“Buttare fuori i giornalisti dipendenti e sostituirli con i precari a 2 euro a pezzo non fa bene alla democrazia: i co.co.co. sono i riders della nostra categoria”. Minaccia lo sciopero generale, il segretario generale Raffaele Lorusso, quando in piazza del Pantheon a Roma prende la parola alla manifestazione convocata dal sindacato unitario dei giornalisti contro le ultime misure introdotte dal governo che investono la categoria.

Nella Manovra è spuntato l’ennesimo finanziamento di centinaia di prepensionamenti, in cambio del “2×1”: due redattori licenziati per l’assunzione di una qualsiasi figura lavorativa. E scatta la protesta, alla quale hanno aderito anche numerosi presidenti delle altre casse previdenziali professionali, dai biologi agli avvocati. “L’Inpgi sta per compiere 100 anni e vorremmo arrivarci”, sbotta la presidente dell’Istituto di previdenza dei giornalisti, Marina Macelloni. “I costi della crisi dell’informazione sono stati scaricati da editori grandi e piccoli sull’Inpgi – spiega a Ilfattoquotidiano.it – ma non siamo più in grado di sostenerli senza un allargamento della platea degli iscritti, come del resto già prevede il decreto Milleproroghe ma solo dal 2023″.

Nel 2020 sono previsti 120 prepensionamenti e 230 nel 2021. “Il problema per noi – segnala Macelloni facendo qualche calcolo – è che 127 pensioni anticipate di 5 anni, rispetto alla scadenza anagrafica ordinaria dei 67 anni, vogliono dire 4,5 milioni in meno di contributi per le nostre casse”. Un bilancio in profondo rosso da tempo, quello dell’Inpgi. Secondo l’ultimo bilancio di assestamento il 2019 sarà il nono anno di fila con un risultato della gestione previdenziale e assistenziale in perdita: meno 169,14 milioni di euro. È il saldo peggiore nella storia dell’istituto.

Nel 2018 era stato negativo per -147,65 milioni, nel 2017 per -134,04 milioni. Il bilancio di assestamento è solo una stima calcolata sui primi otto mesi dell’anno. Per avere i conti veri dovremo aspettare l’aprile 2020 mentre l’anno nuovo si aprirebbe con una nuova voragine nei conti. In attesa di qualche miglioramento, a questo punto imprevedibile visto l’andazzo, l’ultima stesura della manovra ha prorogato lo scudo anti-commissariamento dell’ente dal 31 dicembre al prossimo 30 giugno. Troppo poco, dice il presidente dell’Fnsi, Beppe Giulietti.

“Chiediamo al presidente del Consiglio Conte di aprire immediatamente due tavoli, uno per la riforma dell’Inpgi per allargare la base contributiva e l’altro, strettamente collegato, per riformare l’editoria e creare nuovo lavoro fondato sull’equo compenso e la lotta al precariato”, scandisce Giulietti ricordando al governo “se il capo dello Stato ha finora ripetuto 15 volte che l’articolo 21 della Costituzione (sulla libertà di stampa, ndr) è l’architrave dell’ordinamento democratico un significato lo avrà”.

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