Da oggi si potrà donare il proprio corpo, dopo la morte, per finalità di studio, formazione e ricerca scientifica. La commissione Affari sociali della Camera infatti ha dato oggi il via libera definitivo alla legge Sileri, la cosiddetta “legge post-mortem”, in materia di disposizione del proprio corpo e dei tessuti dopo la morte. Il testo, proposto in Senato su iniziativa del sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri del Movimento 5Stelle, è stato definitivamente approvato a Montecitorio all’unanimità.

Fino a questo momento, la donazione dei singoli organi alla ricerca era possibile a patto che venissero espiantati poco dopo la morte accertata, senza seguire le procedure tecniche e normative previste per il trapianto. Per la donazione del cadavere invece era sufficiente la volontà del donatore – espressa nel testamento – e che non vi fossero interessi giudiziari sul corpo, come ad esempio l’autopsia. Per colmare questa lacuna, dal 2014 si sono susseguite numerose iniziative parlamentari sollecitate da istituzioni scientifiche, universitarie e associative, che lamentavano la mancanza di cadaveri su cui i giovani chirurghi potessero esercitarsi. Un disegno di legge che si era reso necessario, perché la normativa vigente non era “del tutto chiara né esaustiva – si spiega nel testo del ddl – perché non disciplina né il percorso della donazione dal donatore alla struttura fruitrice, né la salvaguardia del principio dell’autodeterminazione e delle modalità attuative fino al momento del decesso”. Con la legge approvata oggi la donazione del proprio corpo e dei tessuti potrà essere fatta con una dichiarazione di consenso, sotto forma di atto pubblico o scrittura privata autenticata, utilizzando il sistema informativo già in vigore per la donazione degli organi.

“Quello compiuto dalla legge – spiega Vito De Filippo, capogruppo di Italia Viva in Commissione Affari sociali della Camera – è un passo significativo per il sistema medico e scientifico, che permetterà alla ricerca di allargare il suo campo di applicazione e anche i suoi avanzamenti. Inoltre offre agli aspiranti medici un decisivo strumento di formazione, nel rispetto della volontà del ‘donatore’ che potrà esprimere il proprio consenso”. Nel 2015 infatti la Società italiana di neurochirurgia (Sinch) aveva denunciato la mancanza di cadaveri su cui potersi esercitare. I cosiddetti “preparati anatomici” cioè specifiche parti di cadavere, dovevano essere importati dall’estero, spesso con alti costi: una testa, insieme alla colonna vertebrale, può costare anche 10mila euro. Tanto che molti chirurghi italiani sono andati a fare pratica in Francia, Germania, Austria. Soldi che avrebbero potuto essere risparmiati con la donazione del corpo per fini scientifici e didattici, finora poco usata: solo a Torino la donazione è in media una l’anno.

“Oggi la scienza, la ricerca ed i giovani medici hanno un’arma in più – ha commentato Domenica Castellone di M5S – Da oggi per i chirurghi sarà possibile fare molta più pratica ed i pazienti avranno medici sempre più preparati”. L’approvazione ha ricevuto il plauso di tutte le forze politiche: “Ci sono volute quasi due legislature – ha commentato Elena Carnevali, capogruppo Pd in commissione Affari Sociali alla Camera – Ora è necessario che si compia un lavoro di promozione dell’informazione e della conoscenza di questa legge. Abbiamo bisogno di un’alleanza tra istituzioni e professionisti perché vi sia la consapevolezza diffusa che il dono del corpo e dei tessuti per questi fini è un gesto che permette la crescita della ricerca e della formazione di tanti futuri professionisti”. Per il deputato di Forza Italia Andrea Mandelli è una legge “volta a sanare un vulnus legislativo, consentendo finalmente lo sviluppo della ricerca e dello studio in ambito sanitario”.

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