Voglio aprire questo post ricordando la nobile figura di Nabil Khair, medico palestinese, vicepresidente dell’Associazione palestinese in Europa, morto sul lavoro come troppi altri suoi colleghi e infermieri mentre prestava generosamente la sua opera in Sardegna, dove risiedeva da tempo.

Si piangono in questi giorni tante vittime della pandemia. Persone anziane che costituivano la memoria vivente del nostro Paese e di altri, ma anche tanti giovani. A New York, nel centro del mondo capitalistico occidentale, si scavano le fosse comuni presto riempite da centinaia di corpi di persone, dimenticate e abbandonate da un sistema disumano.

E’ il momento del lutto e del dolore ma anche quello di cominciare a identificare le gravissime responsabilità di chi ha portato il nostro Paese e il suo sistema sanitario ad affrontare una micidiale pandemia in condizioni disastrose, dati i tagli in termini di personale, fondi, ospedali e posti-letto.

E’ il momento di fare emergere dalla clandestinità e del lavoro nero tutti coloro che fanno andare avanti il nostro Paese nelle difficili condizioni attuali. E’ il momento quindi di dare diritti ai braccianti, ai rider e di rilanciare con forza un’offensiva di tutto il mondo del lavoro che, come nel 1943 difese dai tedeschi le fabbriche abbandonate dagli industriali, oggi mette al centro della sua iniziativa il diritto alla salute di tutta la collettività contro la fretta irresponsabile di chi ancora una volta vuole anteporre i propri profitti alla difesa della vita umana. Bene fanno invece Papa Francesco e Beppe Grillo a rilanciare l’ipotesi di un reddito universale di base, da finanziare mediante un’idonea imposta patrimoniale.

E’ il momento di approfondire la lotta e l’iniziativa contro politiche europee neoliberiste ed ispirate esclusivamente agli interessi della finanza, che hanno trovato il loro principale portavoce nel premier olandese Mark Rutte, che si trova non a caso a capo di un Paese che è diventato il paradiso delle multinazionali e dell’elusione fiscale.

Bene ha fatto Giuseppe Conte a resistere alle pressioni di chi gli voleva imporre la firma di accordi che vanno nella direzione opposta agli interessi di tutta la popolazione europea, salvo un manipolo di redditieri parassitari. Occorre augurarsi che tenga salda la sua posizione e che l’Europa sia all’altezza dei compiti di intervento pubblico, nell’attuale situazione di emergenza ma anche oltre l’emergenza, procedendo, come chiediamo in un appello firmato da giuristi ed economisti, “immediatamente al finanziamento di politiche rivolte direttamente all’economia reale, innanzitutto mediante il sostegno diretto del reddito dei cittadini oggi in forte difficoltà e a tutte quelle attività che si muovono in modo inequivoco sul sentiero della tutela della salute in pericolo e della necessaria riconversione ecologica della società e dell’economia”.

E’ il momento di dissociarsi dalle sanzioni omicide e dalla guerre che l’amministrazione Trump, con l’appoggio dei principali governi europei, vuole portare avanti anche in questa situazione nella quale tutte le energie dovrebbero essere concentrate nella lotta al virus. Sanzioni e progetti di aggressione nei quali Trump persevera nei confronti di Venezuela, Cuba, Iran e altri, anche per distrarre l’opinione pubblica statunitense dalla catastrofe del sistema sociale e sanitario messa a nudo dalla pandemia.

E’ il momento della coesione e della solidarietà, specie nei confronti dei più deboli, come i migranti che non devono essere lasciati morire in mezzo al Mediterraneo. Le carceri sovraffollate vanno svuotate di coloro che sono colpevoli solo di reati bagattellari, come richiesto dal procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi.

E’ il momento del lutto, ma presto verrà quello della lotta e della giustizia. Non appena le condizioni sanitarie lo renderanno possibile, col superamento della quarantena le piazze dovranno tornare a riempirsi di masse di popolo unite su questi obiettivi.

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