Mi chiamo Alberto e sono un dipendente Air Italy, ancora per poco!

Quella che vi sto per raccontare è una storia triste, quella della mia azienda, nata nel 1963 per coronare il sogno di un Principe innamorato della Sardegna. Per tanti anni, prima Alisarda e poi Meridiana, hanno vissuto i fasti di un’era dove la Costa Smeralda era terra vergine di conquista e bastava rimboccarsi tutti insieme le maniche per avere successo.

Nel 2000 lasciai la mia Cagliari alla volta di Olbia per entrare in Meridiana dal portone del call center. Non fu facile ma dopo svariati contratti a termine, al tempo il posto fisso era un miraggio, nel 2007 ottenni l’assunzione a tempo indeterminato. Un sogno che culminò nel 2009 quando mi diedero la possibilità di occuparmi della mia passione: l’e-commerce. Purtroppo iniziavano anche gli anni della crisi, dalle consuete blande minacce di chiusura si passò alle minacce vere, più concrete. Ciò nonostante ci furono le acquisizioni di ben due compagnie aeree, anch’esse traballanti e decisamente con i conti in rosso, ancora devo capirne il perché.

È proprio il caso di dire che venti anni sono “volati” e con essi son volati via anche i gloriosi MD80, che sembravano la nostra rovina ma che per ironia della sorte abbiamo tanto rimpianto quando i bellissimi Boeing 737Max sono stati aggrediti dalla sfiga nera dei cieli. Storia che ormai un po’ tutti conoscono.

Il mercato negli anni ha iniziato a farsi più duro per tante compagnie, ma noi avevamo il nostro fortino, i voli sulla Sardegna e sulla Sicilia, che portavano cash flow e permettevano di sondare al contempo qualche nuovo mercato.

Arriva Qatar Airways, circa due anni fa ormai. I salvatori della patria, quelli che sanno come creare compagnie aeree di successo… in altri mercati e contesti ben lontani dall’Europa! Grandi proclami: “Diventeremo la prima compagnia aerea d’Italia!”, “arriveremo ad assumere 10.000 dipendenti in cinque anni!”. Ed io ho voluto crederci, sperando che facessero almeno la metà di quanto dichiarato, non che avessi molta scelta ma ho deciso di sposare la causa e darci dentro. Un bel reset di tutto ciò che era stato prima e via a rimboccarci le maniche! Tra tante belle promesse puntualmente disattese, meritocrazia più latitante dell’Uomo Invisibile e un brand nuovo di pacca davvero ben luccicante, ci ritroviamo molto velocemente a dilapidare un patrimonio grazie a svariati voli in perdita alla conquista degli Stati Uniti D’America (Chicago cancellato prima della partenza), l’India (annunciata, posticipata e cancellata un mese e mezzo dopo la partenza), la Thailandia, il Canada, la Cina (mai pervenuta, però abbiamo fatto davvero un bel sito in lingua dedicata!). Lamezia Terme, una rara perla del nulla più assoluto.

Nel frattempo lasciamo pure la Sardegna perché non fa mica parte dei nostri nuovi piani! E visto che ci siamo, quei tizi che lavorano su quell’isola associamoli al pacchetto Continuità Territoriale, come se lavorassero solo per quei voli e cerchiamo di trasferirli a Malpensa.

Poi un bel giorno apro il sito, il nostro sito che io e il grandioso team di cui faccio parte abbiamo cacciato il sangue per vedere crescere, ma non va più. Qualcuno ha impostato un messaggio che siamo in liquidazione. “No, ma tranquilli è in bonis, vi pagano tutto, poteva andare peggio!”. Ma ne avranno parlato con le istituzioni prima? Con i sindacati? Ottenuto ammortizzatori sociali? In Italia si usa così. Ma no, al grande capo non piacciono i sindacati, è decisamente poco avvezzo. È ora di chiudere. 1400 famiglie nel panico con solo la prospettiva della Naspi (850 euro per max due anni) poi il nulla.

