La polizia ha realizzato una vasta operazione in provincia di Lecce, arrestando 68 persone e smantellando un’organizzazione criminale considerata un ramo della Sacra Corona Unita. 400 uomini delle forze dell’ordine hanno eseguito un’ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Lecce, su richiesta della locale direzione distrettuale antimafia. Sono 70 le persone indagate a vario titolo per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e violazione della legge sulle armi. Ma anche associazione finalizzata al traffico di droga ed esercizio aggravato e partecipazione al gioco d’azzardo.

Nel corso dell’operazione, chiamata “Final blow”, sono state sequestrate anche grandi quantità di droga ed è emerso il coinvolgimento di membri dell’organizzazione nell’attentato a un maresciallo dei carabinieri. L’investigazione è partita alla fine del 2017, dopo aver intercettato una lettera proveniente dal carcere il cui mittente è stato poi identificato nell’ergastolano Cristian Pepe, ed è durata oltre un anno. Il lavoro investigativo ha permesso di accertare la consolidata egemonia su Lecce del Clan Pepe, facente capo al capo storico Cristian Pepe e a al fratello, Antonio Pepe, noto con il soprannome di “Totti”. Le investigazioni hanno evidenziato come l’organizzazione criminale avesse ormai preso il controllo esclusivo, nella città di Lecce e in molti dei comuni prossimi al capoluogo, delle principali attività criminali attraverso la gestione di canali di approvvigionamento della droga, la successiva vendita al dettaglio, le estorsioni e il controllo del gioco d’azzardo.

L’indagine ha anche evidenziato il consolidato rapporto con le organizzazioni criminali di Brindisi. Per rafforzare il potere e rendere ancora più marcati i tratti identitari del Clan e dei suoi alleati i capi famiglia hanno associato nuovi adepti. Sono state captate attraverso le intercettazioni due affiliazioni con relativo rito che hanno permesso di accertare il permanere dei tratti caratteristici storici della Sacra Corona Unita.

Gli inquirenti hanno anche acquisito elementi relativi all’interesse del clan nella gestione delle bische clandestine e il tentativo, da parte del reggente “Totti”, di condizionare in suo favore addirittura i risultati di giochi gestiti dal monopolio di Stato. Le investigazioni hanno consentito inoltre di far luce sull’attentato incendiario avvenuto il 30 agosto 2017 ai danni del maresciallo comandante della stazione dei carabinieri di Surbo, avvenuto proprio per mano di membri della criminalità organizzata attivi nella zona. Infine, il clan ha tentato anche di influenzare l’operato di amministratori locali al fine di assicurarsi le autorizzazioni a organizzare eventi e spettacoli.

Articolo Precedente

Strage di Capaci, l’ex poliziotto indagato non risponde alle domande ma si limita a dire: “Quel giorno ero al corso di soprintendente”

next
Articolo Successivo

‘Ndrangheta, i voti delle cosche a politici di destra e sinistra. Così il sindaco arrestato voleva diventare leghista. Nelle carte anche il presunto ricatto “elettorale” all’ex governatore Scopelliti

next