È stato appena eletto consigliere regionale con oltre 8mila voti ed è già finito ai domiciliari. A meno di un mese dalle elezioni regionali del 26 gennaio è stato arrestato Domenico Creazzo, il sindaco di Sant’Eufemia candidato con Fratelli d’Italia. Il politico è uno dei 65 indagati arrestati stamattina all’alba nella maxi-operazione “Eyphemos” che ha interessato il locale di ‘ndrangheta di Sant’Eufemia D’Aspromonte, in provincia di Reggio Calabria.

Su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri, la squadra mobile ha eseguito 53 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip che ha, invece, disposto gli arresti domiciliari per altri 12 indagati. L’operazione, coordinata dal procuratore aggiunto Gaetano Paci e dal sostituto della Dda Giulia Pantano, ha riguardato i capi storici, i soggetti di vertice e gli affiliati di una pericolosa locale di ‘ndrangheta operante a Sant’Eufemia e collegata alla più nota cosca Alvaro di Sinopoli. La Dda di Reggio Calabria ha chiesto l’autorizzazione a procedere all’arresto del senatore di Forza Italia Marco Siclari, che dunque al momento risulta indagato. L’ipotesi di reato è scambio elettorale politico-mafioso. A mettere in contatto il parlamentare con Domenico Laurendi, esponente della cosca, sarebbe stato Giuseppe Galletta Antonio, medico ed ex consigliere provinciale di Forza Italia a Reggio Calabria.

Per tutti gli altri accuse contestate dalla Procura di Reggio vanno dall’associazione mafiosa ad altri reati in materia di armi e di sostanze stupefacenti. Ma anche estorsioni, favoreggiamento reale, violenza privata, violazioni in materia elettorale, aggravati dal ricorso al metodo mafioso e dalla finalità di aver agevolato la ‘ndrangheta. Nell’inchiesta sono coinvolti anche alcuni politici ai quali la Dda contesta lo scambio elettorale politico mafioso. È indagato anche il senatore di Forza Italia Marco Siclari, fratello del sindaco di Villa San Giovanni a dicembre coinvolto in un’altra indagine della Procura di Reggio Calabria. Nei confronti del senatore Siclari, la Dda ha chiesto al Parlamento l’autorizzazione a procedere.

Stando all’indagine, sarebbe stata accertata l’ingerenza della cosca nell’attività del Comune aspromontano. Tra gli arrestati, appunto, c’è il sindaco Domenico Creazzo fino a poco tempo fa vicino al centrosinistra (che lo ha sostenuto per la vicepresidenza dell’Ente Parco Nazionale d’Apromonte) e alle ultime regionali candidato con il partito di Giorgia Meloni. Per Creazzo l’accusa è di scambio elettorale politico-mafioso. Avrebbe coltivato e realizzato il progetto di candidarsi e vincere le elezioni regionali rivolgendosi alla ‘ndrangheta e in particolare a Domenico Laurendi. Il tramite sarebbe stato il fratello del consigliere regionale, Antonino Creazzo, in grado secondo gli inquirenti “di procacciare voti, in cambio di favori e utilità, grazie alle sue aderenze con figure apicali della cosca Alvaro e poi direttamente, al fine di sbaragliare gli avversari politici”.

Creazzo non è l’unico politico ad essere coinvolto nell’indagine antimafia. Secondo la Dda, la ‘ndrangheta è riuscita a collocare propri membri ai vertici del governo, dell’assemblea elettiva e all’interno degli apparati dell’amministrazione comunale di Sant’Eufemia d’Aspromonte. Con il ruolo di capo, promotore ed organizzatore dell’associazione mafiosa è stato arrestato il vicesindaco Cosimo Idà, artefice di diverse affiliazioni che avevano determinato un forte attrito con le altri componenti del locale di ‘ndrangheta eufemiese e l’alterazione degli equilibri nei rapporti di forza tra le varie fazioni interne allo stesso. Con la contestazione di partecipazione all’associazione mafiosa sono stati arrestati in esecuzione della misura cautelare della custodia in carcere il presidente del consiglio comunale Angelo Alati, quale mastro di giornata della cosca, il responsabile dell’ufficio tecnico ingegnere Domenico Luppino ritenuto referente della cosca in relazione agli appalti pubblici del Comune, e il consigliere di minoranza Dominique Forgione che aveva il compito di monitorare gli appalti del comune per consentire l’infiltrazione da parte delle imprese riconducibili alla cosca eufemiese.

L’operazione “Eyphemos” ha interessato anche il nord e il centro Italia. Oltre che in provincia di Reggio Calabria, infatti, numerosi arresti e perquisizioni sono stati eseguiti in Lombardia e in altre regioni. In particolare il blitz ha riguardato pure le zone di Milano, Bergamo, Novara, Lodi, Pavia, Ancona, Pesaro Urbino e Perugia. L’inchiesta ha confermato come la cosca Sinopoli abbia allungato da tempo i suoi tentacoli in Lombardia, nel pavese, nonché in Australia dove è presente un locale di ‘ndrangheta, dipendente direttamente dalla casa-madre calabrese degli Alvaro.

Dalle indagini della squadra mobile è emerso che gli esponenti di vertice del locale di Sant’Eufemia d’Aspromonte sedevano ai tavoli in cui venivano prese decisioni importanti che riguardavano il locale australiano. Alcuni di essi si erano perfino recati in passato in Australia per risolvere controversie legate alla spoliazione di un sodale che venne sanzionato per una trascuranza ma non espulso dai ranghi della ‘ndrangheta. L’inchiesta ha consentito gli investigatori, guidati da Francesco Rattà, di monitorare alcuni summit durante i quali gli indagati facevano riferimento alle cariche e ai gradi della ‘ndrangheta (come la “santa”, “camorrista”, “vangelista”, “sgarrista”, “capo locale”, “contabile”), alle cerimonie, alla formazione di un banconuovo, alla creazione di un nuovo locale a Sant’Eufemia d’Aspromonte con l’auspicata legittimazione del Crimine di Polsi e l’indipendenza dagli Alvaro che, tuttavia, continuano a controllare il paese limitrofo.

Secondo la Dda, la ‘ndrangheta eufemiese appare antica e moderna al tempo stesso, ancorata a vecchi rituali ma fortemente protesa a radicarsi sempre più nel settore socio-economico ed imprenditoriale, anche attraverso un’oculata attività di infiltrazione negli apparati. Durante le indagini la squadra mobile ha rinvenuto numerose pistole e fucili. Dalle intercettazioni, inoltre, gli indagati facevano riferimento a un bazooka e alla fabbricazione di un ordigno esplosivo commissionato dai boss Gallico. Una bomba ad alto potenziale che sarebbe servita a distruggere o danneggiare gravemente l’abitazione storica della famiglia mafiosa di Palmi, confiscata e destinata ad ospitare la nuova sede del commissariato di polizia.

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Catania, arrestate 23 persone per 23 omicidi di mafia commessi fino al 2007

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