’eventuale appartenenza a enti di ricerca pubblici o privati.

4. Una volta stabilita l’autorevolezza della fonte, cercate sul web gli studi scientifici sull’argomento trattato. Sia che si tratti di un premio Nobel che di un ciarlatano, dobbiamo verificare la veridicità delle affermazioni con il metodo Ebv (Evidence Based Medicine). Si tratta del miglior metodo di valutazione a oggi presente per giudicare la validità di un’intuizione scientifica. Uno studio, prima di essere pubblicato, deve essere stato approvato da un comitato di esperti appartenente a una rivista scientifica. Comprendiamo l’autorevolezza di uno studio in base al posizionamento all’interno di una piramide. Se si posiziona alla base, stiamo parlando di uno studio di poco conto, via via che si sale le conclusioni diventano sempre più certe. Ecco, nel caso dell’emergenza che stiamo vivendo, studi estremamente attendibili non sono ancora comparsi.

Per esempio, il farmaco “anticoronavirus” usato in Giappone chiamato Avigan considerato efficace, secondo l’autore del video, al 95% ha ottenuto risultati discreti su pazienti quasi asintomatici e solo ai primi sintomi della malattia. Mentre non sono stati verificati i risultati sulla malattia complicata da polmonite, che è quello che interessa di più in campo clinico. Tra le righe, l’autore del video sosteneva che i giapponesi fossero tranquilli e sereni nelle piazze perché consapevoli di avere a disposizione questo farmaco. In realtà lo erano il giorno in cui era stato girato il video, perché nei giorni successivi il Giappone ha istituito un modello di chiusura “all’italiana”, fra quarantena e sospensione del comparto commerciale non essenziale.

Mark Zuckerberg alcuni giorni fa ha dichiarato che, se ci sarà un progressivo aumento di dati scambiati su Facebook e Whatsapp a livello globale, con il trend di crescita attuale, si rischia un black out dei servizi per sovraccarico della rete. Iniziamo a fare, già da oggi, la nostra parte, imparando a non condividere video e messaggi inutili e non verificati; non siamo tutti ricercatori e scienziati ma, con questi pochi trucchi suggeriti, avrete la possibilità di non essere complici di una ignoranza scientifica mai cosi pericolosa come in questa fase storica del nostro pianeta.

Il metodo scientifico è libero e aperto a tutti: chi ha una nuova idea, come un farmaco o un vaccino, non rilascia un’intervista su youtube o facebook ma scrive dati, riportando metodi usati e conclusioni con la medicina basata sull’evidenza.

Siamo impauriti certo, ma si può guardare con fiducia alla scienza e alla ricerca, magari cominciando a domandarci se non dovremmo farlo più spesso. Ha un costo, è vero, ma in questi momenti capiamo quanto sia ancor più costosa l’ignoranza.

Articolo scritto per il mensile Vita&Salute da Raniero Facchini, medico, Direttore della Fondazione Vita e Salute

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