Il direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, nel corso di Dimartedì (La7), spiega l’inchiesta relativa alla Fondazione Open di Matteo Renzi: “Il punto è che tutti possono finanziare i partiti, avendone anche sgravi fiscali, purché lo dichiarino e purché i partiti che ricevano quei finanziamenti inseriscano i nomi dei finanziatori in un apposito registro del Parlamento. La fondazione diventa uno schermo che con la scusa della privacy consente di coprire i nomi dei finanziatori che non vogliono comparire. E questa è già un’anomalia e non un reato”.

Travaglio continua: “L’ipotesi su cui si indaga è che ci siano dei finanziatori di una fondazione che hanno ottenuto dei favori in termini di norme, emendamenti, commi, codicilli, per le proprie aziende. Se poi quel tizio che riceve un favore, finanzia pure il partito che gli ha fatto quel favore, quello, che sia finanziamento registrato oppure occulto, sempre tangente è. Stupirsi perché c’è una indagine mi sembra stupefacente”.

E chiosa: “Renzi dice che ha rispettato le regole che riguardano la fondazione? Come diceva Rino Formica, ai tempi del partito socialista, il convento è povero e i frati sono ricchi. Negli anni in cui Renzi era segretario del Pd e in cui i finanziamenti, anziché al partito, andavano alla fondazione, il Pd metteva in cassa integrazione i dipendenti e chiudeva l’Unità. Che la fondazione fosse una struttura parallela a quella del partito è un dato di fatto. Quello di cui Renzi non vuole parlare e su cui non risponde è il fatto che ci sono alcuni finanziatori della fondazione renziana che hanno ricevuto delle norme a vantaggio delle proprie aziende. Le leggi non si comprano, le leggi non si pagano, le leggi si fanno gratis”.

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