Il M5s non è nato e non morirà con Luigi di Maio. Luigi ha traghettato il Movimento a una fase adulta, raggiungendo un risultato storico, impensabile nonostante ogni santo giorno tutto il pensiero unico del main stream abbia vomitato ogni tipo di nefandezza su un esperimento che non ha equivalenze nelle democrazie occidentali. Un Movimento di semplici cittadini con la fedina penale pulita che ha costretto altre forze politiche a confrontarsi su temi quali la legalità, l’uguaglianza e l’ambiente.

La macchina mediatica, dopo averci ignorato, quando ha inteso che nulla avrebbe potuto fermare tale novità culturale e politica, a reti unificate ha fatto partire un mantra che poco alla volta si è insidiato anche al nostro interno, un tarlo malvagio che sta corrodendo la nostra forza politica. Eppure, in meno di due anni abbiamo votato provvedimenti per noi storici, che senza di noi mai sarebbero stati nemmeno ipotizzati dai politici di professione. Penso al tanto vituperato Reddito di Cittadinanza che ha dato ossigeno a 2 milioni e mezzo di persone, al decreto dignità, a Quota 100, all’aver rimborsato i truffati delle banche, l’aiuto per gli asili nido, lo stop alle trivelle, al taglio dei parlamentari, alla fine dei vitalizi, allo stop della prescrizione, all’aver fermato l’aumento dell’Iva che sarebbe scattato per colpa di Salvini.

Nonostante risultati epocali quali la diminuzione del tasso di povertà del 60%, l’occupazione al 59,4% (record storico dal 1977), la tempesta mediatica continua sempre più forte. Luigi di Maio, in questi anni è stato il parafulmine, l’agnello sacrificale. Un ragazzo perbene, che per ben due volte, per coerenza, ha rinunciato a essere presidente del Consiglio; un unicum nella storia politica italiana. Eppure, proprio dal suo interno il canto malefico si è alzato forte, un canto a più voci in cui si sono intonati quelli che un tempo venivano definiti “utili idioti” e a cui si sono aggiunti anche soggetti in malafede che hanno usato il M5s solo per proprio egocentrismo. Il vero tradimento è stato cedere a quel coro mediatico, farsi suo cantore invece di restare uniti e raccontare la rivoluzione che stiamo realizzando. Il vero tradimento è stato svolto da coloro che sanno perfettamente che, per via di una legge elettorale appositamente scritta, non governiamo da soli e che un cambiamento radicale non può avvenire in 18 mesi. Eppure, nonostante tale consapevolezza, i giudizi sono partiti come fendenti.

Dopo 10 anni è evidente che serve un pit stop. Una sosta da cui ripartire già dopo gli Stati Generali di marzo. A primavera il M5s rinascerà, però è indispensabile potare già da oggi quei rami secchi che non permettono di far nascere nuovi germogli. Oggi serve nuova linfa, servono nuove forze. In questi ultimi due anni lo sto ripetendo senza sosta: bisogna curare e coinvolgere di più i territori, le tante energie che chiedono di partecipare, ora con i facilitatori si inaugura una fase fondamentale. Ma non è sufficiente, serve anche cambiare approccio, serve più umiltà, disponibilità e collegialità.

Io non ho mai perso il contatto con i tanti attivisti che in questi anni hanno dato un pezzo della loro vita per questo sogno, loro sono stati emarginati. Ma occorrono anche cambiamenti più strutturali, è indispensabile anche che parte dei 107 milioni di euro che sono stati raccolti con i tagli degli stipendi, siano adoperati per creare luoghi di incontro nelle varie provincie dove ci si possa aggregare ed essere anche visibili ai cittadini. Serve ramificarsi, altrimenti le elezioni locali saranno sempre uno stillicidio. Bisogna garantire un supporto legale ai tanti consiglieri comunali che sui territori si battono contro piccole e grandi lobby locali. Ma soprattutto è indispensabile tornare a fare comunità; guardarsi negli occhi e non tramite uno schermo o peggio comunicando attraverso quelle trappole mediatiche che sono le chat di Whatsapp.

A marzo si discuterà della collocazione politica che deve assumere il Movimento. Io credo che la nostra novità sia sempre stata il volare sopra le anacronistiche separazioni tra destra e sinistra. La vera scelta di campo è quella di avversare il neoliberismo, cioè quel progetto di società che ha mercificato e privatizzato tutto, compreso le nostre vite. Tuttavia, io reputo che con la Lega il Movimento non debba e non possa mai più relazionarsi, una destra becera che semina paura e diffidenza e che si erige a paladina di un finto sovranismo avvinto a potenze straniere e multinazionali.

Noi siamo altro e ce ne faremo una ragione se parte di italiani ottunderati da decenni di disinformazione, preferiranno votare un cialtrone che per bieco consenso elettorale citofona mettendo alla berlina un giovane cittadino italiano di origini tunisine, accusandolo ingiustamente di essere uno spacciatore, ce ne faremo una ragione se preferiranno un partito pieno di condannati e inquisiti e che deve 49 milioni al popolo italiano mentre noi ne abbiamo restituiti 107. Ce ne faremo una ragione se preferiranno forze politiche come quella della Meloni che ha votato le peggiori porcate che hanno disintegrato eticamente ed economicamente questo Paese. Noi andremo avanti perché siamo convinti che la gran parte degli italiani meriti molto di più e nessuna propaganda potrà occultare per sempre quei risultati che realizzeremo in questa legislatura. Noi non dobbiamo e possiamo mollare perché siamo dalla parte giusta della storia.

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