Un vero disastro occupazionale! Amici che piangono per i corridoi, perché magari marito e moglie lavorano in azienda e hanno due figli e un mutuo. Altre compagnie aeree che cavalcano l’onda per farsi pubblicità, istituzioni tramortite che escono dai sarcofagi, sindacati che incassano un gol in netto fuorigioco senza possibilità di intervento del Var. Ma come ci sono arrivato a questo punto!? Ho sempre fatto il mio lavoro onestamente con tanto impegno e professionalità. Quando non sapevo fare qualcosa imparavo dai colleghi, esempio di professionalità e di conoscenza del settore.

Poi tutti assieme abbiamo unito i cocci e ci siamo fatti un bel report, di quelli che piacciono tanto ai capi: la gestione di quelli che dovevano essere i più bravi non ha tenuto conto del mercato e passivamente non ha fatto alcuna azione per cambiare questo stato di cose. Abbiamo abbandonato le rotte storiche sulla Sardegna e sulla Sicilia, mercati su cui ora delle altre compagnie aeree prosperano con ottimi profitti.

Un piano industriale velleitario e mai calato nei numeri e nel dettaglio, ma piuttosto declinato a semplice propaganda; scelta di un management totalmente inadeguato e inconsistente, incapace di gestire un business così complesso ma al contrario abile a guadagnarci in termini personali; introducendo persino il germe della discordia interna fin dai primi passi del progetto, attraverso il folle intento di svuotare la base e gli uffici sardi in favore di quelli lombardi.

Dopo i grandi proclami la stessa Qatar Airways e Akfed, ora ritengono che Air Italy non sia più una realtà appetibile e quindi l’unica soluzione trovata è stata la chiusura, veloce e per loro indolore. Basta, fuori dalle scatole! Non considerando che con queste modalità dittatoriali e monocratiche avrebbero tagliato fuori 1400 famiglie dagli ammortizzatori sociali. I danni diretti e indiretti in caso di chiusura di Air Italy sarebbero ingenti, oltre ai 1400 dipendenti, ci sono da calcolare anche quelli provocati all’indotto e quindi ai territori in cui Air Italy operava.

Ora mi trovo a sperare e a cercare di spronare il nostro territorio che ci sostenga attivamente perché i danni sarebbero spaventosi: cali drastici dei consumi, per fare alcuni esempi, il mercato immobiliare ne sarebbe pesantemente condizionato. Così anche le palestre, i ristoranti, i meccanici, i supermercati (quelli già in crisi, poi andremo a combattere anche per loro se ci resterà sangue nelle vene). Sì perché molti di noi, se non la gran parte se ne andranno, perché se Air Italy chiudesse non credo che ci sarebbe possibile trovare un posto di lavoro equivalente e ci vedremmo costretti ad abbandonare la nostra amata Sardegna. Accrescere per decenni la tua professionalità in un ambito molto specifico fa sì che il tuo mercato sia altrove. La Sardegna si svuoterà di professionalità importanti e chi dei colleghi deciderà di rimanere dovrà concorrere in uno scenario di occupazione che ben conosciamo, senza poter sfruttare l’arma del proprio know-how. E non manderà di sicuro il curriculum alla Moby, ma non vorrei spoilerare il prossimo capitolo!

L’unico e solo futuro possibile è la rimessa in campo di Air Italy. Una compagnia aerea che ha sempre retto sul mercato da oltre 50 anni. Nonostante si sia dovuto competere in uno scenario dove i principali competitor sono stati sovvenzionati ora dallo Stato ora dagli aeroporti!

Per il momento questo è un finale di una storia triste, ma ci sono ancora i tempi e i modi per dare un futuro a queste famiglie. Perché così dobbiamo essere visti, non siamo dei numeri e non possiamo essere tagliati assieme ad un budget mal investito per colpe dello stesso investitore. Ed io vorrei essere visto come quel ragazzo di venticinque anni un po’ cresciuto che nel 2000 arrivava ad Olbia per fare la vera risorsa umana e portare beneficio ad un territorio a cui ho dato tanto.

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