L’ospedale di Cremona ha richiesto il supporto della Regione per sopperire alla mancanza di posti in terapia intensiva. Al momento si tratta di una delle strutture più sovraccaricate dal contagio di coronavirus nel Nord Italia: sono circa 50 i pazienti ricoverati in letti del reparto di Medicina e 91 i casi positivi, tutti facenti riferimento al focolaio di Codogno nel Lodigiano. Dall’inizio della crisi infatti, i pazienti della zona rossa sono stati dirottati sulle strutture di Cremona e Crema. Per questo ora, i dieci posti nel reparto di rianimazione di Cremona non sono più sufficienti e nella scorse ore ci sono stati quattro trasferimenti all’ospedale Niguarda di Milano. “C’è molta stanchezza, ma l’ospedale è pienamente sotto controllo”, commentano fonti sanitarie a ilfattoquotidiano.it. Una versione confermata anche dall’assessore al Welfare della Lombardia Giulio Gallera: nel corso della conferenza stampa del 27 febbraio, ha garantito che non c’è alcun allarme per quanto riguarda le disponibilità della terapia intensiva. “Sono circa 100 i posti liberi in Lombardia a oggi, assolutamente sufficienti”, ha detto. Poi intervistato da “Sono le 20“, il programma di Peter Gomez per il Nove, ha precisato: “La disponibilità lombarda è di 900 posti e possiamo approntarne altri 150. Ma questo è il motivo per cui dopo 4 giorni dall’insorgenza del primo caso positivo abbiamo condiviso con il governo delle misure un po’ dure, ma che avevano lo scopo di contenere il fenomeno. Proprio perché, se così non fosse, se non fossimo riusciti a limitarne la diffusione, rischiamo il collasso del sistema sanitario, sia come posti di terapia intensiva, sia come posti letto”.

I posti di terapia intensiva in Italia – In Lombardia sono 28 i casi attualmente in terapia intensiva (216 ospedalizzati), mentre in generale in Italia sono 56. Il numero totale di posti letto per la rianimazione nel Paese è di 5mila e 90 (8,42 per 100mila abitanti) e 1129 di terapia intensiva neonatale. E’ necessario tenere presente che quegli stessi posti servono anche per i pazienti di altre patologie e non possono essere considerati tutti disponibili. Secondo le stime di quanto avvenuto in Cina, circa il 5 per cento dei contagiati ha bisogno della terapia intensiva. In Italia finora la percentuale è leggermente più alta, ma i casi su cui fare l’analisi sono molto meno e quindi è presto per le valutazioni. Al momento, ripetono le autorità, non c’è un’emergenza per quanto riguarda i posti per la rianimazione.

Gli altri dati attualmente disponibili riguardano il Veneto: sono stati eseguiti 6mila tamponi, dei quali ne sono risultati 116 positivi, di cui 27 ricoverati (9 in terapia intensiva), due morti e due contagiati già dimessi. Per l’Emilia-Romagna ha parlato l’assessore alla Salute Sergio Venturi: “Non ci sono aggravamenti ad oggi, 36 sono ricoverati in reparti ordinari e sei in terapia intensiva. Nei primi giorni i casi erano stati molto meno di quelli che mi aspettavo. A differenza degli altri due focolai, noi abbiamo continuato con delle batterie di tamponi significative e probabilmente ci siamo adeguati un po’ più lentamente alle indicazioni dell’Istituto superiore di sanità”. In generale in Italia ci sono 3 posti letto ogni 1000 abitanti, contro la media europea di 5 su mille. In dieci anni sono stati tagliati 70mila posti.

Il caso di Cremona – L’ospedale di Cremona, spiegano, si appoggia anche sulla struttura di Casalmaggiore (4 posti di terapia intensiva) che però al momento viene tenuta per curare le emergenze non legate al coronavirus. In giornata è stato lo stesso sindaco di Cremona Gianluca Galimberti ad annunciare di aver scritto una lettera alla Regione per chiedere “maggiore attenzione al personale e sul materiale” disponibile per l’ospedale. In serata l’assessore Gallera ha cercato di ridimensionare l’emergenza: “Quella del coronavirus è una patologia che ha una grande diffusione”, ha spiegato Gallera, “non ha una grande virulenza ma che sulle persone di una certa età è particolarmente aggressiva”. Quello che sta succedendo “è che alcune di queste persone hanno degli aggravamenti quindi le persone che erano lì collocate e che si sono aggravate, alcune sono state portate in terapia intensiva a Milano. Ma erano già persone che erano in ospedale e già nella nostra contabilità”. Sul caso si è espresso anche il commissario Angelo Borrelli, durante la conferenza stampa nella sede della protezione civile: “La sanità è gestita a livello regionale, il nostro è un tavolo di supporto, a noi non è arrivata finora alcuna richiesta. Sicuramente le cose staranno come viene riferito. Ma rientra nella pianificazione dell’offerta ospedaliera, non c’è nessuna esigenza e nessun allarmismo particolare”.

Sulla situazione della struttura di Cremona, dopo le notizie allarmistiche della giornata, è intervenuto con una nota il direttore generale della Asst Giuseppe Rossi: “Se c’è qualcosa che il coronavirus ci sta insegnando, questa cosa riguarda in primis i professionisti della cura, la loro instancabile dedizione, i turni senza fine, il coraggio e la disponibilità ad oltranza”. Rossi ha quindi ringraziato “operatori sanitari, sociosanitari, tecnici e amministrativi” dell’azienda socio sanitaria territoriale”. “In meno di una settimana l’Ospedale di Cremona, il più coinvolto sino ad oggi nel nostro territorio, coadiuvato dall’Ospedale Oglio Po, ha saputo eliminare i confini fra reparti, équipe, specialità e diventare una cosa sola per accogliere, proteggere e assistere le persone”. Pur “non essendo mancate certo le tensioni, la stanchezza, il confronto. Ciò che non è mancato e non manca è il coraggio e la volontà dell’essere qui con il solo e incondizionato scopo della cura”.

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